Rsa allo stremo tra bollette alle stelle e carenza di personale
«Per recuperare le perdite dovremmo aumentare le rette dai 10 ai 20 euro al giorno».
Bollette alle stelle, ma anche carenza di personale e burocrazia ingestibile. Sono allo stremo gli enti sociosanitari del territorio. Il grido d’allarme arriva da Arsa, l’associazione che riunisce le case di riposo di Monza e Brianza. Grido che, denuncia il presidente Davide La Greca (è anche direttore della Rsa San Francesco di Nova Milanese), è stato sostanzialmente inascoltato dal Governo. «Gli enti “no profit” sono una risorsa immensa per i territori in cui operano poiché sanno fornire risposte immediate ai bisogni espressi dalla popolazione più fragile - sottolinea - Oggi alcuni di loro rischiano di scomparire definitivamente. Il loro ruolo di intercettazione del bisogno e di risposta alle istanze di un’appropriata assistenza non sarà sostituibile».
Stangata bollette
«Il fenomeno del cosiddetto “caro energia” è solo una delle questioni che rendono difficile, ai limiti della insostenibilità, il lavoro di assistenza e cura della miriade di enti sociosanitari territoriali», premette La Greca.
Da un’analisi effettuata tra i soci dell’associazione regionale Arlea, a cui fa riferimento Arsa, si rileva che il consumo medio di energia elettrica a posto letto ammonta ora a 3.719 kilowatt ora: il 469% in più rispetto al 2021. Che si traduce in un incremento di spesa pari a mille e 954 euro. «Una struttura con 100 posti letto deve fronteggiare un maggior esborso di 195 mila e 404 euro».
Passando al gas, resta poco da sorridere
«Il consumo di energia calore è pari, invece, a 920 standard metro cubo a posto letto. Raffrontando i prezzi del terzo trimestre 2022 su pari periodo 2021, l’incremento è pari al 461%. Su una struttura di 100 posti letto significa un maggior esborso di 71mila euro, senza considerare il probabile raddoppio a partire da ottobre».
Cifre da capogiro che le case di riposo potrebbero essere costrette a far ricadere a cascata sulle famiglie degli anziani ospiti, con corposi ritocchi all’insù delle rette giornaliere, variabili dai 10 a 20 euro: insostenibile.
Il nodo personale
Ma le difficoltà da affrontare, come premesso da La Greca, non sono finite qui: c’è il nodo del personale, quest’ultimo piegato da oltre due anni di emergenza sanitaria, con conseguente innalzamento dell’indice di assenza per malattia. Si aggiungono inoltre l’esodo verso strutture sanitarie che «garantiscono maggiore remunerazione a parità di impegno lavorativo» e un mercato del lavoro povero delle figure necessarie.
«È noto che questa situazione sia da imputare alla mancata programmazione sia a livello nazionale che regionale - prosegue il presidente - La questione rischia di impattare in modo grave sull’assistenza ai soggetti presi in carico dalle strutture: se nel 2019, anno precedente alla pandemia, la media di minuti di assistenza per gli ospiti di una residenza per anziani si attestava a mille e 202 minuti (pari a +33,4% del tempo di assistenza richiesta dalla normativa regionale), è plausibile ritenere che la carenza di personale sanitario e sociosanitario possa ridurre in modo sensibile l’assistenza diretta proprio in un momento in cui, al contrario, sarebbe necessario incrementarla in ragione della maggiore complessità clinico-assistenziale dell’utenza».
Burocrazia: ulteriore gravame
A completare il quadro, c’è il peso degli adempimenti burocratici che toglie dalle casse delle Rsa circa 1.212 euro annui a posto letto, secondo un’indagine empirica effettuata nel 2017 dall’Osservatorio settoriale presso il Centro di ricerca ed economia in sanità dell’Università LIUC di Castellanza.
