L'Avis provinciale resiste, nonostante il Covid
Calate le donazioni, ma molti giovani si sono avvicinati all'Associazione.
L'Avis provinciale resiste, nonostante il Covid. Nell'assemblea annuale relativa al 2019, celebrata in ritardo proprio a causa della pandemia, è stato fatto il punto della situazione.
L'Avis provinciale resiste, nonostante il Covid
Si è celebrata sabato scorso la dodicesima assemblea dell'Avis provinciale Monza e Brianza. Si sarebbe dovuta svolgere presso il teatro “Il Centro” di Desio la scorsa primavera, prima rinviata e poi annullata perché in piena pandemia.
Quella di sabato è stata un’assemblea atipica, perché on line. A fare il bilancio del 2019, è stato il presidente Gianluigi Molinari, che ha ricordato i festeggiamenti del decimo anniversario di fondazione di Avis provinciale Monza e Brianza, che hanno portato, in occasione dell’Assemblea annuale tenutasi a Giussano nel mese di marzo, alla “reunion” dei dirigenti fondatori e dei collaboratori che hanno sostenuto l’Associazione in questo decennio.
Per sottolineare l'importante traguardo Avis Provinciale Monza e Brianza aveva poi ospitato anche l’Assemblea regionale a Monza.
Il punto sulle donazioni
L’Assemblea annuale è anche il momento in cui tracciare un bilancio delle donazioni. Il 2019 ha evidenziato una riduzione di soci, donatori e collaboratori (-480) e di donazioni (- 1.276), i donatori attivi sono stati 23.257 di cui 15.254 uomini e 8.003 donne, che hanno consentito la raccolta di 41.914 sacche di sangue intero, plasma e piastrine.
Quasi duemila, per l’esattezza 1.950 i nuovi iscritti, di cui 1028 uomini e 922 donne. La fascia d’età più rappresentata è quella compresa tra i 46 e i 55 anni che raggiunge il 20% tra gli uomini e il 30% tra le donne. A seguire: uomini e donne di età compresa tra i 35 e i 45 anni che rappresentano rispettivamente il 17 e il 25 per cento delle donazioni complessive.
Il punto del presidente
"Durante il periodo del lockdown – ha sottolineato il presidente Molinari – i donatori hanno risposto molto bene ai nostri appelli per donare sangue. In un primo momento si è registrata ovviamente una flessione, perché i donatori avevano timore a recarsi negli ospedali impegnati nell’affrontare l’emergenza. Di qui i nostri appelli a livello provinciale e regionale. Agli appelli gli avisini hanno risposto egregiamente, e mi sento in dovere di ringraziarli. Ad un certo punto abbiamo dovuto anche frenare le donazioni per evitare lo spreco di sacche di sangue dal momento che gli ospedali, nel frattempo avevano fortemente limitato tutti gli altri interventi".
"Se non ci fosse stato Avis – ha sottolineato Oscar Bianchi, presidente Avis Regionale – il sistema sanitario lombardo sarebbe andato ancor più in difficoltà. Questo lo dobbiamo ribadire con forza".
"Ad oggi – ha concluso Molinari – le donazioni si attestano su un 30 per cento in meno, un calo dovuto alle restrizioni numeriche di accesso imposte dal rispetto delle norme anti Covid, gli appelli dei mesi scorsi, al contrario, hanno avuto molta presa sui giovani e ci fa capire che la strada per la sensibilizzazione deve viaggiare sempre più attraverso anche i canali social che utilizzano i donatori del domani".
E' stato infatti significativo incremento di nuovi iscritti tra i giovani, nella fascia d’età compresa tra i 18 e i 35 anni, "il che vuol dire un ottimo potenziale per gli anni futuri che lascia ben sperare".