“La sfida dei prossimi anni: un sistema agricolo più sostenibile a ogni livello”
Fabio Rolfi, assessore regionale all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi Verdi, sostiene la nostra iniziativa "Facciamo l'orto in casa".
«La nostra agricoltura è reduce da un’operazione ristoro alla lombarda: concreta, rapida ed efficace. Ma il futuro passa per l’innovazione e città capaci di produrre cibo, non solo consumarlo».
L’agricoltura lombarda prova a rialzare la testa dopo gli urti della pandemia. Mantiene i nervi saldi l’assessore regionale all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi Verdi Fabio Rolfi, al timone di un settore nevralgico per la ripartenza.
“Un sistema agricolo più sostenibile a ogni livello”
Settore, quello agricolo, che ne è uscito martoriato dalle chiusure di bar e ristoranti, vale a dire i suoi principali sbocchi per definizione, ma che al contempo riserva prospettive migliori di quelle attuali. Mentre continuano le iniezioni di liquidità alle imprese da parte del Pirellone, infatti, ecco il boom delle quote rosa e, nell’ordine di circa 7 persone su 10, della passione per l’orto in città.
Da qui gli assist per un futuro denso di sfide: dalla sostenibilità all’innovazione fino ad arrivare alla meta ambiziosa dell’autoproduzione di cibo.
Assessore Rolfi, lei sottolinea spesso che la Lombardia è la prima regione nazionale per valore della produzione agricola. Quali sono stati i numeri del 2020?
«Il 2020 è un anno che non fa testo. Il Covid ha prodotto un segno meno sulla produzione agricola e sul fatturato di molte aziende, nonostante abbiamo assistito ad una tenuta dell’export. Il che fa riflettere molto sull’attrattività del made in Italy e non può che essere così per la nostra Regione, che, lo ricordiamo, conserva il record di prodotti Dop-Igp. Da noi si produce, lo ricordiamo, il 37% del latte italiano, il 42% del riso italiano e il 40% dei prodotti suinicoli italiani. Di certo la chiusura forzata di bar e ristoranti ha pesato tanto. E’ stato l’amputazione di un’intera filiera, specie nella parte in cui bisogna valorizzare al meglio il nostro prodotto».
Il Covid ha avuto ripercussioni particolari sulle imprese. Cosa ha fatto Regione Lombardia per loro?
«E’ rimasta in contatto costante con le rappresentanze. Noi, per tradizione, abbiamo un modus operandi molto positivo. Ci sono tanti tavoli di filiera aperti. Durante il Covid, di conseguenza, abbiamo continuato ad alimentare questo rapporto speciale tra istituzione e filiera. Dal canto nostro, abbiamo poi varato misure concrete di agevolazione dedicate, in particolar modo, alle imprese dell’agriturismo. Si è trattato di ben 20 milioni di euro destinati a 3.600 aziende agricole, la cui gran parte si è composta di agriturismi, aziende florovivaistiche e del settore di vitelli e carni bianche. 6.600 euro sono finiti sul conto corrente degli imprenditori. Abbiamo messo in atto un’operazione ristoro “alla lombarda”: concreta, rapida ed efficace».
Anche in Lombardia stanno aumentando le aziende agricole gestite da Under 35?
«Assolutamente sì. Abbiamo un trend crescente di aziende giovani. Alcune spinte sono arrivate dalla Misura giovani, per un numero che si aggira attorno alle mille unità. Entro fine febbraio pubblicheremo la nuova Misura giovani. Andremo a raddoppiare, di fatto, il contributo passando da 30 a 50mila euro a fondo perduto in zona montana. 30mila, invece, alla zona di pianura. L’agricoltura riserva tanti nuovi sbocchi. Oggi la filiera è sempre più femminile, di alto livello, tecnologica».
Come sarà il Piano di agricoltura urbana del futuro? Cosa non sta funzionando a livello europeo?
«Nei prossimi anni la sfida sarà quella di avere un sistema agricolo più sostenibile a ogni livello. Necessario un rapporto più virtuoso con l’ambiente. Bisogna produrre cibo sicuro e di qualità ma anche più attrattivo. Noi, dal canto nostro, abbiamo già compiuto passi da gigante in tal senso. Per esempio diminuendo l’uso di agrofarmaci. Faremo ora sperimentazioni sull’uso del drone nei trattamenti fitofarmaci, senza dimenticare di accompagnare le aziende mettendo a disposizione, sempre in quest’ottica, 230 milioni di euro in 3 anni. Tutte tematiche che vanno affrontate anche nei tavoli europei. è fondamentale».
Come sarà il nuovo Piano di agricoltura urbana?
«Il piano sarà fatto di distretti e mercati urbani. Servirà recuperare terre non cementificate, creare nuovi orti urbani. Il 60% degli italiani ha un orto in casa. Sono tanti, di conseguenza, i temi per far tornare la città produttiva rispetto al cibo e non solo consumatrice».
Il 39% della popolazione pratica il giardinaggio come hobby. Il dato è cresciuto di tre milioni di persone rispetto allo scorso anno. Come interpreta questo segnale?
«La gente ha compreso maggiormente che dove c’è verde si vive meglio. E’ vero: questa tendenza, al momento, ha preso moltissimo piede. Il consumatore oggi è maturo e attento alla sostenibilità ambientale anche in ambito alimentare: guarda a come e dove si produce cibo. Il tutto in un futuro in cui le filiere corte saranno al centro del mercato e delle scelte delle persone».
Come sta andando il Bando della Legge 18 per finanziare orti didattici, urbani e collettivi?
«Bene, al punto che presto ce ne saranno altri. Estenderemo il ragionamento a frutteti e altre tipologie di attività che possono essere oggetto di finanziamento. Per ora 340 i progetti finanziati, di cui 100 nei Comuni e 240 nelle scuole».
Come giudica invece l’iniziativa di Netweek “Facciamo l’orto in casa”?
«E’ un’ottima iniziativa la vostra. La sposo in pieno e la sosterremo. Si inserisce perfettamente nell’ottica, anche culturale, di promuovere questa tendenza. Il latte non nasce sullo scaffale della bottega: prima lo capiremo, prima sapremo cogliere le sfide dei prossimi anni».