Le richieste sul tavolo
Per evitare una pericolosa «involuzione del sistema di protezione sociale», Arlea ha messo sul tavolo una serie di richieste rivolte a Regione e Governo. Si va da interventi di ammortizzazione dei maggiori costi derivanti dal caro energia per evitare aumenti delle rette a carico delle famiglie ad una deroga temporanea rispetto alle figure professionali, stante l’impossibilità di reperirne sul mercato del lavoro, o comunque «l’introduzione di deterrenti volti a limitare l’esodo verso le strutture per acuti». Si chiede inoltre al Pirellone «il riconoscimento dell’effettivo costo giornata «calcolato sull’effettivo impegno assistenziale richiesto»; si aggiungono infine «una corretta e puntuale programmazione del bisogno formativo e una riduzione tempestiva degli oneri burocratici che gravano sul quotidiano lavoro di personale tecnico-amministrativo, sociosanitario e dirigenziale»
Lombardi sempre più anziani
I trend demografici italiano e lombardo presentano una netta diminuzione delle nascite e un aumento delle persone anziane. In Lombardia, all’1 gennaio 2021, si contavano 9.981.554 abitanti, 2.286.466 dei quali con oltre 65 anni di età. Di questi, 1.121.564 sono le persone tra i 65 e i 74 anni, 810.483 tra i 75 e gli 84 anni e 354.419 gli over 85enni. Sono 553.663 gli anziani lombardi con limiti funzionali e bisognosi di cure e assistenza. E le previsioni future, nonostante la pandemia abbia colpito duramente, «prevedono un aumento di over 65 al ritmo di 40-50mila all’anno».
E’ quanto emerge dal tradizionale rapporto di Fnp Cisl Lombardia, il sindacato dei pensionati, dedicato a non autosufficienza e Rsa; si basa sul monitoraggio di 712 case di riposo, 69 nel territorio dell’Ats Brianza, il 93% delle quali (pari a 664) con natura giuridica privata.
La situazione in Brianza
«A fronte di un indice di dotazione complessiva lombardo che dovrebbe essere di 2,82% posti letto ogni cento anziani residenti - si legge nel rapporto - il dato medio regionale è di 2,87% posti letto; ma ci sono ben quattro Ats che presentano una dotazione nettamente inferiore». Fra queste c’è Ats Brianza, con il 2,23% di posti letto ogni cento anziani residenti. Anche se, c’è da dirlo, negli anni sono aumentati i posti letto autorizzati: nelle case di riposo brianzole sono passati dai 5.431 del 2016 ai 6.211 del 2021. Sul totale, però, cresce la quota di quelli per «solventi», cioè con la retta interamente sulle spalle delle famiglie. Restando sulle rette, le notizie non sono buone: «Confrontando gli ultimi sei anni, notiamo che l’aumento giornaliero a carico degli ospiti nelle Rsa è stato di 6,82 euro: dai 57,09 euro del 2016 ai 63,91 euro del 2021 - garantisce il sindacato - Gli incrementi maggiori si sono verificati nelle Ats Montagna (+8,77 euro), Ats Milano (+8,54 euro) e Ats Brianza (+8,26 euro, dai 64,66 euro della retta minima media giornaliera del 2016 agli attuali 72,92 euro)».
Residenza Amica, in arrivo cinque nuovi posti letto: «Così affrontiamo le difficoltà»
Maggiori costi per le utenze, le manutenzioni, la gestione, ma anche tanta voglia di fare bene e di crescere. Come? Aumentando i posti per gli ospiti.
Con queste premesse il Cda della Fondazione Residenza Amica guarda al futuro della casa di riposo di via D’Azeglio a Giussano.
«La pandemia ha cambiato i conti delle Rsa, a partire, banalmente, dai costi più alti per i farmaci. Gli anziani che entrano in struttura hanno sempre di più patologie serie che richiedono maggiori costi per l’assistenza; ci sono poi da quest’anno maggiori spese per le utenze. Non si può pensare di tagliare su luce e gas in una casa di riposo: lo sforzo dunque cui siamo chiamati per gestire al meglio i conti è importante, e proprio per questo vogliamo crescere, aumentando i posti letto», ha spiegato il presidente Andrea Barzaghi.
Un obiettivo sul quale Cda e direzione hanno già iniziato a lavorare
«L’idea progettuale è di passare dagli 85 posti disponibili a 90», ha precisato il direttore generale Alessandro Giudici. Un’idea che è già stata condivisa anche con il sindaco Marco Citterio.
