Test sierologici

Caso Diasorin-San Matteo, i messaggi nel telefono di Fontana tra le carte della Finanza

Copiato anche il contenuto del telefono del suo capo segreteria. Entrambi restano non indagati.

Caso Diasorin-San Matteo, i messaggi nel telefono di Fontana tra le carte della Finanza
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Proseguono le indagini della Guardia di Finanza di Pavia sul “caso Diasorin-San Matteo” che vede indagati i vertici dell’IRCCS San Matteo di Pavia e quelli della multinazionale farmaceutica con sede all’Insubria BioPark di Gerenzano. e tra le carte delle fiamme gialle fanno la comparsa anche i messaggi nel telefono di Attilio Fontana. L’avvocato del Presidente di Regione Lombardia (non indagato) lamenta però “evidenti criticità di carattere costituzionale“.

Caso Diasorin-San Matteo

Da Prima Pavia

Le Fiamme Gialle si sono presentate ieri mattina, 23 settembre 2020, a casa di Attilio Fontana. Lo scopo? Acquisire ulteriori elementi che permettessero di far luce sul “caso Diasorin-San Matteo” che da mesi agita la politica lombarda. Caso che non vede indagato il Presidente lombardo, ma i vertici del San Matteo di Pavia e della Diasorin. I finanzieri non hanno sequestrato nulla a Fontana ma hanno acquisito copia forense del contenuto del suo cellulare e in particolare dei messaggi contenuti.

La stessa operazione è stata eseguita sul telefono di Giulia Martinelli (anche lei non indagata), responsabile della segreteria del Presidente ed ex compagna del leader della Lega Matteo Salvini.

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I sospetti dei pm

La Guardia di Finanza pavese sta cercando di ricostruire tutto l’iter dell’affidamento da parte della Regione a Diasorin del contratto per la fornitura di test sierologici. Test all’epoca risultati dalle analisi eseguite dal San Matteo i più attendibili sul mercato, come più volte dichiarato sia da Fontana sia dall’assessore al Welfare Giulio Gallera, e sviluppati proprio grazie a un accordo fra la multinazionale e il San Matteo. L’accordo, siglato senza alcuna procedura di gara,  prevedeva anche una cessione al Policlinico pavese di una quota parte dei proventi dalla vendita dei test fuori dalla Lombardia.

Accordo "viziato"

Su tutta la vicenda, hanno scritto i pm nel decreto di perquisizione, si rileva infatti che “la scelta operata dal policlinico San Matteo di procedere a un accordo diretto con Diasorin, tra i tanti operanti sul mercato, è apparsa subito viziata da un evidente conflitto d’interessi in capo al professor Fausto Baldanti, che ricopriva contemporaneamente il ruolo di responsabile scientifico del progetto di collaborazione Fondazione San Matteo e Diasorin e la carica di membro del Gruppo di lavoro del Consiglio superiore di sanità presso il ministero della Salute competente per la valutazione del test”.

Secondo la tesi, l’accordo avrebbe impedito l’accesso alla strumentazione e al supporto scientifico dell’IRCCS San Matteo ad altri competitor, “sottratti alla destinazione pubblica per il soddisfacimento di interessi privatistici che restavano nell’esclusiva titolarità di privati, anziché dell’Ente che aveva finanziato la ricerca”.

Ma le acquisizioni dei messaggi di Fontana e Martinelli potrebbero essere legate anche al “filone” dell’indagine sui legami politici della vicenda, che puntano dritto all’Insubria BioPark e al suo direttore generale Andrea Gambini, già commissario del Carroccio a Varese.

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Legale Fontana: "Criticità di carattere costituzionale"

Il legale del Presidente di Regione Lombardia, Iacopo Pensa ha dichiarato che al "Presidente Fontana non è stato sequestrato nulla, ma è stata effettuata copia del contenuto del cellulare", rilevando però che "è grave che la perquisizione sia avvenuta con modalità non pertinenti alle finalità dell'operazione, con un decreto non circostanziato ma applicabile a chiunque e con evidenti criticità di carattere costituzionale" vista la presenza nel cellulare di conversazioni di carattere istituzionale. L'avvocato di Fontana sta infatti valutando l'opportunità di impugnare il provvedimento facendo ricorso al Riesame.

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