Due volte vittima

Si è tolto la vita nel Centro per il rimpatrio di Torino il migrante brutalmente picchiato a Ventimiglia

Nessun supporto psicologico: la Procura apre un'inchiesta. Il questore di Imperia Pietro Milione aveva applicato la linea dura nei confronti degli aggressori.

Si è tolto la vita nel Centro per il rimpatrio di Torino il migrante brutalmente picchiato a Ventimiglia
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Aveva solo 23 anni Musa Balde e arrivava dalla Guinea. La sua vita è rimasta spezzata nel Centro per il rimpatrio di Torino: si è impiccato con un lenzuolo nella notte tra sabato 22 e domenica 23 maggio 2021.

Era arrivato a Torino dopo esser rimasto vittima di un pestaggio di gruppo a Ventimiglia da parte di tre uomini subito identificati dalla Polizia.

Il trasferimento al Cpr di Torino per il rimpatrio

L’aggressione, a Ventimiglia, in strada era avvenuta lo scorso 9 maggio 2021. Un brutale pestaggio, con bastoni e spranghe. Un’aggressione da parte di  tre uomini che lo accusavano di aver rubato un telefonino. Dopo l’episodio, Musa era finito in ospedale con una prognosi di 10 giorni. Una volta dimesso, il trasferimento al Cpr di Torino per il rimpatrio, in quanto non in regola sul territorio nazionale. Ma all’interno del centro le sue condizioni fisiche e psicologiche sono peggiorate fino al tragico epilogo. 

Il suo avvocato, Gianluca Vitale, lo aveva descritto stanco, provato e presumibilmente anche depresso. Non riusciva a comprendere il perché si trovasse lì. E forse, è stato proprio il trauma dell’aggressione da cui non si era ripreso, a farlo sprofondare nell’angoscia fino al gesto estremo.

Nessun supporto psicologico: la Procura apre un'inchiesta

Musa Balde, era in Italia da cinque anni, e sperava di riuscire a superare il confine per raggiungere la Francia. Si arrangiava con piccoli lavoretti saltuari e sognava un futuro migliore. La polizia di Imperia ha impiegato poco a individuare le tre persone che lo avevano preso a bastonate. Lo avevano accusato di aver rubato un telefonino, ma lui si è sempre detto innocente.

La procura di Torino ha avviato una serie di accertamenti sul caso. Il ragazzo era stato rinchiuso nella struttura di corso Brunelleschi perché non risultava in regola con i documenti e risultava già espulso.

"A quanto mi risulta su Musa non è stato attivato nessun sostegno di natura psicologica", ha dichiarato Gian Luca Vitale, l'avvocato che seguiva il suo caso.

Il video del pestaggio di gruppo a Ventimiglia

Un filmato davvero agghiacciante. Quattro contro uno, botte, sprangate. Vittima della violenza di gruppo uno straniero nella polveriera di Ventimiglia, al confine tra Liguria e Francia, sovente problematico crocevia dei flussi migratori in cui la convivenza spesso è difficile e le tensioni raggiungono il limite.

Finora è stata divulgata solo la versione degli aggressori, secondo cui non ci sarebbe un motivo razziale alla base della brutalità messa in atto: i due agrigentini di 28 e 39 anni e un calabrese di 44 anni (il quarto uomo nel filmato è ancora da identificare) avrebbero reagito al tentativo di furto di un cellulare da parte del migrante in un vicino supermercato. La vittima ha sostenuto d'esser stata picchiata senza motivo mentre chiedeva l'elemosina.

Xenofobia o meno, quanto accaduto al 23enne della Guinea è stato in ogni caso duramente stigmatizzato, racconta Prima la Riviera, dal questore di Imperia Pietro Milione, che alla luce della particolare efferatezza dell'episodio, ha applicato la linea dura nei confronti degli aggressori.

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