Villasanta piange don Eugenio Ceppi
L'amato sacerdote di Villasanta aveva 98 anni e si è spento ieri sera, sabato 24 aprile 2021. I funerali saranno celebrati martedì.
Villasanta piange don Eugenio Ceppi. L'amato sacerdote villasantese aveva 98 anni e si è spento ieri sera, sabato 24 aprile 2021.
A comunicare la morte dell’anziano sacerdote ci ha pensato la comunità pastorale Madonna dell’Aiuto attraverso il profilo Facebook degli oratori.
"Il nostro caro don Eugenio Ceppi questa sera è andato incontro al Signore che ha amato e servito per tutta la sua vita! Lo accompagniamo con la preghiera e gli domandiamo di continuare a intercedere per noi presso il Padre!" ha fatto sapere la comunità per voce del parroco don Alessandro Chiesa.
Un prete da Guinness dei primati
Don Eugenio era un vero prete da Guinness dei primati. Infatti il don a maggio avrebbe festeggiat0 74 anni di sacerdozio, tutti quanti trascorsi nella parrocchia di Sant’Anastasia, a Villasanta.
Un vero e proprio record per il religioso, nativo di Mariano Comense ma, come egli stesso amava ripetere, oramai «naturalizzato villasantese». Don Eugenio venne ordinato sacerdote il 31 maggio del 1947 dall’allora cardinale di Milano Idelfonso Schuster.
Il 98 enne sacerdote, era ospite della Rsa Villa San Clemente dopo la rovinosa caduta di un anno fa che gli era costata la frattura al femore. Ha saputo farsi amare e conoscere da tutti, in particolare dai ragazzi scout. Dopo la fine della seconda guerra mondiale, infatti, don Eugenio riuscì ad organizzare il gruppo scout in paese che era scomparso durante il regime fascista, facendo nascere la passione ad alcuni suoi chierichetti. Don Eugenio Ceppi è sempre stato un grande amante della natura e degli animali, e i 75 anni di promessa scout ne sono la conferma.
Iniziò come assistente degli oratori
Don Eugenio intraprese la sua missione pastorale come assistente degli oratori, dove seppe conquistare il cuore dei giovani con la sua spiritualità appassionata e la sua tenace intraprendenza, che tanto profumava di modernità: il gruppo scout di Villasanta deve proprio a lui la propria esistenza, come anche la società sportiva dell’oratorio.
Dopo vent’anni trascorsi tra i giovani, condividendone gioie e speranze, don Eugenio aveva scelto di continuare a svolgere il suo ministero sacerdotale tra gli anziani ed i malati di Villasanta, sostenendoli nel dolore e nella sofferenza. Per oltre cinquant’anni ha fatto loro visita, li ha ascoltati e li ha confortati, esortandoli a non perdere mai la speranza in Dio.
Il suo modello era Maria
Una fede testimoniata con umiltà e dedizione alla sua gente, una missione compiuta “facendo le cose bene”, come don Eugenio amava ripetere: la mediocrità non faceva per lui. D’altro canto il suo modello è sempre stata Maria, colei che “ha fatto le cose più bene di tutti” e che dona grazia e benedizioni in abbondanza.
Alla casa di riposo non faceva mai mancare momenti di lettura e preghiera nella sua camera e chi gli chiedeva come stava, risondeva sempre: “Benissimo”, l’opzione negativa non era mai contemplata, “Perché”, diceva lui, “chi sta con Dio non può che stare benissimo!”.
La camera ardente e i funerali
La camera ardente di don Eugenio è stata allestita all'interno dell'Aula Magna dell'oratorio San Giovanni Bosco, dove sarà possibile accedere per una visita e una preghiera nei seguenti orari: oggi, domenica 25 aprile, dalle 15.30 alle 19; lunedì 26 aprile dalle 9 alle 12 e dalle 15.30 alle 19; martedì 27 dalle 9 alle 12. Sempre questa sera sarà recitato il Rosario alle 20.30: sarà possibile seguirlo nel cortile dell'oratorio maschile oppure in diretta sulla pagina Fecbook degli oratori di Villasanta. I funerali del sacerdote saranno celebrati martedì 27 aprile alle 15.30 nella chiesa di Sant'Anastasia.
