Operazione nostalgia per la "Molteni Arcore": ritorna per aiutare i ciclisti in difficoltà
Mario e Pierangela Molteni danno vita alla fondazione «Ambrogio Molteni»
Operazione nostalgia: a volte ritornano. Ma questa volta non sulle strade gloriose del Giro d’Italia, del Tour de France, della Milano-Sanremo o della Parigi-Roubaix. Ma attraverso una neonata fondazione che aiuta i ciclisti caduti in disgrazia.
Non potrebbe esserci rinascita per un marchio che ha rappresentato, in Italia e nel mondo, la squadra di ciclismo Molteni, che ha portato anche il nome di Arcore alla ribalta internazionale, ribattezzandola come capitale mondiale del ciclismo. E l'epicentro si trovava nella frazione La Cà di Arcore, negli stabilimenti di via Monte Cervino, dove il salumificio produceva insaccati per tutto il mondo.
Basta la parola Molteni per rievocare tante vittorie
Basta la parola, per chi ama o ha amato il ciclismo: una grandissima squadra, la maglia, color camoscio, del più forte campione di tutti i tempi, Eddy Merckx, ma anche di nomi entrati nella storia tricolore del ciclismo. I colori Molteni, aldilà di Merckx, si legano a campioni del calibro di Rudy Altig, Gianni Motta, Michele Dancelli, Marino Basso e Davide Boifava.
Un omaggio speciale per Mark Cavendish da parte di Mario Molteni: la mitica maglia camoscio-blu - (Credits: Matthew Lawson)
La storia gloriosa
E' come un mondo scomparso quando la «Molteni», azienda di insaccati, si ritirò dalle competizioni nel 1976, dopo avere vinto con i suoi ciclisti ben 663 gare. Ora la squadra fondata nel 1958 da Pietro e Renato Molteni, al tempo in cui non rappresentava soltanto uno sponsor ma era parte viva del progetto che aveva Arcore come epicentro, allenata da Renato e più tardi da Ambrogio, ex corridore professionista e figlio di Pietro, ritorna in pista.
Un progetto affascinante
E lo fa con un progetto affascinante e tutto nuovo che nasce da una idea di Mario Molteni e della sorella Pierangela
Molteni e rinasce come "Fondazione Ambrogio Molteni".
Era proprio Ambrogio il "patron" per eccellenza. Il primo vero "Cavaliere" dello sport. Di quelli di una volta: travolti più dalla passione generosa per lo sport, il ciclismo in questo caso, che dai calcoli interessati che regolano oggi il freddo mondo della sponsorizzazione. Una mano sul cuore, la passione per la bici, un’altra sul portafoglio a "sostenere" campioni di ogni nazionalità.
Un progetto unico
Un progetto, dicevamo, che ha lo scopo di aiutare gli ex-ciclisti in difficoltà. Un progetto di solidarietà a favore degli eroi sfortunati della bicicletta. L'operazione non ha alcuna finalità commerciale, né prelude a nuove sponsorizzazioni da parte della famiglia Molteni nel mondo sportivo.
La presentazione del progetto è avvenuta come se fosse un sorpresa della macchina del tempo, dopo oltre quarant’anni, quasi per incanto la scorsa settimana, al "Queen Elisabeth Olympic Park", con l’inizio della "Sei Giorni di Londra".
Mario Molteni (centro) con Adam Blythe (sinistra) e Jon Dibben (destra), la coppia che ha riportato la mitica maglia Molteni in pista alla 6 Giorni di Londra - (Credits: Matthew Lawson)
Un brand conosciuto in tutto il mondo
Nel corso della kermesse sportiva due coppie di atleti hanno riportato alla memoria degli sportivi il brand dell’azienda alimentare che aveva la sua sede in via Monte Cervino nella frazione La Cà di Arcore.
La scelta della «Sei Giorni di Londra», per questo «revival», non è casuale, trattandosi di un grande evento internazionale nel Paese che più di ogni altro nell’ultimo decennio si è imposto alla ribalta dello sport ciclistico.
