Vimercate

Una pietra per "inciampare" nella tragica storia di Vincenzo Vergani

Toccante cerimonia a Vimercate per ricordare il giovane che morì in Germani a soli 21 anni.

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Una pietra per inciampare nella storia. Quella di Vincenzo Vergani e dei tantissimi italiani che persero la vita nei campi di sterminio e di lavoro nazisti.

La posa lungo via Vittorio Emanuele II

Un momento toccante ed emozionante quello che si è vissuto ieri, giovedì 5 maggio, a Vimercate. Alla presenza dei parenti del vimercatese, delle bimbe e dei bimbi delle scuole elementari, di tanta gente, dei rappresentati del Comitato pietre d'inciampo della Provincia di Monza, di Anpi Vimercate,  degli Alpini, dell'assessore alla Promozione della Città, Elena Lah, e del sindaco Francesco Cereda è stata posata una pietra alla memoria del giovane vimercatese che, dopo l'8 settembre del 1943, fu deportato in Germania dove trovò la morte.

La pietra è stata posata davanti al civico 65 di via Vittorio Emanuele II, in pieno centro cittadino, accompagnata da un cartello che racconta e ricorda la storia di Vergani.

Vincenzo Vergani

Il 5 maggio 1945

Una scelta non casuale quella del 5 maggio: si ricorda infatti la liberazione dei campi di sterminio di Mauthausen e di Gusen, avvenuta il 5 maggio del 1945. A Mauthausen in particolare trovarono prigionia e morte numerosi brianzoli, partigiani e operai.

Il sindaco: "Onoriamo la memoria di un concittadino"

"E' un momento importante per la nostra città per due ordini di motivi - ha detto il sindaco Francesco Cereda durante la cerimonia -  Uno più locale: con la posa di questa pietra onoriamo la memoria di un nostro concittadino, Vincenzo Vergani, che ha avuto la sfortuna di incappare nella tragedia della deportazione e dei campi di concentramento, dove ha perso la vita. E poi un motivo più generale: con la posa di questa pietra di inciampo continuiamo nella partecipazione a questo progetto europeo che ci riporta tutti all'interno di una storia collettiva".

Il presidente del comitato Pietre d'inciampo; "Più di 40 comuni aderenti"

Presente alla cerimonia anche Loris Maconi, rappresentante del Comitato provinciale Pietre d'inciampo

"Il progetto è nato nel 2019 su iniziativa di Anpi, Aned e associazione Senza confini - ha spiegato Maconi - Dopo due anni, i Comuni aderenti sono oltre 40".

Maconi ha poi insistito sull'importanza del ricordo e delle pietre di inciampo come simbolo per la memoria soprattutto per i più giovani.

Giovani rappresentati da alcune alunne delle scuole primarie della città che hanno letto alcune loro riflessioni e poesie sulla guerra e sulla tragedia della deportazione.

Il ringraziamento della famiglia

Presenti anche diversi esponenti della famiglia di Vincenzo Vergani. Al nipote Massimo Vergani il compito ricordare il grande sacrificio di Vincenzo, di ringraziare l'Amministrazione comunale, il Comitato e tutti i presenti.

Aveva solo 22 anni: la storia di Vincenzo Vergani con il tragico epilogo

Vergani era nato a Vimercate nel 1922 ed era stato chiamato alle armi a 21 anni, quando viveva con i genitori e i fratelli nella Còrt del Portòn, in via Vittorio Emanuele, dove oggi sorge l’edificio con il civico 65. Quando l'8 settembre 1943 fu annunciato l'armistizio, Vergani intraprese, insieme ad altri commilitoni, il trasferimento verso l’Italia dalla Croazia, dove il suo battaglione era stanziato.
Nel frattempo però la Divisione di cui faceva parte fu sciolta e Vergani fu arrestato a Fiume, internato in Germania e destinato allo scavo forzato dei tunnel e all’assemblaggio dei missili nel campo di concentramento di Dora-Mittelbaum, dove morì di stenti e fatica nel febbraio del 1944. Come Vergani furono deportati a Dora Mittelbaum migliaia di prigionieri sia politici che militari di svariate nazionalità. Si stima fossero circa 60.000. Fra questi 1.435 italiani di cui, contro ogni convenzione internazionale, 861 militari dell’ex-esercito regio. Almeno 20.000 prigionieri persero la vita come il giovane soldato vimercatese. Per molti anni il nome di Vergani è rimasto negli elenchi dei soldati italiani dispersi. Gli archivi comunali riportano di lui solo una lettera scritta alla famiglia durante le prime settimane di prigionia e il verbale redatto nel 1947 dal Distretto Militare di Monza, che attestava la sua irreperibilità.
Le ricerche del Comitato Pietre d’Inciampo hanno poi riportato alla luce il suo nome e la sua drammatica vicenda.

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