Commercialista monzese nei guai per presunta appropriazione indebita e furto aggravato
Il professionista è stato interdetto dall'attività professionale per tre mesi. Scattato anche il sequestro preventivo per oltre un milione di euro.

Dalle prime ore di oggi, mercoledì 2 novembre, i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Monza stanno dando esecuzione, su delega della Procura della Repubblica brianzola, ad una misura cautelare interdittiva dall’esercizio dell’attività professionale per la durata di tre mesi, disposta dal G.I.P. presso il Tribunale del capoluogo, nei confronti di un commercialista monzese, gravemente indiziato dei reati di appropriazione indebita, furto aggravato, autoriciclaggio e dichiarazione infedele dei redditi.
Commercialista monzese nei guai per presunta appropriazione indebita e furto aggravato
E' inoltre in corso di esecuzione un provvedimento di sequestro preventivo finalizzato alla confisca sia diretta sia per equivalente di denaro, disponibilità finanziarie e beni per oltre 1 milione di euro, quale profitto illecito dei presunti reati ascritti.
L'indagine nata dalla denuncia di un cliente
L’indagine scaturisce da una denuncia querela sporta da un cliente storico del commercialista, che gestiva da oltre 20 anni sia il patrimonio personale del querelante sia quello relativo ad una società di famiglia, costituita nel 2014 per la gestione e ristrutturazione di uno storico hotel sito in Rovigo.
A seguito della morte della madre, nel 2020, il cliente avrebbe rilevato, dall’analisi della documentazione
contabile, numerose discrepanze e mancanze verificatesi nel corso degli anni in danno del proprio patrimonio e di quello della sua famiglia, tanto da richiedere una consulenza tecnico-contabile a professionisti terzi e successivamente rivolgersi all’Autorità Giudiziaria.
Le successive investigazioni patrimoniali e finanziarie, effettuate dai militari del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Monza su richiesta della locale Procura della Repubblica, hanno consentito di ricostruire, anche attraverso lo sviluppo di approfondimenti antiriciclaggio, diversi elementi indiziari atti a dimostrare le indebite sottrazioni di denaro operate dal commercialista, commesse per circa 5 anni.
Avrebbe approfittato della vulnerabilità del cliente
Il commercialista avrebbe approfittato, tra l’altro, della temporanea vulnerabilità del cliente, il quale in ragione delle precarie condizioni di salute e rassicurato dall’incondizionato legame fiduciario, aveva delegato il professionista al pagamento di tutte le forniture afferenti alla ristrutturazione dell’hotel, fornendo anche le credenziali di accesso diretto ai canali dei servizi automatizzati di remote banking.
Più in particolare, quale incaricato della gestione contabile e della direzione economico-finanziaria, l’indagato avrebbe drenato dai conti correnti personali della vittima e della società di gestione dell’albergo circa 2 milioni di euro, attraverso bonifici diretti versati su propri rapporti bancari e su quelli di una società di Monza riconducibile al medesimo commercialista, ovvero con assegni in bianco, successivamente compilati ed utilizzati per pagare propri creditori.
Autoriciclaggio e dichiarazione infedele dei redditi
Relativamente ad una parte delle somme accreditate sui conti dell’indagato e risultate successivamente impiegate in attività economiche, imprenditoriali e speculative, è stata ipotizzata anche la condotta di autoriciclaggio, per aver concretamente ostacolato l’identificazione della provenienza delittuosa dei proventi indebitamente conseguiti.
Nel corso delle indagini, gli accertamenti svolti dalle Fiamme Gialle hanno altresì consentito di appurare un’imposta evasa ai fini delle imposte dirette per oltre 400 mila euro, corrispondente agli introiti di cui il commercialista si è illecitamente appropriato sia personalmente sia attraverso la società a lui riconducibile, non confluiti nelle rispettive dichiarazioni dei redditi presentate e come tali sottratte alla prevista pretesa dell’Erario.
(foto archivio)