Besana: il centrosinistra in campo contro le aziende "furbette"
Protocollato un ordine del giorno dedicato alle imprese che delocalizzano la produzione. Se ne discuterà domani, venerdì, in Consiglio comunale
Un'impresa ha ricevuto contributi pubblici e poi, nei tre anni successivi, emigra dall'Italia, lasciando a casa i suoi dipendenti? Allora li deve restituire, fino all'ultimo centesimo. E non solo se delocalizza la produzione in uno Stato non appartenente all'Unione europea, come recita l'attuale normativa, ma ogniqualvolta il trasloco superi l'italico confine.
Lo chiede il centrosinistra besanese che ha protocollato un ordine del giorno da discutere nella prossima seduta del Consiglio comunale, in calendario per domani, venerdì 28 luglio.
Una mossa condivisa
Il documento porta le firme dei tre capigruppo di maggioranza: Ettore Ferrari (Partito democratico), Mario Vergani (Insieme per Besana) e Francesco Impaziente (Con Sergio Cazzaniga sindaco). Il punto di partenza è la "K-Flex" di Roncello.
"La vicenda ha portato al licenziamento di 187 lavoratori dopo 113 giorni di sciopero e mobilitazione davanti all'azienda - scrivono i firmatari, sottolineando l'inefficacia dell'azione di Stato e Regione - La "K-Flex" gode di buone condizioni economiche, ha ricevuto contributi pubblici ed ha deciso di delocalizzare in Polonia parte della sua produzione".
Una vicenda emblematica
Una vicenda emblematica che deve portare al cambiamento della normativa secondo la maggioranza besanese. Maggioranza che ora invita l'intera Assise a unirsi per rivolgere al Governo una richiesta chiara.
"La restituzione dei contributi versati deve avvenire nell'evenienza di delocalizzazione al di fuori dei confini nazionali e non solo nel caso questa avvenga in uno Stato non appartenente all'Unione europea>