Comune di Monza condannato per il Museo mai realizzato
Il braccio di ferro giudiziario tra il progettista e l'Ente si protrae da anni
Il Museo non è mai stato realizzato. Eppure il progetto c’è ed era pure stato inserito - con tanto di stanziamento della somma necessaria a bilancio - in un vecchio piano triennale delle opere.
Comune condannato
Solo che ora disegni e documentazione giacciono impolverati negli uffici dell’ente e l’architetto che si era occupato di redigere il piano attende ancora di essere pagato per il lavoro regolarmente svolto.
Il Tribunale ha condannato il Comune di Monza, accogliendo in parte le istanze avanzate dall’architetto Domenico Delfini che chiedeva 120mila euro (oltre interessi) a titolo di indennizzo conseguente "all’ingiustificato arricchimento dell’Ente".
Museo alla memoria di piazza Trento
Al centro della vicenda giudiziaria c’è la progettazione preliminare del Museo alla Memoria dei Caduti (mai realizzato) che dovrebbe sorgere all’interno del Monumento di piazza Trento e Trieste.
Un progetto commissionatogli nell’ambito della maxi riqualifica del centro storico avviata nei primissimi anni Duemila sotto l’Amministrazione di Michele Faglia che aveva indetto il concorso internazionale denominato Pratum Magnum vinto, appunto, dal professionista toscano.
Progetto Pratum Magnum
Una maxi commessa da 4 milioni di euro divisa in lotti e che prevedeva la possibilità di "eventuali prestazioni aggiuntive necessarie al buon esito dell’incarico richieste dal committente" che avrebbero dovute essere pagate a parte, "secondo la tariffa professionale vigente".
Inserito nel Piano triennale delle opere
Cosa che sarebbe dovuta avvenire anche con a progettazione preliminare del Museo alla Memoria, approvato con delibera di Giunta nel 2010 e inserito nel Piano triennale delle opere pubbliche 2009-‘11, con tanto di stanziamento a bilancio per un importo di 1 milione 300mila euro per la realizzazione dell’opera.
La richiesta di pagamento
A giugno 2015 l’architetto Delfini aveva emesso e trasmesso al Comune la fattura elettronica con la quale aveva reclamato il pagamento di 120.103,37 euro "a titolo di compenso per le prestazioni professionali espletate, senza peraltro ricevere alcuna contestazione a riguardo".
Il braccio di ferro giudiziario
Intanto il tempo passava e il progetto continuava a essere previsto dalle Amministrazioni che si sono succedute. Solo che il progettista non si è mai visto corrispondere la somma richiesta e così ha preso il via un braccio di ferro giudiziario con il Comune che ha respinto le pretese avversarie definendo l’azione "inammissibile".
Il Tribunale dà ragione all'architetto
Il giudice ha però dato ragione al progettista, sottolineando come "sia incontestabile che l’Amministrazione si sia avvantaggiata dalla prestazione resa dall’architetto, o per lo meno lo sarà, visto che l’ente ha predisposto atti di previsione e programmatici in vista di una futura realizzazione del progetto".
Più complicato, per il giudice, è stato stabilire l’ammontare dell’indennizzo che ha ritenuto dover essere pari a 14mila euro, molto meno di quanto richiesto dall’architetto.
Deve essere messo nei debiti fuori bilancio
Ma la vicenda non è finita con il pronunciamento del giudice. Settimana scorsa l’architetto Delfini ha infatti inviato una pec al Comune sollecitando gli amministratori a riconoscere la sentenza tra le ipotesi di debiti fuori bilancio, altrimenti, "in mancanza di un ottemperamento tempestivo, si procederà a inviare esposto alle competenti Autorità di controllo".