Si ammala di Covid dopo il vaccino e finisce in Terapia intensiva. Il calvario di Luigi Giudici: "Tengo duro per riabbracciare i miei nipoti".
Volontario da poche settimane
Aveva iniziato il suo percorso nel volontariato solo da qualche mese, con entusiasmo e disponibilità. Colpito dal Covid nonostante la prima dose di vaccino, è riuscito ad uscirne solo dopo mesi di terapia intensiva. E’ la storia di Luigi Giudici, 70 anni, residente a Meda, volontario nell’Auser di Barlassina da inizio anno. "Ha deciso di entrare nel mondo del volontariato per tenersi impegnato e aiutare - ha raccontato la ex moglie Silvia, volontaria in Auser dal 2013 - Quando gli ho detto che la sezione cercava nuovi volti, soprattutto per il trasporto delle persone che dovevano fare i vaccini, si è convinto a unirsi a noi". E così Luigi aveva iniziato ad affrontare il percorso con grande entusiasmo. "Sottoposto ad una prima dose di vaccino, ha svolto volontariato anche nel giorno di Pasqua, dopodiché si è ammalato - ha aggiunto Silvia - Il 10 aprile è stato ricoverato all’ospedale di Desio e il 15 portato all’ospedale di Milano Fiera".
Percorso tortuoso
Da lì la strada si è sempre fatta più dura e tortuosa e si è anche temuto il peggio. Infezioni polmonari e batteriche e passaggi in ospedale da Milano a Tradate, fino a Varese. Ora è alla casa di cura di Cunardo, sempre nel Varesotto, dove resterà sino al prossimo 5 ottobre. "E’ un miracolo che sia ancora con noi - ha affermato Silvia - Ha perso 30 chili e ha subito tre infezioni. A Tradate ci dissero che doveva restare attaccato al ventilatore per tutta la vita". Intercettato al telefono, Giudici non ha nascosto la propria commozione: "Ora sto meglio. Faccio ginnastica ogni giorno, mattina e sera, per recuperare la forza muscolare che ho perso sia nelle gambe che nelle mani". A dargli la forza per andare avanti è la sua famiglia. Oltre all’ex moglie, il figlio Andrea e soprattutto i suoi nipotini, Giulia e Marco, di 9 e 6 anni: "Lotto per loro. Sono loro che mi hanno dato la forza di non mollare e sono loro che mi spingono a impegnarmi in questo percorso di riabilitazione. Non vedo l’ora di poterli riabbracciare".
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