Come si sviluppa una Riserva della Biosfera

Come si sviluppa una Riserva della Biosfera
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Come è noto il 19 giugno 2019 l’Unesco ha proclamato Riserva della Biosfera MaB (Man and Biosphere) quell’area di 250 km che è il Po Grande, sul cui percorso, che parte da Piacenza, si trovano 3 regioni, Lombardia Emilia-Romagna e Veneto, e 85 Comuni. E proprio a Piacenza si è svolto il primo atto del programma Po Grande, l’insediamento dell’Assemblea dei Sindaci, nel luglio scorso. E a settembre invece verranno nominati gli organi di governo per la programmazione degli investimenti futuri.

Ma cosa significa essere Riserva della Biosfera Mab? Proviamo a rispondere non prima di aver ricordato che lungo il Grande Fiume si trovano già altre due Riserve Unesco, l’Area della biosfera Monviso e l’Area del Delta, dove nasce e dove sfocia il Po.

Nato nel 1971, il Programma Mab viene rivoluzionato nel 1995 a seguito della Conferenza Internazionale delle Riserve della Biosfera tenutasi a Siviglia, in cui di decide di puntare l’attenzione più sulle Riserve della Biosfera, attenuando l’interesse per gli ecosistemi urbani.

In quella sede venne adottata la cosiddetta Strategia di Siviglia, volta ad attribuire un ruolo più incisivo alle Riserve della Biosfera e il relativo “Quadro statutario” di riferimento che stabilisce le condizioni per il funzionamento della relativa Rete Globale. Tre le condizioni:

  • conservazione, per preservare le risorse genetiche, le specie, gli ecosistemi e i paesaggi;
  • sviluppo, per incoraggiare uno sviluppo economico e umano sostenibile;
  • supporto logistico, per sostenere e incoraggiare le attività di ricerca, educazione, formazione e monitoraggio continuo, in relazione con le attività di interesse locale, nazionale e globale, volte alla conservazione e allo sviluppo sostenibile.

Per sviluppare questi punti, la Strategia individua per ogni Riserva tre zone:

  • una o più aree centrali che godano di una protezione a lungo termine e che permettano di conservare la diversità biologica, di monitorare gli ecosistemi meno perturbati, e di condurre ricerche e altre attività a basso impatto (per esempio, la formazione);
  • una zona tampone, ben identificata, che circondi o confini con le aree centrali, utilizzata per le attività ecologicamente compatibili, compresa l’educazione ambientale, l’ecoturismo e la ricerca;
  • una zona di transizione che possa includere una serie di attività agricole e di insediamenti umani in cui vi sia cooperazione tra i soggetti territoriali interessati per utilizzare e sviluppare in maniera sostenibile le risorse locali.

Lungo queste direttrici sono chiamati a lavorare l’Assemblea dei Sindaci e gli organi di prossima nomina.

Foto di Beppe Bolchi per l'Autorità di Bacino del Po

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