La Procura di Milano chiede il fallimento di Pedemontana
Decisiva la data del 24 luglio per il futuro dell'autostrada
La Procura di Milano chiede al giudice il fallimento di Pedemontana. La società dichiara che i soldi ci sono, ma intanto è fissata la data del 24 luglio per capire se l'autostrada avrà un futuro. I problemi di bilancio sono sempre stati il nodo fondamentale, che da tempo sta bloccando la prosecuzione dell'opera. Lo stesso Antonio Di Pietro, presidente dimissionario, presentando il bilancio del 2016 aveva evidenziato i rischi incombenti. «Qualora entro il 31 gennaio del 2018 - aveva rimarcato – non intervenga la proroga del prestito ponte, non sarà possibile assicurare la continuità aziendale». E il ministro Graziano Del Rio, che a Monza aveva incontrato i sindaci, aveva ribadito che "il governo non ci metterà più neppure un euro".
Servono finanziatori
I cantieri dell’opera da 4 miliardi e mezzo si sono fermati per il momento in Brianza, dopo il taglio del nastro del tratto Lomazzo-Lentate e dello svincolo di Lazzate. Per proseguire e completare l'opera, arrivando sino alla Bergamasca, servono tre miliardi di euro. Occorrono finanziatori, che per il momento non ci sono . Si sperava di guadagnare tempo arrivando sino al 31 gennaio 2018 per riuscire a trovare una soluzione e qualcuno che iniettasse denaro per poter proseguire l'opera, ora, però, la richiesta della Procura ha messo ancora più in crisi l'opera.
Corbetta (M5S): "Da tre anni lo diciamo e nessuno ci ascolta"
"Sono almeno tre anni e mezzo, dai tempi della nostra prima mozione su Pedemontana in Consiglio Regionale, che parliamo della crisi finanziaria della società, purtroppo totalmente inascoltati da parte della giunta regionale - così Gianmarco Corbetta - Nemmeno le banche credono più nella redditività di Pedemontana". E punta il dito: "Le responsabilità di Maroni sono gravissime: ha difeso l'indifendibile, tappandosi gli occhi di fronte all'evidenza e appoggiando ideologicamente l'ennesima opera inutile e devastante per il territorio. Si prenda finalmente atto che non esistono alternative allo stop di Pedemontana e si punti finalmente sul potenziamento del trasporto pubblico e della rete stradale ordinaria esistente. Finiamola una buona volta con questa farsa". Il consigliere regionale Stefano Buffagni del M5S Lombardia su Facebook affonda: "I mirabolanti ricavi previsti sulla carta si sono rivelati una bolla di sapone: ora si lavori per ripristinare la legalità riducendo al minimo gli impatti economici delle casse pubbliche che vanno preservate".
Ricchiuti: "Ora si deve mettere fine all'opera"
“Finalmente potremo mettere fine alla brutta storia di Pedemontana, l’opera tanto voluta dalla destra lombarda fallita ancora prima che si concludesse!" il commento della senatrice Lucrezia Ricchiuti (Articolo Uno-MDP). Solo poche settimane fa, era stata proprio lei a riaccendere i riflettori su Pedemontana, chiedendo a gran voce trasparenza sui conti e una seria valutazione sulle concrete possibilità che l’opera potesse essere completata. “Non so proprio con quale coraggio i vertici della società e i rappresentanti politici di Regione Lombardia possano dirsi sorpresi di questo procedimento – ricorda Ricchiuti – Il pubblico ha già messo a disposizione molte risorse economiche perché i privati potessero investire, ma questo non è servito perché l’opera è nata vecchia e non rappresenta un investimento attrattivo”.
Legambiente: "Chi pagherà i danni?"
«E adesso chi pagherà per i danni ambientali severissimi di un inutile e costoso serpentone autostradale che ha cancellato centinaia di ettari di foreste e di campi coltivati, sconvolto l’idrologia, consumato suolo a dismisura senza alcun bilanciamento tra costi per l’ambiente e benefici per la mobilità? A chi chiederemo conto delle drammatiche perdite subite dal paesaggio dell’Alta Lombardia per questo inutile ecomostro?» domanda polemicamente Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia, associazione impegnata in prima fila nel contrastare il consumo di suolo e l’inquinamento da traffico.