Da Milano a Sanremo... di corsa
I brianzoli Giovanni Rosato e Massimiliano Manganini hanno preso parte all’ultramaratona più lunga d’Europa.

Da Milano a Sanremo... di corsa: un’impresa da far tremare letteralmente le gambe. Ma non a loro, che gli oltre 280 kilometri di percorso li hanno affrontati con grinta, determinazione e soprattutto con quel briciolo di sana follia che accomuna tutti gli atleti di un certo spessore.
Da Milano a Sanremo... di corsa
Questo il filo rosso che accomuna Giovanni «John» Rosato e Massimiliano «Max» Manganini, i due brianzoli che lo scorso fine settimana hanno affrontato quella che a tutti gli effetti è l’ultra maratona più lunga d’Europa. Tre giorni di corsa no stop durante i quali i partecipanti devono fare i conti con se stessi, testa e fisico; ma anche con gli imprevisti e le condizioni atmosferiche non sempre ottimali. Tra i due, però, una differenza: Giovanni ha disputato la competizione correndo in solitaria, mentre Massimiliano ha completato il percorso con una staffetta insieme ad altri quattro compagni di squadra. Ma cosa spinge due uomini di 40 e 38 anni a tentare un’avventura del genere?
Chi in solitaria chi con gli amici
«Ci avevo già provato lo scorso settembre, ma mi sono dovuto ritirare a causa delle vesciche - racconta il carnatese Giovanni, che ha affrontato la corsa in solitaria - Quindi ho voluto ritentare l’impresa perché a quel punto era diventata una rivincita che dovevo assolutamente prendermi: questa mi è bastata come motivazione, anche perché la voglia di riscattarmi ha rappresentato una grande iniezione di fiducia nei miei mezzi. E poi mi sono ispirato al motto di un altro grande corridore, Simone Leo, ovvero “Sposta il limite”: e con queste parole in testa sono partito».
Per il bernareggese, invece, è stata tutta una questione di amicizia. «Sei mesi fa Cesare Mauri, un amico con cui ho macinato moltissimi kilometri, mi ha preso da parte e mi ha proposto di tentare questa impresa - spiega Massimiliano - Mi sono fidato e ho detto subito di sì. Purtroppo però a novembre una brutta pubalgia mi ha fermato per tre mesi. Ho detto agli altri compagni che se avessero voluto partecipare senza di me non sarebbe stato un problema. E invece mi hanno assicurato che avrebbero aspettato il mio recupero e avremmo affrontato la gara tutti insieme, come una vera squadra di amici: quella è stata la molla che mi ha spinto definitivamente a lanciarmi».
Il percorso
Venerdì 22 aprile i corridori si schierano ai nastri di partenza dell’Alzaia Pavese. Direzione: Sanremo. Giorno previsto di arrivo: domenica 24 aprile. Lungo il percorso vengono istituiti quattro «cancelli» da superare entro un determinato tempo. Al seguito di Giovanni ci sono la moglie, i figli e il cane, che formano la squadra di supporto e lo aiutano ad affrontare gli oltre 280 kilometri che lo separano dal traguardo. In tasca solo un gps per seguire il percorso. Le condizioni meteo mettono a dura prova il maratoneta, che però non si dà per vinto. E dopo aver «spostato il proprio limite» tappa dopo tappa, riesce finalmente a raggiungere il tanto agognato obiettivo.
Impressioni dopo questa straordinaria esperienza
«E’ stata un’esperienza incredibile e anche solo raggiungere l’arrivo è un qualcosa di straordinario - conferma il 40enne - Mi sono piazzato 12esimo con il tempo di 49 ore e 34 minuto, quindi anche per questo risultato sono davvero contentissimo. Nonostante il poco tempo per allenarmi e le pause ridottissime per dormire o rifocillarmi lungo il tragitto, mi sono sentito davvero bene fisicamente dal primo all’ultimo kilometro. Ho avuto dei grossi problemi per via del freddo e della pioggia incessante al secondo giorno: è stata incredibilmente dura, ma alla fine se mi riguardo indietro penso che ne sia valsa veramente la pena».
Dello stesso avviso anche il «collega», che grazie al gioco di squadra ha persino conquistato il gradino più alto del podio nella categoria delle staffette.
«Arrivavo da un infortunio, quindi ero preoccupato dalla tenuta fisica - fa eco Massimiliano - Invece niente, quando sono partito mi sono sentito in formissima. Tant’è che senza accorgermene, a circa 40 kilometri dall’arrivo della mia tappa (la seconda, ndr), sono passato davanti a tutti. Da lì in poi ci hanno pensato i miei compagni a mantenere la testa della corsa sino all’arrivo, dove abbiamo scoperto che i secondi erano staccati di due ore e mezza. Gli ultimi dieci kilometri li abbiamo affrontati insieme e quando abbiamo toccato il mare c’è stata una vera esplosione di gioia. Non credo di essermi ancora reso conto di quello che abbiamo fatto: è stata un’impresa pazzesca, figlia di una grande unità d’intenti e soprattutto di una bellissima amicizia. Forse abbiamo vinto proprio per quello, perché siamo stati mossi da un rapporto davvero unico di fiducia e rispetto l’uno verso l’altro. Ne è valsa la pena soffrire? Assolutamente sì, l’ebbrezza del podio ti ripaga di ogni sacrificio e dolore. E’ stata una bella avventura: ovviamente ci saremo anche l’anno prossimo, perché c’è tutta l’intenzione di confermare il titolo appena conquistato».