Desio, testimonianza

Dopo il coronavirus non si regge in piedi ma non ha diritto alla riabilitazione

"Sono tornato a casa su una carrozzina e adesso non ho diritto all'assistenza".

Dopo il coronavirus non si regge in piedi ma non ha diritto alla riabilitazione
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Dopo il coronavirus non si regge in piedi ma per la sanità pubblica non ha diritto alla riabilitazione. Non è finita la battaglia di Giuseppe Montaperto, desiano del Comitato di quartiere di San Giorgio.

In ospedale era stato dodici giorni in terapia intensiva

E' tornato a casa dopo un mese di ricovero e dodici giorni in terapia intensiva. Dopo le settimane in ospedale, però, per il recupero non ha avuto aiuto e si è dovuto rivolgere privatamente a un fisioterapista. Giuseppe Montaperto, 59 anni, si sente abbandonato. "Sono tornato a casa su una carrozzina, non riuscivo a stare in piedi" racconta. Dopo due tamponi negativi è stato dimesso. "Mi sono rivolto al mio medico di base e a decine di strutture, la risposta è stata la stessa. Io non avevo diritto all'assistenza per la riabilitazione, diverso sarebbe stato se fossi ancora positivo. Fa niente se non sono in grado di uscire di casa da solo".

Per il recupero "mi sono dovuto arrangiare"

"Mi hanno praticamente detto di arrangiarmi - prosegue - L’unica alternativa è stata quella di rivolgersi al privato». Dovrà quindi pensare in proprio alle spese. «Il percorso è lungo; fortunatamente io mi posso permettere di pagare un fisioterapista privato, ma chi non può, cosa fa? E più si aspetta a intervenire, più sarà difficile recuperare».

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