«L’Amministrazione comunale si è resa disponibile a sostenere il nostro progetto di manutenzione e potenziamento dei posti letto - ha garantito Barzaghi - Al momento abbiamo già una lista d’attesa, il che significa che la nostra struttura è apprezzata e richiesta».
Residenza Amica rappresenta una realtà importante sul territorio, che vuole crescere. «Siamo un punto di riferimento per tante famiglie - ha sottolineato il vice presidente Leonardo Pellegrino - aumentare l’offerta significa anche dare alla città un servizio in più».
«Già entro la fine dell’anno dovremmo avere il progetto per poi iniziare con i lavori di adeguamento nel 2023. Sarebbe per Residenza Amica un grande passo avanti verso un nuovo futuro», ha concluso il presidente.
Rsa San Giuseppe - Utenze da incubo: gas cresciuto di quasi il 200%, luce del 150%
Il costo del gas cresciuto di quasi il 200%, quello dell’energia elettrica del 150%. E poi ci sono anche i costi alimentari, anch’essi in netto aumento.
Numeri da incubo anche per la Rsa San Giuseppe di Ruginello di Vimercate, storica struttura che dopo i due anni terribili del Covid ora deve affrontare anche la sfida dell’impennata vertiginosa delle bollette.
A parlare per la struttura diretta dal luglio scorso da Stefano Cipolla, la cui fondazione è presieduta da Carla Riva, ex amministratore comunale di Vimercate, sono i numeri. Il costo dell’energia elettrica consumata nella struttura nel periodo gennaio-agosto è passato dagli 82.484 euro del 2021 a 204.825 dello stesso periodo di quest’anno. Un incremento di 122.340, pari ad un +148%. Ancor peggio è andata, in termini percentuali, per quanto riguarda l’utenza del gas. La spesa per i primi 8 mesi è passata da 63.884 euro dello scorso anno a 185.772 del 2022, pari a +121.888 euro che corrispondono ad un incremento del 191%.
Costi e approvvigionamento alimentare
E non mancano problemi anche sul fronte dei costi per l’approvvigionamento alimentare (voce composta in gran parte dai pasti serviti agli ospiti): si è passati dai 127.417 euro spesi da gennaio ad agosto del 2021 ai 146.850 dello steso periodo del 2022, con un incremento del 15%. Numeri che creano notevoli problemi nel far quadrare i conti e che non è escluso possano avere ricadute anche sulle rette degli ospiti.
Meglio va invece sul fronte del personale. «I nostri numeri di Asa e Oss sono abbondantemente sopra il minimo richiesto dalla normativa in base al numero di ospiti - ha tenuto a sottolineare il direttore Cipolla - Più complicata è invece la situazione per quanto riguarda il personale infermieristico che patisce una crisi complessiva dovuta ad una generale carenza di questa professionalità. Recentemente abbiamo comunque integrato l’organico con altre quattro figure».
Alla Casa di riposo Pio e Ninetta Gavazzi «Bollette triplicate, maggiori spese del 60%. Gli aiuti non bastano»
Bollette delle utenze triplicate, difficoltà a reperire personale, protocolli Covid da rispettare. «Per le case di riposo non è semplice dover fronteggiare una situazione che sta complicando la gestione quotidiana». E’ preoccupato Gianbattista Aceti, il presidente della struttura di Desio, «Pio e Ninetta Gavazzi», azienda di servizi alla persona assimilata al pubblico, una delle poche rimaste con questa forma giuridica. Il numero di ospiti ufficialmente è 124, ma «tra camere che devono essere lasciate a disposizione per l’isolamento e nel caso si dovessero fronteggiare altri aumenti dei contagi da Covid non si riesce ancora ad avere un’ottimizzazione per la piena occupazione dei posti. Possiamo contare su 118 ospiti e questo in termini aziendali è una mancanza di fatturato che si sente», aggiunge.
