60 persone coinvolte

Facevano passare i figli per migranti non accompagnati per farli mantenere dal Comune: che truffa

Un vero e proprio schema criminale, rodato da anni, in cui i bimbi altro non erano che un'entrata mensile fissa, contro la loro volontà.

Facevano passare i figli per migranti non accompagnati per farli mantenere dal Comune: che truffa
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Una vicenda venuta a galla in seguito a un'indagine congiunta della Polizia locale di Torino e il dipartimento di Polizia Ferroviaria che ha portato smantellare una vera e propria truffa ordita a danno del welfare: un gruppo di migranti faceva mantenere i propri figli al Comune di Torino fingendo di averli abbandonati.

Minori in finto stato di abbandono a carico del Comune

Come spiega Prima Torino la truffa si basava sullo spacciare per abbandonati i figli di alcuni migranti. Lo schema seguito era sempre lo stesso: i minori giungevano in Italia accompagnati, generalmente, da un genitore. Una volta raggiunto il capoluogo piemontese, venivano ospitati un paio di giorni da parenti o amici, conoscitori del territorio, che li accompagnavano poi nei pressi di un Ufficio di Polizia (in pochi casi direttamente al Comune di Torino). Nello specifico l’accompagnatore - seguendo a distanza il minore, magari fingendo di essere impegnato in una conversazione telefonica - indicava la strada per raggiungere l’Ufficio di Polizia, salvo poi allontanarsi indifferente una volta che il bambino era stato preso in carico dagli agenti. Di qui il successivo inserimento nei programmi di assistenza del Comune, sostenuti fino alla maggiore età dall’Ufficio Minori Stranieri del Comune di Torino. Un’accoglienza che prevede vitto e alloggio gratis, nonché servizi di supporto per garantire al meglio l’interesse del minore a partire dall’avviamento scolastico. Il costo del mantenimento di ogni singolo minore è di circa 3mila euro mensili, esclusi i costi secondari e/o imprevisti.

Sgominato il traffico

Le immagini delle telecamere di sicurezza della stazione ferroviaria di Torino Porta Nuova si sono rivelate fondamentali per gli investigatori. Da una parte i minorenni, di età generalmente compresa tra i 15 e i 17 anni (ma vi sono stati casi di bambini), talvolta spinti dai genitori a raggiungere l’Italia anche se non erano d'accordo. Dall’altra la rete di complici costituita principalmente da parenti già accolti in Italia da qualche tempo. I figli entravano in Italia attraverso la frontiera marittima di Brindisi, Bari, Ancona o Venezia; dalla frontiera aerea di Genova e di Malpensa; infine ancora, dalla frontiera terrestre di Trieste secondo un piano criminoso ben architettato.

Un caso esemplare

Fra le varie storie è significativa quella di Ahmed (nome di fantasia), giunto in Italia nel 2019 all’età di 15 anni, da Trieste su un autobus. Ahmed si presenta alla Polfer come minore non accompagnato. Un vero e proprio "caso-scuola" per capire la truffa. Dalle immagini di videosorveglianza si vede che il ragazzino viene indirizzato da due soggetti che gli mostrano la strada. Ahmed voleva però tornare in Albania quanto prima, dicendo chiaramente che in Italia non si trovava bene. Successivamente è stato messo in atto il suo rimpatrio assistito, coinvolgendo le assistenti sociali dell’Ufficio Stranieri del Comune di Torino.

In tutto erano ben 60 i componenti del sodalizio criminale, che facevano mantenere figli al Comune, che dovranno rispondere dei reati di truffa ai danni dello Stato, di favoreggiamento dell'immigrazione e di falsa testimonianza.

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