Grazie al Decreto Rilancio

Come ristrutturare casa gratis con l'Ecobonus

Il provvedimento diventerà legge a luglio, intanto impariamo cosa sono Ecobonus 110%, Bonus facciate e Sisma Bonus.

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Uno sguardo a tutto tondo ai bonus per la ristrutturazione della casa svincolati dal Governo Conte durante la pandemia anche con l'obiettivo di far ripartire l'economia e in particolare il settore edilizio.

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Come ristrutturare casa gratis

Dal "verde" alle modalità possibili per abbattere l'inquinamento, dai Btp Italia che hanno riscosso un notevole successo in tutta Italia, ai "bonus" che saltano fuori come funghi, il Governo sta attuando numerose misure per far ripartire l'economia del paese verso la "Fase3" post-epidemia da coronavirus.

Nel "Decreto Rilancio" c'è un tassello molto importante che riguarda le nostre case: dal 1° luglio – e fino al 31 dicembre 2021 – c'è la possibilità di ristrutturare la propria abitazione praticamente in maniera gratuita con l' "Ecobonus", perché comunque dovrà essere incentivato il risparmio energetico, stanziato al 110%. Un modo per far ripartire il mondo che gravita intorno al mattone.
E' opportuno, però, fare una breve carrellata su come muoversi all'interno di questa selva di decreti, scritti nero su bianco da pochi giorni sulla Gazzetta Ufficiale.

Come aderire allo sconto totale

Si potrà accedere all'Ecobonus 110% se si appronteranno lavori sulla propria abitazione relativi ad efficienza energetica, misure antisismiche, recupero o restauro della facciata degli edifici esistenti (col bonus facciate), installazione di impianti solari fotovoltaici, installazione di colonnine per la ricarica di veicoli elettrici.

In questo modo si potrà avere l'utilizzo diretto della detrazione di imposta sia sul credito d'imposta che un contributo sottoforma di sconto sul dovuto che potrà essere al massimo sull'importo della spesa fatturata.

Come comportarsi con le facciate

In questo campo bisogna muoversi attentamente fra le varie norme per non cadere in errore: l'agevolazione al 90% riguarda tutti i contribuenti e tutti gli edifici ubicati in zona A o B mentre per quello al 110% i limiti sono molto stringenti.

I "requisiti minimi" che ancora non sono operativi: l'installazione di impianti fotovoltaici ed eventuali relativi sistemi di accumulo (qui l'agevolazione è totale) col miglioramento di almeno due classi energetiche qualora non sia possibile arrivare alla classe più alta.

Senza queste specifiche non si può arrivare al superbonus e, perché ci siano ampie possibilità di accoglimento, bisogna che nell'abitazione sia già presente un impianto di riscaldamento.

Le novità per il fotovoltaico

Da qui non si esce: per beneficiare del "superbonus" c'è da passare dal fotovoltaico oppure addentrarsi nel "sisma-bonus".

A livello energetico, con la detrazione Irpef ed Ires del 110% sul risparmio "qualificato", bisogna puntare alla sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale esistenti e sull'isolamento termico. In questi casi gli interventi che possono beneficiare del bonus arrivano fino ad una spesa massima di 30mila euro.

Sul fotovoltaico, invece, non si sgarra: già era presente la detrazione al 50% che ora sale al 110% con un limite di spesa di 48mila euro o, comunque, di 2.400 euro per ogni kW di potenza nominale che poi viene ripartito in cinque quote annuali.

Con una prerogativa: l'intervento "gratis" scatta se, insieme, si passa al risparmio energetico "qualificato" o al sisma-bonus.

Cos'è il sisma-bonus?

Si rimane nella traccia già presente per precedenti interventi con forti agevolazioni per quegli edifici che si trovano in zone sismiche 1, 2 e 3 con l'aggiunta che, adesso, la detrazione spettante passa al 110%.

Gli sgravi fiscali, pertanto, riguardano gli interventi antisismici per mettere in sicurezza statica edifici abitativi delle tre zone sopradette fino ad un massimale di 96mila euro per unità immobiliare per ciascun anno (si prendono in considerazione le procedure autorizzate dopo il 1° gennaio 2017).

Ma questa detrazione altissima, a differenza del passato, si applica anche in favore di acquirenti di nuove abitazioni relativi a ricostruzione di edifici demoliti per ridurne il rischio sismico. Tutte misure che possono essere adottate nei condomìni e da persone fisiche che detengono unità immobiliari al di fuori dell'esercizio di attività di impresa mentre, al momento, non è ancora chiaro se possa essere applicabile anche per stabili produttivi.

