A 25 anni sconfigge un tumore. E ora raccoglie fondi per la Lilt
Sara Varricchione soffriva da tempo, ma i medici hanno sbagliato la diagnosi: «E’ solo stress, vai da uno psichiatra».
Il sorriso, ora, è tornato ad essere radioso, incorniciato da una splendida chioma «ribelle» che nelle sue dirette Facebook tenta invano di domare. Sara Varricchione abita a Meda, ma collabora da tempo con Radio Cantù. E proprio dalle frequenze della stazione locale ha lanciato una raccolta fondi per aiutare la Lilt (Lega italiana per la lotta contro i tumori). Non un gesto generico di solidarietà, ma una sorta di ringraziamento verso un’associazione che l’ha aiutata a superare un momento che nessuno dovrebbe mai passare, tanto meno a soli 25 anni.
A 25 anni sconfigge un tumore. E ora raccoglie fondi per la Lilt
E’ lei stessa a raccontarci il suo calvario, quasi fosse una liberazione. «Nel caso dovessi piangere non farci caso», mette le mani avanti. Poi è un fiume in piena. "Nel mese di febbraio mi è stato diagnosticato un sarcoma dei tessuti molli alla vescica. La cosa che mi ha fatto più soffrire è che era da quattro anni che avevo grossi problemi e in tutti gli ospedali dove sono stata visitata mi dicevano sempre che era solo stress o “richiamo di attenzione”. A gennaio ho iniziato a stare molto male e ho intensificato le visite e addirittura un primario mi ha suggerito di andare da uno psichiatra, perché erano solo gli effetti del Covid".
Diagnosi evidentemente non corretta: "Continuavo a stare male, quindi sono andata a fare una visita ginecologico-urologica e lo specialista ha capito subito che c’era qualcosa che non andava. Mi ha mandato a Erba e inizialmente hanno pensato a una endometriosi vescicale, poi quando mi hanno operato la prima volta hanno visto subito che qualcosa non tornava. Dopo 40 giorni, con in mano il risultato dell’istologico, mi hanno operato una seconda volta per fare una biopsia. Erano stati abbastanza ottimisti, non so se solo per tranquillizzarmi".
Bailey, la mascotte della raccolta fondi
Dopo gli esami, però, l’ottimismo ha lasciato spazio alla rabbia. E’ stato poi un musetto peloso a rimettere le cose sul giusto binario: "E’ entrato in gioco Bailey, la mia mascotte per questa raccolta fondi. Fin da piccola avevo desiderato un cane, ma non era mai arrivato a casa mia, soprattutto per mancanza di spazio. Quando i miei genitori mi hanno finalmente detto di sì, avevo acquistato una di quella simpatiche targhette con la scritta “In questa casa c’è un cane che ti riempie di baci”. Il giorno in cui mi ha chiamato il medico per comunicarmi i risultati degli esami, in preda alla rabbia ho buttato la targhetta, convinta che tanto quel cane, che doveva arrivare ad agosto, non lo avrei mai visto. La sera la padrona del quattro zampe mi ha scritto che erano nati i cuccioli e da lì è scattato qualcosa dentro: ho recuperato la targa dall’immondizia e l’ho attaccata fuori dalla porta, in attesa del suo arrivo".
E proprio attendendo di poter condividere le giornate con Bailey, Sara ha cominciato la sua battaglia personale: "E’ iniziata la trafila di visite e ricoveri, all’Istituto dei tumori di Milano, dove ho incontrato medici bravissimi, anche a livello umano. Mi è capitato di scrivere spesso a loro per le mie paure e mi hanno rassicurato su ogni cosa. Proprio a Milano ho conosciuto anche la Lilt. Non sono entrata direttamente a contatto con loro, però spesso quando ero in attesa di visite leggevo i loro manifesti che pubblicizzavano le iniziative e il punto d’ascolto e mi hanno fatto sentire un po’ meno sola. Ho iniziato a seguirli su Instagram, dove condividono consigli ed esperienze di altre persone malate. E’ stato importantissimo, soprattutto perché in quei frangenti ti senti impotente e non capito: parli con le persone ma ti rendi conto che nessuno capisce quello che stai passando".
Ci ha pensato anche il fidanzato, Davide Porro, a darle una mano: "Mi ha fatto conoscere Giulio Maria Papi, della Briantea: abbiamo fatto due chiacchiere e mi ha fatto bene. Parlare con qualcuno che sa quello che stai passando è fondamentale. Io cercavo di continuare a vivere normalmente, andavo in montagna o al mare, lavoravo, però sicuramente la mia vita era cambiata e questo non tutti lo capivano".
E proprio nel momento in cui il sorriso stava tornando a far capolino, ecco la seconda «botta»: «Due settimane dopo l’intervento che spero sia risolutivo, ho perso mio zio dello stesso male. Proprio in quel periodo la Lilt stava organizzando l’Ottobre rosa, per la prevenzione, e la cosa mi ha colpito molto. Io sono stata fortunata, ma molta gente non si fa controllare per paura. Sono convinta però che se puoi condividere le tue paure e il tuo dolore sei più invogliato anche a fare le visite: in questo la Lilt è fondamentale».
Una famiglia che ha fatto a differenza
E se noi ringraziamo Sara per questo fantastico insegnamento di vita, lei non vuole chiudere senza ringraziare chi l’ha aiutata: «Il mio grosso grazie va a mio papà, mia mamma e mia sorella, che mi sono stati sempre vicino senza mai farsi prendere dallo sconforto. Sono stati molto forti, specialmente mia sorella che cercava di strapparmi un sorriso facendo sempre battute. Hanno davvero fatto la differenza e si sono comportati da veri super eroi. E poi Davide, che non si è mai tirato indietro e mi è sempre stato vicino. Per ultimo il mio amico Simone Trabuio, che è stato il primo a sapere della malattia e non mi ha mai lasciato sola». Per dare una mano a Sara, anche con pochi euro (la somma è quello che conta!) è sufficiente entrare nel link https://www.retedeldono.it/it/iniziative/lilt-milano-monza-brianza/sara.varricchione/aiutiamo-chi-ci-aiuta-insieme-per-lilt.