Il problema personale
Il problema riguarda anche la difficoltà a reperire personale. «Vogliamo mantenere servizi di qualità - ci tiene a evidenziare - e tagli ulteriori non se ne possono fare. Il fatto è che è sempre più complicato trovare medici, infermieri e operatori sanitari. Se prima c’era la fila, ora i bandi vanno deserti. Gli ospedali hanno sbloccato le assunzioni e molti preferiscono lavorare lì. Senza contare il problema del numero chiuso delle università». A pesare in modo significativo sono poi i costi delle utenze di luce e gas che «a partire da febbraio sono triplicati - rimarca - In più quest’anno è stato rinnovato il contratto di lavoro dei dipendenti che era scaduto da cinque o sei anni. Il pagamento degli arretrati ha inciso in modo forte sul nostro bilancio. E se quest’anno non abbiamo proceduto con aumenti di rette sarà un tema che dovremo affrontare per andare avanti». Aceti riconosce che la Regione ha predisposto dei contributi: «Siamo grati per l’aiuto, ma se il sostegno riuscirà a coprire il 35 per cento circa delle maggiori spese, oltre il 60 per cento lo dovremo mettere noi - puntualizza - Il problema è talmente enorme che tutto questo non basta».
400mila euro in più per il gas: San Pietro, «sostenibilità a rischio»
«Rischiamo di saltare: la situazione è drammatica».
E’ lapidario il commento di Roberto Mauri, presidente della cooperativa La Meridiana che gestisce l’Rsa San Pietro di viale Cesare Battisti a Monza, in merito al caro energia. L’aumento esponenziale dei costi ha infatti costretto la struttura non solo a far ricorso ai prestiti delle banche per onorare il pagamento delle bollette e degli stipendi dei dipendenti, ma anche ad aumentare le rette giornaliere degli ospiti di ben 2,50 euro.
«Se avessimo dovuto riversare sui nostri assistiti i rincari che stiamo sostenendo l’aumento sarebbe stato di certo superiore, perlomeno intorno alle 10, 12 euro - ha spiegato Mauri - Ma ci rendiamo conto che allo stato attuale per molte famiglie il rincaro è già piuttosto pesante. Ma altrimenti non era possibile fare: con l’aumento esponenziale delle bollette del gas, e del costo in generale della vita, mantenere lo stesso livello di qualità nelle cure senza ritoccare le rette sarebbe stato improponibile».
Una situazione mai vista prima d'ora
Una situazione davvero difficile, secondo il direttore, «mai vista prima d’ora», cui si aggiunge anche la preoccupazione per il probabile rincaro dei prezzi a gennaio dell’energia elettrica. «Per l’energia elettrica abbiamo stimato un rincaro in bolletta fra i 300 e i 500mila euro. E al momento per onorare i pagamenti delle fatture e assicurare lo stipendio ai dipendenti siamo dovuti ricorrere ai prestiti delle banche. Ma del resto nel decreto Aiuti Ter le Rsa non sono menzionate fra le realtà che hanno diritto ai sostegni previsti: un aspetto, questo, che riteniamo vergognoso e che speriamo possa essere al più presto corretto. Anche perché qui si rischia davvero il crollo del sistema».
Si pensa agli impianti geotermici e fotovoltaico
Intanto, per provare a rientrare un poco dei costi, l’Rsa monzese sta pensando all’installazione di impianti geotermici e del fotovoltaico. Una spesa aggiuntiva da affrontare non certo indifferente ma, che allo stato dei fatti, pare improrogabile. «Nel frattempo stiamo facendo ricorso a tutte quelle piccole pratiche che ci possano consentire di risparmiare, come per esempio la chiusura di alcuni spazi comuni, soprattutto di notte. E’ una scelta obbligata e tale per cui non si va a incidere sulla qualità dell’assistenza. Che per noi resta fondamentale».
Piccole pratiche che però restano insufficienti: «Una Rsa d’altronde è di per sé una struttura altamente energivora: gli anziani sono soggetti fragili e dunque la temperatura, sia d’estate che d’inverno, deve essere regolata - ha concluso amareggiato Mauri - E non possiamo certo chiedere ai nostri ospiti di starsene tutto il giorno sotto le coperte perché il riscaldamento costa. La situazione è drammatica. La sostenibilità della nostra struttura è a rischio e se il Governo non prenderà provvedimenti al più presto qui salta tutto».