Scontro tra Regione e aziende energetiche

A2a più di 50 milioni di debiti da pagare a Palazzo Lombardia

Ulteriori ritardi potrebbero portare alla crisi del sistema produttivo valtellinese.

A2a più di 50 milioni di debiti da pagare a Palazzo Lombardia
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Come ben documentato su Centro Valle, il settimanale della Valtellina e della Valchiavenna in edicola sabato 8 marzo, tiene banco e indigna la vicenda dei canoni aggiuntivi che i produttori di energia elettrica devono alla Regione. Oltre 50 milioni non negoziabili nell'obbligo di pagamento. Perché sanciti da sentenze che non ammettono distinguo, mentre sull'entità definitiva si attende il parere del perito nominato dal Tribunale Superiore delle Acque. E il conto potrebbe crescere, visto che in Emilia Romagna e Friuli è più salato.

Il quadro della situazione

Quel che preme osservare, al di là degli aspetti giuridici, è che siamo davanti a un malvezzo tipico della politica italiana nella quale si fa largo un termine “responsabile” di disastri nella pubblica amministrazione. La proroga, cioè la madre dei ritardi, dei rinvii, del provvisorio che diventa permanente, un tarlo che si insinua nei gangli della burocrazia e trasforma i cittadini in vittime.

La “vexata” quaestio si trascina da tempo immemorabile in Valtellina e Valchiavenna. Terra prediletta dalla natura benigna, che ha regalato fonti energetiche come fossero pepite d’oro da destinare al benessere della comunità, al suo sviluppo e alla sua crescita. Il “braccino corto” delle aziende produttrici, la mancanza di una sensibilità sociale, la giungla di leggi e leggine rischiano di trasformare una formidabile risorsa in fascicoli tribunalizi. Laddove i commi vengono agitati per guadagnare quattrini, come ostacoli al flusso “naturale” dei canoni per i quali la Regione ora ha presentato il conto.

La posizione di A2a e delle aziende produttrici

E’ illusorio pensare che il Covid renderà migliore la società, come documenta questo amaro capitolo, dimostrando che anche quando “carta canta” si preferisce il ricorso alla carta bollata. Se A2A la fa da padrona (il caso coinvolge anche Edison), dall’alto della sua posizione di forza, provi a dimostrarsi all’altezza del ruolo, perché è davvero poco encomiabile constatare che dovrà pagare in virtù delle ingiunzioni per non aver versato, dopo la proroga, una parte dei canoni in virtù di un vecchio beneficio. Che, però, è scaduto insieme alle concessioni. Nessun moralismo, che non ci appartiene, ma un soprassalto di etica non guasterebbe.

L'attesa e il rischio del "milleproroghe"

In attesa, come ha confermato l’assessore regionale Massimo Sertori, che entro giugno arrivi l’energia gratis per i territori che ospitano le centrali, a beneficio di ospedali, Rsa, scuole, sport. L’occasione è utile per capire che la ripresa, o meglio la rinascita, reclama scelte e comportamenti coraggiosi e solidali, specie quando si pretende il giusto e non si questua un obolo.

C’è un provvedimento che il parlamento ogni anno deve “smazzarsi”, simbolo della politica delle Calende greche e del compromesso. Si chiama “milleproroghe” e a noi viene in mente che la gente delle nostre valli non merita di condividerne né lo spirito, né l’etimologia. Perché di proroga alle nostre latitudini si conosce solo quella che prolunga l’orario di lavoro e fa del sacrificio un motore per migliorare le condizioni di vita delle famiglie.

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