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Lena e Marin accolgono i familiari, il figlio Sasha è rimasto a combattere

Dopo un viaggio di due giorni Aljana con i suoi due bimbi e Roman sono arrivati in via Cialdini.

Lena e Marin accolgono i familiari, il figlio Sasha è rimasto a combattere
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«Mio figlio Roman e mia cognata Aljana con due bimbi piccoli sono riusciti a scappare e ad arrivare in Italia sani e salvi. Ma temo per l’altro mio figlio, Sasha, rimasto a combattere a Kiev, a fianco al presidente Volodymyr Zelensky».

Lena e Marin accolgono i familiari, il figlio Sasha è rimasto a combattere

Angoscia, preoccupazione e dolore. Sono colme di tutte queste sensazioni le lacrime di Lena Vataman, 45enne ucraina che da 16 anni abita in città, in via Cialdini, insieme al marito Marin, 41enne. Tempo fa insieme avevano lasciato la loro terra d’origine per cercare lavoro in Italia e garantire condizioni di vita migliori ai figli, rimasti in Ucraina, a Tarasivtsi, vicino a Chernivtsi, dove sono cresciuti con le amorevoli cure e attenzioni degli zii. Un impiego l’hanno trovato: Lena è addetta alle pulizie a Seregno, mentre Marin fa l’operaio in una ditta a Lissone. In questi anni sono riusciti a condurre una vita tranquilla, con la speranza di garantire un futuro anche ai loro ragazzi. Poi, all’improvviso, l’annuncio dello scoppio della guerra.

Un colpo al cuore, scombussolato da un mix di emozioni, dall’incredulità alla paura, dalla voglia di piangere alla speranza di poter riabbracciare i propri cari. Il pensiero è infatti andato subito ai familiari, minacciati dal pericolo. Il figlio maggiore, Roman, 21 anni, a due giorni dallo scoppio del conflitto si è messo in viaggio insieme alla zia Aljana, 29, e ai cuginetti Andreia, 7 anni, e Arciom, 3, due bellissimi bambini con gli occhi chiari e trasparenti, che purtroppo hanno già dovuto assistere all’orrore e al male.

Sono partiti sabato 26 febbraio e sono arrivati lunedì 28, alla sera. Un viaggio di due giorni in pullman con addosso solo i propri vestiti e nel cuore tanta voglia di arrivare vivi. «Sono passati dalla Romania e sono arrivati a Trieste, dove un amico è andato a recuperarli in auto - spiega Lena - Poi sono arrivati da noi, in via Cialdini. Per fortuna è andato tutto bene, non hanno incontrato problemi durante il tragitto». Un viaggio della speranza, che fortunatamente si è concluso con un lieto fine. «Ora stanno bene, anche se Roman a volte quando sente il rumore della caldaia in cucina ha paura, pensa siano gli aerei che volavano sulla sua testa in Ucraina e lanciavano le bombe», racconta. Quello di cui hanno bisogno sono più che altro vestiti, «perché hanno lasciato tutto in Ucraina. Poi mi attiverò per inserire i bimbi di mia cognata a scuola, qualche soluzione si trova».

Ciò che la tormenta è però il pensiero del figlio minore, Sasha, che compirà 19 anni ad aprile, rimasto a combattere in Ucraina. «Subito dopo gli studi ha fatto il servizio militare, da noi c’è ancora a differenza dell’Italia - spiega Lena - Quando è iniziata la guerra ha voluto restare a lottare, fa parte delle guardie che difendono Zelensky». Immenso, da mamma, il dolore che prova sapendo che il figlio è così lontano e che rischia la vita: «Quando riesco a sentirlo cerca di tranquillizzarmi, dice che abbiamo un grande presidente che solleva il morale a tutti loro. Mi ha detto: “Mamma, non avere paura. Andrà tutto bene”. Lo spero con tutto il cuore».

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