Costrette a mangiare con le mani al summer camp
Due bimbe di Muggiò di 9 anni avevano dimenticato le forchettine monouso a casa. L’educatore al posto di aiutarle ha detto loro di... arrangiarsi.
Hanno frequentato con entusiasmo una settimana al summer camp estivo dell’edizione 2021 organizzato dai Musei Civici di Monza, ma non pensavano che un brutto episodio capitato l’ultimo giorno di frequenza - venerdì 25 giugno - avrebbe lasciato una macchia nel bel ricordo di due bambine muggioresi, entrambe di 9 anni.
Costrette a mangiare con le mani al summer camp
Una banale dimenticanza accaduta alle due piccole si è trasformata quasi in una grande colpa. Le bambine avevano semplicemente lasciato a casa le forchette monouso per poter mangiare la porzione di insalata di riso che le mamme gli avevano preparato per il pranzo da consumare al centro estivo.
Così si sono rivolte all’operatore della Cooperativa Opera d’arte, che aveva il delicato compito di seguire il gruppetto di bambini, pensando di trovare una risposta confortante che le aiutasse a risolvere quell’inghippo.
"Invece si sono sentite dire che avrebbero dovuto arrangiarsi e prendersi le loro responsabilità e risolvere come volevano il problema - ha spiegato Cinzia Riva, la mamma di una delle due bambine e insegnante presso la primaria De Gasperi a Muggiò – Ebbene che cosa potevano fare le bambine? Hanno mangiato il riso con le mani, mortificate davanti a tutti gli altri, offese e derise".
Con i bambini, Cinzia Riva ci lavora da anni. "Devi sempre mettere in conto l’imprevisto con i bambini e se non sei in grado di trattarli, di ascoltarli e aiutarli a gestire i problemi, allora è meglio che ti dedichi ad altro" ci ha confidato.
Il reclamo dei genitori
Cinzia Riva e il marito non ci hanno pensato due volte a segnalare il deprecabile accaduto al Comune di Monza, al rispettivo assessorato e alla direzione dei Musei civici con tanto di pec.
"C’erano tre soluzioni – hanno sottolineato nella missiva i genitori – Quella “civile” di andare in uno degli innumerevoli bar e ristoranti che animano Monza e chiedergli due forchettine da 10 centesimi. Quella “ovvia” di chiamare i genitori. Quella da metodi “cinico-dittatoriali”, dire alle bambine di arrangiarsi".
E l’operatore ha lasciato che le piccole si arrangiassero, rimediando alla mancanza delle posate con le manine.
"Ma con quale coraggio vedete le bambine mangiare con le mani e non trovate una soluzione? Ma poi il coronavirus non vieta di fare qualsiasi cosa con le mani? – ha chiesto, sbigottita, mamma Cinzia – Io sono una maestra di scuola primaria e vorrei vedere se dicessi di arrangiarsi a tutti i bambini che mi chiedono di andare in bagno. E’ alla base della pedagogia e della psicologia il maltrattamento di un bimbo è una vergogna".
Un atteggiamento inaspettato dopo tanti mesi di sacrifici dettati dal Covid a cui anche i bambini non sono stati sottratti.
"Facciamo di tutto per dare un’educazione adeguata, proteggendo i nostri figli da una infelice umanità, di trovare un equilibrio in questo delirio Covid e in una sola mossa rovinate tutto?" ha sottolineato l’insegnante muggiorese. Oltre alle scuse scritte, e come gesto simbolico per i danni morali ricevuti e per dimostrare alla bambina che c’è «un mondo sano», la famiglia ha chiesto il risarcimento della quota d’iscrizione moltiplicata per tre.
Le scuse della Cooperativa
Immediate sono arrivate le scuse della Cooperativa Opera d’arte che ha preso anche il provvedimento di interrompere la collaborazione con l’operatore "nonostante in passato il comportamento sia stato sempre pienamente adeguato", ma lavorare con i bambini implica molta dedizione, attenzione e sensibilità.
"Da mamma e da imprenditrice vi prego di credere al mio totale sconcerto e al profondo rammarico all’essere informata della disavventura occorsa alle vostre bambine, a cui sono prontissima a porgere anche di persona le mie sentite scuse", ha replicato la responsabile della cooperativa Monica Colombo.
La responsabile ha aggiunto che nella sua ventennale esperienza con musei e altre istituzioni non si era mai verificato nulla di simile e "che nessuna forma di stanchezza, stress, caldo o quant’altro possa giustificare la superficialità e la pochezza con la quale l’operatore ha gestito una situazione che come giustamente avete fatto entrambi notare, poteva essere affrontata e risolta in modo diverso", evidenziando anche la serietà con cui "da oltre vent’anni la società opera con musei e istituzioni pubbliche di Milano e della Lombardia".