Emozionante cerimonia

Dopo quarant'anni torna a suonare l'organo del santuario di Meda

Al termine del restauro, la benedizione del parroco don Claudio Carboni: "Con la sua vibrazione evoca la realtà divina".

Pubblicato:
Aggiornato:

Dopo quarant’anni di silenzio il «re di tutti gli strumenti» è tornato a incantare: domenica pomeriggio, nel primo giorno di primavera, l’organo del santuario Santo Crocifisso di Meda ha risuonato in tutte le navate, emozionando i tanti partecipanti che, nel rispetto delle norme anti-Covid, non sono voluti mancare a un momento atteso da tutta la comunità. Presenti anche il sindaco Luca Santambrogio, l’assessore alla Cultura Fabio Mariani e il comandante della Polizia Locale Claudio Delpero.

Il restauro dell'organo reso possibile dalla raccolta fondi "Adotta una nota"

Prima della benedizione dello strumento da parte del parroco don Claudio Carboni, dal pulpito l’artista Franco Minotti, che insieme alla classe 1951 aveva dato il via alla raccolta fondi «Adotta una nota» finalizzata alla sistemazione dell’organo, non ha nascosto la commozione per essere riuscito a coronare un sogno: «Grazie a don Gaudenzio, a don Piero e a don Claudio che mi hanno accompagnato in questo percorso, grazie alle tante persone che hanno contribuito a concretizzare questo progetto. Sono sempre i sogni a dare forma al mondo».

Meda, benedizione organo restaurato santuario Santo Crocifisso
Foto 1 di 4
993af049-34cf-44be-98c1-35c3fbddf0f3
Foto 2 di 4
d0db5859-0b7f-4a28-b1c8-36c35017aaf0
Foto 3 di 4
Meda, benedizione organo restaurato santuario Santo Crocifisso
Foto 4 di 4

Il lavoro meticoloso dei fratelli Marzi

La parola è poi passata ai fratelli Marco, Stefano e Giovanni Marzi, i professionisti di Pogno (Novara) che si sono occupati del restauro e hanno illustrato la storia dello strumento, le sue caratteristiche e gli interventi che hanno effettuato per sistemarlo: «L’organo originario risale al 1814, poi è stato ricostruito nel 1893 ed è rimasto tale fino al 1929, quando una ditta apportò delle modifiche alle trasmissioni peggiorando però l’effetto. Con il nostro lavoro abbiamo cercato di ripristinare lo strumento come nel 1893, soprattutto per la parte trasmissiva e la pedaliera». Un lavoro svolto con precisione e attenzione ai minimi dettagli, durato circa due anni: «L’organo è stato smontato e portato nel nostro laboratorio. Possiede 1392 canne, un po’ in legno e altre in stagno e piombo, di cui 35 compongono la facciata. Ne abbiamo rifatte alcune, che sono state integrate con quelle mantenute. Ha 58 tasti e 34 manette per i registri, ricostruite ex novo. Concluso l’intervento abbiamo riportato qui le varie componenti e rimontato lo strumento, per poi regolare l’intonazione e l’accordatura delle canne».

Don Claudio: "Con la sua vibrazione evoca la realtà divina"

E grazie alle sapienti mani dell’organista Isaia Ravelli domenica i fedeli hanno potuto apprezzare la grandiosità del risultato, con i vari brani proposti durante la benedizione del parroco e la successiva meditazione musicale, che hanno messo in mostra la varietà timbrica dell’organo, in grado di suscitare una vasta gamma di sensazioni, dalle mille sfumature. Come ha sottolineato don Claudio, infatti, «l’organo è il re degli strumenti perché riprende tutti i suoni del creato e la sua vibrazione evoca la realtà divina. Il suo scopo è infatti la glorificazione di Dio e l’edificazione della fede. Il canto e la musica al servizio del culto non sono solo ornamenti, ma sono essi stessi liturgia».
Il sacerdote ha infine ringraziato i fratelli Marzi per il lavoro meticoloso e gli artigiani locali che a titolo gratuito e con zelo si sono occupati della sistemazione della parte lignea, oltre che le tante persone che con la loro generosità hanno contribuito a far tornare l’organo agli antichi splendori.

Seguici sui nostri canali
Necrologie