"La volontà smuove le montagne"

Dalla Sardegna una nuova bicicletta per Francis, aggredito e rapinato in stazione a Carnate

Un anonimo benefattore ha regalato la due ruote al 41enne nigeriano ispirandosi alla tradizione pastorale.

Dalla Sardegna una nuova bicicletta per Francis, aggredito e rapinato in stazione a Carnate
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La «Sa paradura» è un’antica usanza sarda che consiste nell’aiutare un pastore che ha perduto il proprio gregge per calamità naturali o altra ragione: gli altri pastori gli donano un capo ciascuno, così che possa ritrovarsi con un nuovo gregge da cui ripartire.

Dalla Sardegna una nuova bicicletta per Francis, aggredito e rapinato in stazione a Carnate

Un gesto di solidarietà da cui ha preso spunto l’anonimo benefattore che nei giorni scorsi ha deciso di regalare una nuova bici a Francis, il 41enne nigeriano minacciato e rapinato alla stazione di Carnate dai trapper Jordan Jeffrey Baby e Traffik.

I due avevano minacciato di morte l’uomo e avevano gettato sui binari la bicicletta che utilizzava per recarsi sul posto di lavoro, distruggendogliela. «La “Sa paradura” è la testimonianza che il collettivo viene prima dell’io e nessuno deve sentirsi solo – spiega il donatore, che preferisce rimanere anonimo, rispondendo al telefono – Ho voluto riportare l’antico gesto di solidarietà del mondo pastorale sardo nella vita di tutti i giorni Io vivo in Sardegna e so bene cosa significa quel gesto, anche se la mia famiglia non ha una tradizione pastorale alle spalle. So che tanti avrebbero voluto fare lo stesso, mi sono solo fatto portatore di questo desiderio comune».

Dopo essere venuto a conoscenza di quanto successo a Carnate, l’anonimo donatore ha deciso di attivarsi per regalare a Francis una nuova bicicletta. «Non ho contatti o legami con la provincia di Monza – spiega – Sono però dell’idea che siamo tutti cittadini di questo mondo». Il donatore è riuscito ad entrare in contatto con Fabio Colnaghi, titolare dell’omonimo negozio di biciclette a Meda.

«Ci siamo sentiti per telefono e gli ho spiegato quelle che erano le mie intenzioni – spiega il donatore – Mi ha proposto una bicicletta che mi è subito piaciuta tanto».

All’inizio Fabio Colnaghi stentava a crederci: «In un primo momento ho pensato ad una truffa, lo ammetto, poi ho capito che le intenzioni dell’uomo erano sincere – racconta il negoziante – Quando sono stato contattato, mercoledì 17, mi trovavo in vacanza al lago e avevo il negozio chiuso. Ho chiesto a mio padre se poteva passare a controllare le biciclette a disposizione. Date le esigenze di Francis ho proposto l’acquisto di una city bike, adatta alla città. Il giorno dopo ho ricevuto il bonifico e venerdì 19 sono tornato a Meda e sono andato in negozio per montare la bicicletta e consegnarla a Francis alla presenza dei Carabinieri di Bernareggio».

Un gesto, quello di Colnaghi, fatto con il cuore: «Fossi stato in vacanza in un posto più lontano sarebbe stato complicato per me accontentare il donatore, ma un gesto simile è bellissimo e non potevo rimanere indifferente. Tornare a Meda non mi è pesato. Conosco bene il mondo del volontariato: sono stato nei Vigili del Fuoco e ho fatto parte di Seregno Soccorso...».
Il generoso donatore sardo ha anche deciso di scrivere una lettera a Francis. «Non ci ho parlato per telefono, non l’ho ritenuto necessario – sottolinea – Sono convinto che ogni azione non cada nel vuoto e non esiste debito nella gratuità del dono». La speranza ora è che questo possa essere un esempio per tanti: «Non dobbiamo scordarlo: la volontà smuove le montagne».

Contento, ovviamente, anche lo stesso Francis, che anche grazie al nostro giornale ha voluto ringraziare sia il suo benefattore, sia il titolare del negozio di biciclette: due «angeli» che sono arrivati in suo aiuto nel momento di maggiore difficoltà: «Grazie con tutto il cuore, che Dio vi benedica - le parole che il 41enne nigeriano ha voluto rivolgere sia a Fabio che all’anonimo mittente del dono - Sono davvero grato per tutta questa generosità. Spero comunque che il Governo giudichi il caso secondo la Legge e che venga accordato il giusto risarcimento per i danni che ho subito».

I due trapper restano in carcere, ma separati dagli altri detenuti

Restano in carcere Jordan Tinti (alias Jordan Jeffrey Baby) e Gianmarco Fagà (alias Traffik), i due trapper accusati di aver aggredito e rapinato il 41enne nigeriano in stazione a Carnate. I giovani, soprattutto nei primi giorni di reclusione, avevano ricevuto minacce di «vendetta» da parte degli altri detenuti stranieri rinchiusi con loro a Monza. L’avvocato Biagio Ruffo, che difende sia il bernareggese Tinti che il romano Fagà (di cui ha ottenuto la procura proprio in questi giorni), ha chiesto e ottenuto dalla direzione che i suoi assistiti fossero posti in condizioni di sicurezza.

«Si sono verificati episodi spiacevoli, quindi i due ragazzi sono stati messi in osservazione e tenuti separati dalle normali sezioni del carcere, anche se comunque non sono in isolamento: al momento non c’è nulla da temere per quanto riguarda la loro incolumità - precisa il legale - Li ho visitati proprio ieri (lunedì, ndr). La situazione è migliorata, anche loro sono più tranquilli e stanno bene, ovviamente per quanto uno possa stare bene in carcere. Anche perché si sono resi conto della gravità dei loro comportamenti e ne sono realmente pentiti».
Intanto l’avvocato Ruffo sta preparando la linea difensiva. «I legali che avevano preso in carico il caso prima di me hanno chiesto il riesame, ma credo che sia più produttivo condividere con i magistrati una linea comune che possa portare a una soluzione ideale per tutti - prosegue - Stiamo infatti valutando un’istanza di scarcerazione che possa permettere a entrambi i ragazzi di affrontare i procedimenti a loro carico fuori dal carcere. Vedremo quali saranno le intenzioni dei giudici: nei prossimi giorni dovrebbe essere fissata una prima udienza».

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