"I medici mi hanno guarita, ora mi prendo cura io dei malati"
Silvia Longoni, 39 anni, ha una bellissima famiglia ed è diventata una stimata cardiologa.
Oggi è una stimata cardiologa nota per la particolare attenzione che dedica ai suoi pazienti. Sulla scia di quella devozione ai più piccoli che ha appreso osservando Momcilo Jankovic, oncoematologo pediatrico del San Gerardo, in corsia.
"I medici mi hanno guarita, ora mi prendo cura io dei malati"
Silvia Longoni, 39 anni, ne aveva solo 14 quando è stata indirizzata al Maria Letizia Verga perché colpita da leucemia linfoblastica acuta. Un percorso di cura, il suo, che l’ha vista affrontare gli studi superiori in concomitanza con tante e pesanti sedute di chemioterapia. Che le hanno fatto perdere tutti i capelli e l’hanno fatta aumentare di peso minandone la sicurezza tipica della ragazza che, a quell’età, avrebbe voluto essere avvenente e in forma proprio come tutte le altre sue compagne.
Eppure, quella mossa del destino così dura e inattesa si è poi rivelata la chiave per fare più bello il suo cuore e preparare ad accogliere con amore il prossimo. «Quando ho conosciuto il dottor Jankovic la prima cosa che ho fatto è stata domandargli se sarei morta - ha raccontato - Ed è stato allora che ho potuto sperimentare per la prima volta quel suo sguardo dolce e protettivo e quel suo sorriso che, anche in un contesto così difficile, sono riusciti a rendermi più facile affidarmi a quanto previsto dal protocollo medico. Alla franchezza, infatti, non aveva dimenticato di aggiungere quell’umanità e quell’empatia che tutti i pazienti cercano quando si rivolgono ai dottori».
Ora è una cardiologa
Un insegnamento illuminante, quello del pediatra del San Gerardo che ha dato alle stampe un libro con le vicende straordinarie dei piccoli pazienti guariti al Centro Maria Letizia Verga divenuti genitori, e che Silvia si è portata dietro negli anni. Scegliendo di esemplificarlo nella sua professione dopo aver scelto di iscriversi alla facoltà di Medicina e aver deciso di specializzarsi in cardiologia. «Oggi seguo pazienti scompensati cronici terminali, per la maggiore anziani - ha continuato - Una condizione delicata, la loro, che richiede una certa predisposizione all’ascolto e un paziente e continuo monitoraggio perché non si sentano lasciati soli con la loro malattia e finiscano per sottovalutare le terapie prescritte».
E mamma di due bambini
Sconfitta la morte, e tornata alla luce, Silvia sette anni fa è diventata generatrice di nuova vita. Ad allietare il suo percorso è stata infatti la nascita della sua prima figlia Chiara, cui tre anni fa è seguita quella del piccolo Andrea. A condividere con lei la gioia il compagno Marco, anche lui affetto fin da piccolo da una rara malattia genetica. «Nel nostro caso una certa paura legata all’eventuale difficoltà a poter concepire dei bambini l’abbiamo avuta - ha spiegato ancora Silvia - Ma fortunatamente non ci sono stati problemi».
Anche in questo caso, dunque, la forza della vita a voler perpetuare se stessa è stata più forte di tutto. Anche di quel destino che anni prima avrebbe voluto sconfiggerla. «La malattia mi ha insegnato la resilienza e l’empatia, doti che ho imparato a far fruttare come medico» si legge nella didascalia della foto che nel libro ritrae Silvia col camice bianco insieme alla sua famiglia.
Una strada diversa, certo tortuosa, quella di Silvia, ma che pure l’ha portata alla gioia e a condividere tutto l’amore che ha dentro con gli altri.