La «Re Tech» come la fenice
Il titolare Giorgio Biella: «Da buoni brianzoli non abbiamo mai mollato ed ora finalmente, dopo 9 mesi da incubo, vedo la luce».
Nove mesi esatti dopo il rogo che lo scorso 26 gennaio si era divorato parte dell’azienda di usmate Velate, la «Re Tech Life» è pronta a prendere di nuovo il largo.
La «Re Tech» come la fenice
Una storia di ripartenza e di speranza al tempo stesso quella della onlus di via Modigliani, pronta a risorgere dalle ceneri, come la fenice. La cooperativa senza fini di lucro rigenera prodotti elettronici impiegando detenuti e persone disabili, mentali o fisiche, in arrivo dalla provincia di Monza e dal Milanese.
Ad annunciare l’imminente fine dei lavori è Giorgio Biella, presidente della «Re Tech Life»: «Entro la fine di ottobre termineranno i lavori per la ricostruzione del capannone». Venerdì scorso l’imprenditore ha aperto le porte della sua realtà produttiva.
«L’avevo promesso in primis a me stesso ma anche a tutti i dipendenti della mia cooperativa sociale - ha esordito Biella mentre ci indica il prefabbricato sul quale, nei prossimi giorni, verrà posato il tetto - Sono stati nove mesi difficili ma ce l’abbiamo fatta».
L'incendio
Le fiamme, ricordiamo, erano divampate da una catasta di materiale di scarto e i pompieri avevano impiegato molte ore prima di riuscire a domarle. Ad andare in fumo non era stato solo il capannone e i macchinari, ma anche tutto ciò che quindici anni di duro lavoro erano riusciti a costruire. Ma non la speranza del domani. Quella è sempre rimasta intatta sia nei titolari che nei dipendenti. Così come la passione e la determinazione di Biella, che come un intrepido capitano era rimasto a seguire le operazioni di spegnimento dell’incendio fino all’ultimo. Si è piegato, rischiando persino la propria vita, ma non si è spezzato. Perché di abbandonare la nave il 72enne non ha mai avuto intenzione nemmeno per un istante. Tanto che, già nei giorni successivi, aveva coordinato in prima persona le attività utili a garantire una celere ripartenza.
Il trasferimento
«Subito dopo l’incendio avevamo trasferito la produzione in un magazzino di Ronco Briantino - ha continuato Biella - Fortunatamente a livello strutturale non ci sono stati danni irreparabili. Nel corso di questi mesi abbiamo ultimato i lavori di bonifica ed ora manca solamente il tetto che verrà posato in questi giorni. Metà stabilimento, fortunatamente, è sempre rimasto in buono stato. E pensare che subito dopo l’incendio mi aveva chiamato il patron della Lampre. L’amico Galbusera mi aveva promesso che avrebbe fatto di tutto per assumere il personale e per non lasciarlo a casa se non avessi proseguito l’attività. Ma non mi sono mai perso d’animo e il miracolo è quasi compiuto. Non ho mai pensato di mollare, nemmeno mentre guardavo le fiamme divorare tutto quanto. Colgo l’occasione per ringraziare nuovamente di cuore tutti coloro che ci sono stati vicini in questi mesi. I lavori sarebbero anche finiti prima senza la crisi nel reperimento del materiale. La nostra insegna, che riporta un’araba fenice, è l’unica cosa rimasta incredibilmente integra dopo l’incendio. E questo, per noi, non può che essere un segno».
Oltre a terminare i lavori di ricostruzione, c’è anche un altro grande progetto che Biella conta di poter portare avanti il prossimo anno. «Al momento non posso davvero svelare nulla - ha concluso l’imprenditore - Abbiamo in mente di realizzare qualcosa di importante che possa coinvolgere anche le scuole».