L'amministratore, al centro di tutto

Molte delle misure della maxi-detrazione riguardano i condomìni e, di conseguenza, è fondamentale il ruolo dell'amministratore che dovrà convocare quanto prima una assemblea per illustrare le possibilità da perseguire ed attivarsi quanto prima per capire come affidare, ed a chi, i lavori di ristrutturazione. Questa operazione, inoltre, consente di aggirare un problema notevole ovvero chi, all'interno dello stesso condominio, non aveva liquidità a sufficienza fra inquilini e proprietari per aderire a lavori di miglioramento infrastrutturale. Adesso però si volta pagina col credito d'imposta o lo sconto in fattura che vale per tutti i lavori e, altro scrupolo in più, ci sarà da far rispettare (con aggravio costi) tutte le norme di sicurezza anti coronavirus.

Il momento delle grandi ristrutturazioni sembra davvero essere arrivato e potrebbe essere una occasione, per molti, da cogliere al volo per dare una svecchiata alla propria abitazione e renderla più sicura a costo zero.

ECCO COSA NE PENSA UN AMMINISTRATORE:

"Siamo solo al decreto legge - ha spiegato Fabio Cintolesi - eppure l’interesse c’è, eccome. Addirittura, non da quando è uscito il decreto ma da quando ne è stato fatto l’annuncio dal Presidente Giuseppe Conte: nonostante non ci fosse nulla di definito (come del resto non c’è ancora) ho ricevuto in pochi giorni decine e decine di telefonate da persone interessate a ristrutturare in modo da poter prendere il bonus del 110%, ma non solo. Sono arrivate anche chiamate da tecnici del settore, come geometri, che si sono proposti. Insomma l’attenzione è stata altissima, soprattutto nei primi giorni.

Quello che ho ripetuto a tutti è: attenzione e calma visto che è tutto in divenire. C’è un decreto legge di 464 pagine, che scade tra cinque mesi, e deve essere convertito in legge e poi devono arrivare i decreti attuativi. Insomma dal mio punto di vista ancora non siamo a nulla. Un decreto effettivamente annunciato in pompa magna che ha scaturito molto interesse questo sì, ma poi per adesso finisce qui. Secondo me non se ne parlerà per bene fino a luglio ma forse anche fino ad agosto.

Per ora sappiamo solo che per avere l’ecobonus bisogna fare tali miglioramenti alla casa da arrivare a una classe energetica di due categorie superiori a quella attuale ma non viene specificato con quali modalità: c’è da lavorare sugli infissi? Oppure va fatto anche il cappotto? Si possono fare interventi sul tetto? Rimangono molte di più le domande che le risposte senza contare il fatto che magari si arriverà a luglio ed il decreto viene cambiato perché non ci sono le coperture finanziarie per renderlo attuabile. Si rischia che diventi come il bonus facciate dello scorso anno: non conosco nemmeno una sola persona che lo abbia fatto".

Le ditte di impiantistica

E COSA NE PENSANO DUE ARTIGIANI:

"Per ora ci stiamo ancora organizzando ma bisognerà aspettare che il decreto diventi attuativo – ha spiegato Andrea Paoli della Quarrata Impianti – cioè il mese di luglio. Per ora non è ancora diventato legge e ci sono delle difficoltà nel poter ottenere i rimborsi: infatti bisogna migliorare la classe energetica dell’edificio di due classi e non funziona per tutti nello stesso modo. Inoltre il 100% verrà reso ma in cinque anni. Molti si stanno già informando ma purtroppo per ora possiamo solo dire di aspettare che diventi attuativo".

"Non ci possiamo muovere in questo senso finché il decreto non sarà più chiaro, per ora c’è una grande confusione – ha affermato Tiziano Innocenti, titolare della Innocenti Silvano Snc – Ad ora, si potrebbe ricevere il bonus per la ristrutturazione solo con un miglioramento di due classi energetiche e quindi si tratterebbe di investimenti molto grandi da fare. Più semplice sarà, invece, ricevere il bonus per il fotovoltaico, perché è una fonte di energia rinnovabile. Il vero problema sarà la cessione del credito, punto sul quale il decreto non è stato chiaro e che dovrà essere certamente riaffrontato prima che diventi attuativo. Noi ci adatteremo alle norme ma abbiamo bisogno che i lavori che facciamo vengano pagati e quindi lo Stato dovrà regolarizzare anche la cessione del credito a terze parti. Ho parlato anche con le banche e mi hanno confermato che per ora nemmeno loro sanno come muoversi".

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