L'ultima intervista al Giornale di Vimercate
Mercoledì 31 maggio del 2017, don Eugenio festeggiò il 70esimo di sacerdozio. Una giornata speciale anche per la redazione del Giornale di Vimercate che ebbe la fortuna di poterlo intervistare proprio in quel giorno di festa.
Di seguito vi proponiamo uno stralcio di quella lunga intervista. Ci pare il modo più bello per ricordare la grande opera pastorale portata avanti dal sacerdote.
Don Eugenio partiamo proprio dagli scout: da dove nasce la sua più grande passione?
Ero a Seveso quando ho sentito parlare per la prima volta di scoutismo e subito ho capito che l’educazione scoutistica combaciava con i miei desideri. Insegna a essere forti nel corpo e nello spirito, ad essere pronti a salvare gli altri, a rispettare la Creazione.
Parliamo di lei: in questi 70 anni di sacerdozio ha avuto la fortuna di seguire le gesta di 8 papi (Pio XI, Pio XII, Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco). A chi di loro è rimasto più affezionato?
Sono stati tutti bravi perché inviati dal Signore. Ognuno con il suo carattere, con il suo carisma, ma tutti quanti uniti nella fede e nell'amore verso la Chiesa di Dio.
Com’è nata la sua vocazione?
La chiamata al sacerdozio l’ho sentita già da piccolo, quando leggevo i libri dei piccoli missionari. Da li mi sono appassionato alla fede ed entrai in seminario già dalla seconda Ginnasio. Ho preferito rimanere un prete diocesano e non un missionario per via dell’intervento di mia mamma che mi consigliò questa scelta.
Ci sono stati momenti nella sua vita di sacerdote dove la sua fede ha vacillato?
Beh, i dubbi ci sono sempre, chi non ne ha nella vita? Per esempio quando ero a Lecco a fare il coadiutore, durante il seminario, mi chiedevo spesso se la strada del sacerdozio sarebbe stata la scelta che mi avrebbe reso felice. Oggi posso dire di sì.
Qual è stato l’episodio più bello che le è capitato in questi 70 anni?
Porterò sempre nel cuore la messa celebrata al Polo Nord, in Groenlandia una trentina di anni fa, proprio davanti all’Oceano Atlantico, insieme a don Luigi Zoia. E’ stata un’emozione grandissima. E poi le altre grandi emozioni le ho vissute durante i miei viaggi in Africa, in Russia, in Asia, quando andavo a trovare le suore missionarie.
Il suo approdo alla Rsa è un po’ come un cerchio che si chiude nella sua vita di pastore...
Sì. Prima venivo in questo luogo per confessare e dare la comunione agli ammalati. Oggi trascorro qui le mie giornate e non faccio altro che fare quello che facevo prima: confesso, cerco di aiutare gli ospiti, a volte mi hanno anche chiesto di impartire l’estrema unzione. Mi trovo davvero bene, circondato dall’affetto del personale, soprattutto di Barbara, la coordinatrice.
Perché oggi la Chiesa soffre per le poche vocazioni?
Purtroppo il mondo è pieno di tentazioni che portano fuori strada se non si sta attenti. Pochi vogliono dedicare la loro vita a Dio, bisogna pregare.
Cosa deve fare la Chiesa per riavvicinarsi ai fedeli?
Deve andare tra i poveri e gli umili, come ce lo sta dicendo in tutti i modi Papa Francesco
Ampio servizio sulla scomparsa del sacerdote lo potrete leggere sul Giornale di Vimercate in edicola a partire da martedì 27 aprile 2021