Saluto romano, assolto il monzese Marchetti
La Cassazione ha ribaltato la sentenza di appello. Esulta l'esponente di Lealtà e Azione

Un nuovo colpo di scena, stavolta, l’ultimo. La Cassazione ha ribaltato la sentenza di appello che a sua volta aveva ribaltato quella in primo grado. In poche parole il monzese Fausto Marchetti, 43 anni, all’ultimo grado di giudizio è stato assolto.
Nei guai per il saluto romano
Era stato accusato, assieme ad altri tre esponenti di Lealtà e Azione di aver fatto il saluto romano alla commemorazione del 25 aprile del 2016 al Cimitero Maggiore di Milano al Campo 10 del Cimitero Maggiore di Milano dove sono sepolti i caduti fascisti della Repubblica sociale.
Dopo cinque anni è arrivata la parola fine con la sentenza di assoluzione dopo che in Appello era arrivata la condanna a un mese e dieci giorni, senza condizionale «per violazione della Legge Mancino del 1993 in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa».
Il commento di Marchetti
Esulta Marchetti: «Ci veniva contestato solo il saluto romano e non la commemorazione e quindi non si è utilizzata la Legge Scelba ma la Legge Mancino per farci condannare in Appello. L’intento di quel saluto romano non era però denigratorio o razzista ma fine a se stesso in un momento privato. La nostra battaglia in Cassazione era sul significato del gesto: non c’era dietro un intento per cui potevamo essere accusati di razzismo che è una cosa lontana da me e questo sì lo avrei vissuto come un’onta. Siamo contenti che questo sia stato capito».