In polemica con la Segre la cita con il numero di Auschwitz
La maggioranza: "Siamo inorriditi. Chieda scusa per presentarsi con un residuo di dignità di fronte al Consiglio e alla cittadinanza"
In aperta polemica contro le parole pro-vaccini della senatrice Liliana Segre, il consigliere comunale e provinciale leghista Fabio Meroni - che è anche ex sindaco di Lissone - al posto di citarla per nome, utilizza il numero di matricola con il quale fu internata nel campo di concentramento di Auschwitz.
Liliana Segre per la campagna vaccinale
Non sono piaciute le parole di sostegno alla campagna vaccinale, pronunciate ieri - venerdì 19 novembre - dalla senatrice a vita Liliana Segre a margine della kermesse Bookcity che si è tenuta a Milano.
La senatrice, che nel 1944 fu deportata insieme alla sua famiglia nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, è infatti intervenuta a gamba tesa sul tema dei vaccini, accostando chi nega l'esistenza del virus a chi ancora nega la Shoah e l'Olocausto.
Ci sono i negazionisti della Shoah e ora c'è, anche se io non vorrei paragonarli, chi nega che ci sia un nemico invisibile. Per chi nega il Covid e per chi usa il nazismo c'è una sola parola: silenzio.
Queste sono state le lucide parole di Liliana Segre che ha anche aggiunto: "La gente diceva andrà tutto bene, e io invece ero estremamente pessimista. Ai nov-vax vestiti con costumi da lager si risponde con il silenzio".
Il post shock di Meroni
Le parole della senatrice a vita non sono però piaciute all'ex borgomastro leghista che, ironizzando sulla sua pagina social pubblica, al posto di citarla con il suo nome e cognome ha pensato bene di utilizzare il numero di matricola con cui la donna, all'epoca solo una ragazzina di soli 14 anni, fu deportata in un campo in Polonia partendo dal binario 21 della stazione centrale di Milano.
Un'uscita di cattivo gusto (e, forse, inaccettabile per chi riveste anche un ruolo istituzionale) che, tra l'altro, ha scatenato le proteste di gran parte del mondo politico che ha chiesto pubblicamente le scuse.
Meroni, tra l'altro, non è nuovo a prese di posizione critiche sia rispetto al coronavirus in sé che rispetto alla gestione della campagna vaccinale.
Solo qualche settimana fa durante una seduta del Consiglio comunale aveva abbandonato i lavori in polemica con la decisione di chiedere il green pass - lui non è vaccinato - per accedere alla Sala consiliare del Palazzo del Comune.
La maggioranza: "Siamo inorriditi"
La maggioranza di Centosinistra che sostiene il sindaco Concetta Monguzzi non ha tardato a schierarsi dalla parte di Liliana Segre e, con una nota unanime, ha voluto prendere le distanze dall'uscita del consigliere della Lega.
I consiglieri comunali del Partito democratico, del Listone, della Lista per Concetta e di Vivi Lissone, inorridiscono dopo aver appreso della pubblicazione odierna su Facebook da parte del capogruppo della Lega Nord, consigliere provinciale ed ex-deputato Fabio Meroni: "c*zzo … mancava lei … 75190".
I consiglieri non hanno usato mezzi termini per denunciare l'accaduto e per chiedere al collega le scuse pubbliche.
Il numero 75190 è il numero che fu tatuato sulla pelle di Liliana nel campo di concentramento di Auschwitz. Le considerazioni volgari di chi come il consigliere Fabio Meroni equipara le vaccinazioni al nazifascismo offendono tutte le persone dotate di consapevolezza storica e di un senso di umanità e in particolar modo i cittadini lissonesi ed il Consiglio comunale. Le forze di maggioranza chiedono al consigliere Meroni pubbliche scuse come unica via per presentarsi con un residuo di dignità di fronte al Consiglio comunale e alla cittadinanza tutta.
Gli altri gruppi di opposizione del Centrodestra lissonese e del Movimento 5 Stelle, al momento, non si sono ancora espressi sull'accaduto.
Altre reazioni
"75190 è il numero che venne tatuato sul braccio di Liliana Segre durante la sua prigionia ad Auschwitz. Fabio Meroni, consigliere del Comune di Lissone e della Provincia di Monza e Brianza pubblica, poco dopo che la Senatrice Liliana Segre rilascia un’intervista su quanti accostano la vaccinazione anti Covid alle barbarie dell’Olocausto, questo post. Il collegamento, evidente e non smentibile, qualifica chi lo ha scritto. E pone ciascuno di noi davanti alla scelta di ignorare o di indignarsi e non tollerare più. Per fortuna non mi capiterà mai più, come purtroppo è invece successo, di sedere in una assise con questo personaggio. Ma mi chiedo come potranno farlo coloro i quali, della sua parte politica o avversa, si dovranno confrontare con lui che non si dimostra degno di un confronto civile, umano e democratico. Il rischio che corro, e ne sono consapevole, è di regalargli notorietà. Un altro è quello che mi si accusi di non rispettare le opinioni altrui. Ma questa non è un opinione, questo è un modo indefinibile di essere e di agire che lascio volentieri a chi la pensa come Meroni. Io starò sempre dall’altra parte. Pubblico l’immagine del post. E mi assumo ogni conseguenza possa derivarne. Sperando che altri facciano lo stesso".
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