Il papà di «Ciao» svela la sua versione: «Hanno snaturato il mio inno all’italianità»
A 37 anni di distanza Lucio Boscardin racconta la genesi della mascotte dei Mondiali di «Italia ‘90»

«Ciao», la mascotte dei Mondiali di calcio «Italia ‘90», ha qualcosa da dire. A distanza di 37 anni dalla presentazione dell’iconica opera che ha accompagnato le Notti Magiche, il suo autore Lucio Boscardin, di Camparada, ha deciso di svelare alcune verità. E lo ha fatto togliendosi anche qualche sassolino dalle scarpe sulle origini del progetto. Già, perché il «Ciao» che oggi tutti conosciamo e che ha spopolato in tutto il mondo non è esattamente quello che l’artista aveva concepito, in quanto, secondo Boscardin, manca totalmente la sua «italianità».
Il papà di «Ciao» svela la sua versione: «Hanno snaturato il mio inno all’italianità»
«La mia idea, partorita nel 1985 osservando un semaforo mentre ero in coda in auto a Milano, partiva proprio dalla parola “ITALIA”, formata da alcuni blocchi che, se scomposti, sarebbero andati a formare un atleta in movimento - spiega lo stesso Boscardin - In totale, secondo il mio progetto, i pezzi sarebbero dovuti essere dieci, ma se andiamo a guardare il prodotto successivamente realizzato possiamo vedere che ne mancano uno e mezzo. E se da esso proviamo a ricomporre la parola “ITALIA” ci accorgiamo che questa operazione non è possibile visto che mancano delle parti fondamentali».
E in effetti è proprio così. Basta confrontare le foto in alto per comprendere a pieno le modifiche apportate tra il disegno originale e l’opera conclusiva. Un aspetto non certo di poco conto se consideriamo le premesse con cui era stato scelto il progetto di Boscardin al termine di un apposito concorso.
«La giuria presieduta da Sergio Pininfarina così si era espressa: “Abbiamo scelto un progetto che rappresenta la figura di un atleta composto dalle lettere maiuscole del nome ITALIA: è un giocattolo che uno vorrà conservare, è una scultura molto bella, molto immaginativa, carica di contenuto artistico” - prosegue il designer camparadese - Eppure, secondo me, è venuta a mancare proprio la parola chiave. In più, sempre secondo la mia visione, i blocchi si dovevano incastrare perfettamente tra di loro: cosa che non avviene invece nel prodotto finale. Oggi, a distanza di tanto tempo, desidero presentare una soluzione che poteva interpretare al meglio la mia versione. Non lo faccio per creare polemica o chissà cos’altro, ma solo perché, arrivato all’età di 80 anni, mi sembra corretto farne una questione di onestà intellettuale».


(nelle foto i due «Ciao»: quello prodotto prima dei Mondiali (il primo) e quello pensato da Boscardin (l'ultimo). Tra i due si possono notare i blocchi mancanti e confrontare la composizione della parola «ITALIA» )
E' passato tanto tempo. Ecco perché
Ma perché Boscardin non ha subito fatto presente il proprio punto di vista lasciando passare così tanta acqua sotto i ponti?
«L’ho fatto subito in realtà, ho detto che la mascotte finale non rispecchiava quella che era la mia idea originale, però mi è stato detto che le modifiche erano state apportate per una questione di praticità, di duttilità, al fine di rendere “Ciao” più snello - dice ancora - Va comunque detto che, avendo partecipato al concorso, io avevo ceduto tutti i diritti del mio progetto, quindi una volta consegnate le bozze non avevo più nulla a che fare con quello che sarebbe stato realizzato in seguito. Da questo punto di vista non posso recriminare niente, sia chiaro. Però bisogna ammettere che rispetto a quello che avevo presentato io, il risultato ultimo è ben diverso, perché il personaggio perde l’opportunità di “parlare italiano”. Ma la macchina commerciale era già partita e così il mio inno all’italianità è stato snaturato nel suo concetto fondamentale. Sono rimasto zitto e ho fatto buon viso a cattivo gioco, anche perché non avendo più titolo a dire la mia non volevo creare conflitti. Con il tempo però ci ho pensato e ho capito che in realtà si poteva proporre una soluzione migliore, proprio come quella che avevo suggerito in origine. Ribadisco che non ho alcuna pretesa oggi, ma dico queste cose solamente per onestà intellettuale».
Ma davanti ai disegni e ai dieci blocchi che compongo l’italica parola, Boscardin non si dà per vinto: «Questa mascotte è unica al mondo - conclude lui - E dunque ora vedrò come poter far conoscere a tutti la mia idea».