Il sogno di Mario e Pierangela
"Il gruppo Molteni ha ricevuto tanto dal mondo del ciclismo e io e mia sorella avvertiamo che è arrivato il momento giusto nel quale sentiamo il bisogno di ridare qualcosa del tanto che abbiamo ricevuto e lo vogliamo fare attraverso questa fondazione - ha spiegato Mario Molteni, intervistato nei giorni scorsi dal Giornale di Vimercate - In tutto lo sport non è raro incontrare storie molto amare di protagonisti caduti in disgrazia a causa di disavventure, scelte sbagliate o ogni altro tipo di circostanza; il ciclismo non fa eccezione in tal senso, talvolta anche per le conseguenze di gravi episodi traumatici in corsa o in allenamento. Il nome della nostra famiglia ha significato molto nel ciclismo e noi vogliamo appunto ricordare nostro padre impegnandoci nell’attivare un circuito virtuoso che possa portare sollievo ai protagonisti meno fortunati del nostro sport".
Un marchio rispolverato
Rispolverare il marchio e l'immagine di Molteni, rimanendo fedeli alla grafica ed ai colori di allora, è funzionale a dare un senso storico all’impegno che la famiglia Molteni intende portare avanti nel ciclismo. Ecco perché alla «Sei Giorni di Londra» il marchio «Molteni» è apparso sulle maglie iridate della coppia tedesca formata da Roger Kluge e Theo Reinhardt, campioni del mondo di Madison. Viceversa la coppia britannica composta da Adam Blythe e Jon Dibben indossa proprio la gloriosa maglia della formazione «Molteni» con l’inconfondibile color camoscio che Ambrogio Molteni scelse per la sua squadra ispirandosi ai camion che trasportavano i prodotti alimentari dell’azienda.
"Non rientriamo nel mondo delle gare"
"Non è assolutamente nostra intenzione rientrare nel mondo del ciclismo come sponsor di squadra - ha continuato Mario Molteni, oggi manager del gruppo Sal Milano che ha sede a Casatenovo - Ma l’importante era chiudere un cerchio e onorare al meglio gli insegnamenti e il ricordo vivo di papà Ambrogio che sarebbe orgoglioso di questa nostra decisione. Se il marchio Molteni è diventato famoso in tutto il mondo è solo merito suo".
Un palmares di vittorie unico al mondo
E a suggellare quello che è stato un capitolo glorioso del mondo imprenditoriale arcorese sono i successi ottenuti dallo squadrone.
La Molteni è stata di fatto il primo grande team internazionale nel ciclismo professionistico del dopoguerra sia per la durata di permanenza del marchio sulle maglie dei corridori (18 anni, dal 1958 al 1976), sia per l’impressionante quantità di successi conquistati, ben 663. Grazie alle stagioni da dominatore di Eddy Merckx, che ha indossato la maglia Molteni per sei anni, dal 1971 al 1976, conseguendo lui soltanto 246 vittorie e di molti altri grandi campioni quali Rudy Altig, Gianni Motta, Michele Dancelli, Marino Basso, i colori della «Molteni» si sono imposti praticamente su ogni traguardo. Un sommario consuntivo parla di otto vittorie finali nei grandi giri con 102 successi di tappa, 23 campionati nazionali e 15 classiche, 3 campionati del mondo, un record dell’ora con Merckx nel 1972.
"Il Sciur Ambroeus" sarà contento
Il "Sciur Ambroeus” godeva come un bimbo dopo ogni vittoria della sua squadra. In verità gode anche un bimbo che oggi è cresciuto e si chiama Mario. È lo stesso che a Londra, insieme alla sorella Mariangela, ha dato vita ad un sogno. Gli occhi sono lucidi e sognanti, esattamente come allora. La mente vola ai trionfi del passato. E il tempo si ferma: è tornata la Molteni.
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