Lunedì i funerali di monsignor Ponzini
Da oggi pomeriggio la bara in Santo Stefano; il cordoglio dell'Amministrazione comunale e il ricordo di amministratori e politici.
Si terranno lunedì prossimo, 16 gennaio, alle 11, nel santuario della Beata Vergine del Rosario i funerali di monsignor Giuseppe Ponzini. Per quasi 40 anni a Vimercate, a lungo parroco, il sacerdote si è spento nella serata di ieri, giovedì 12 gennaio, a 90 anni nella Casa famiglia San Giuseppe di Ruginello dove era ospitato da qualche giorno.
La bara in Santo Stefano fino a domenica
In attesa delle esequie i vimercatesi potranno comunque salutare don Giuseppe dal pomeriggio di oggi, venerdì, dalle 16.15 nella parrocchiale di Santo Stefano, dove stasera alle 21 si terrà anche il Rosario. La bara resterà in Santo Stefano anche nelle giornate di sabato e domenica, dalle 9 alle 12 e dalle 16 alle 19.
Il sindaco Cereda
Intanto arrivano i primi ricordi degli amministratori comunali di oggi e di ieri che hanno conosciuto e frequentato don Ponzini. Cordoglio è stato espresso dall'Amministrazione guidata dal sindaco Francesco Cereda.
"Con la scomparsa di monsignor Giuseppe Ponzini la nostra città perde una figura di riferimento per la vita della nostra comunità - si legge in una nota diffusa nella mattinata di oggi, venerdì - Nei tanti anni del suo ministero ha sempre dimostrato il suo amore per Vimercate e per la sua comunità donando conforto e coraggio e camminando accanto a lei. Di lui conserveremo il timido sorriso capace di arricchire di umanità tutti noi, accompagnandoci per mano e aiutandoci con fermezza e con la capacità di tessere relazioni, sempre attento alle gioie e alle sofferenze di tutte le persone che incontrava. La nostra Amministrazione e la comunità della città intera si raccoglie in una preghiera di sincero e commosso ringraziamento".
Gli ex amministratori
Significative anche le parole dell'ex sindaco Paolo Brambilla e dell'ex vicesindaco Roberto Rampi.
L'ex sindaco Paolo Brambilla
"Don Giuseppe Ponzini se ne é andato - ha scritto l'ex primo cittadino Paolo Brambilla - Con quel suo portamento cosí distinto con cui lo abbiamo visto per trent'anni e passa attraversare la città, solo negli ultimi un po' incurvato, mi veniva da pensare gli potessero essere risparmiate le ultime stazioni di una personale e umana via crucis. Che pure invece ha vissuto, con grande dignità, fino a quando ha potuto a servizio della sua Vimercate. Si, della sua Vimercate. Anche in questo don Giuseppe ci ha stupito. Arrivato nel 1988, un carattere un po' irrigidito dagli anni trascorsi in Curia, ci era apparso un po' freddo e distaccato. Ma con il trascorrere del tempo, non perdendo il rigore dei comportamenti, ne abbiamo scoperto il lato umano, timido e riservato certo, ma teso e impegnato ad intessere quelle relazioni con i suoi parrocchiani e concittadini che lo hanno fatto sentire un pezzo irrinunciabile della vita della città. Lo ha fatto accompagnando, con l'attenzione e certo con la preghiera, le sofferenze, le gioie, i dolori dei tanti che incontrava. E poi quella sua scelta, di eleggere Vimercate a sua residenza anche dopo avere smesso il ruolo di Parroco. Una scelta definitiva, e l'inizio di un cammino discreto di rinnovato e diverso impegno. Questo mi viene da ricordare dell'uomo, che é quello che avverto di potere piú semplicemente condividere. Del prete ricorderò quel foglietto che immancabilmente tirava fuori prima di ogni omelia. Segno di uno studio attento della Parola, per cercarne la chiave con la quale consentirle di illuminare le fatiche dei nostri oggi difficili e incerti, ma anche del rispetto per il ruolo di servizio che avvertiva dovuto verso la comunità radunata intorno all'altare, una comunità che non meritava alcuna improvvisazione. Le dobbiamo tutti gratitudine e una preghiera don Giuseppe: anzi, Monsignore".
Il consigliere comunale Giovanni Sala
Toccanti anche le parole del consigliere comunale Giovanni Sala.
"Don Giuseppe arrivò a Vimercate che io ero da poco entrato in Consiglio Comunale (da lì a poco divenni capogruppo della Democrazia Cristiana) ed ero ancora legato all’oratorio ed alla Parrocchia Santo Stefano, dove avevo vissuto la mia adolescenza e gioventù. Infatti facevo parte del Consiglio Pastorale e dirigevo il coro in Chiesa nelle festività principali (Natale, Pasqua, e ricorrenze varie). Ero presidente della commissione liturgica ed ero lettore e cantore durante le S. Messe domenicali. Quindi i rapporti con don Giuseppe furono frequenti, fin dal suo arrivo. Certo il suo stile riservato e quasi austero erano diversi rispetto a quello del suo predecessore. Ma dietro questa sua aria di rigida apparenza c’era una umanità insospettata e dolce.
La prima cosa che mi stupì fu però il suo rigore nella distinzione tra “chiesa” e “stato”. Una sera mi chiamò e mi disse: Giovanni, forse dobbiamo fare un po’ di chiarezza nei tuoi impegni politici, sociali e religiosi. Secondo me dovresti scegliere se continuare il lavoro in parrocchia e nel consiglio pastorale oppure quello nelle istituzioni locali. Naturalmente era un suggerimento retorico, ma mi spiegò che era meglio, per me e per la comunità, che l’impegno fosse profuso al cento per cento in una direzione. Erano anche i tempi della scelta di realizzare a Vimercate il nuovo quartiere delle Torri Bianche, e fui invitato, ormai da “civile impegnato in politica”, a relazionare spesso sull’avanzamento del progetto e sui dettagli che spiegai molte volte all’interno del consiglio pastorale. Il nostro rapporto fu sempre franco e schietto. Negli anni seguenti fu anche la guida spirituale per me e mia moglie Grazia, nei tempi del “corso fidanzati” e successivamente in un “gruppo giovani famiglie” che si formò “spintaneamente” grazie al suo suggerimento. Gruppo che don Giuseppe seguiva personalmente. Con il tempo il suo carattere “esteriore” si addolcì, ma sempre con chiara visione delle cose del nostro tempo, dell’impegno sociale, politico, parrocchiale. Capace di parlare al cuore. Anche il suo sistema di relazioni (fratello sacerdote, fratello ex sindaco, rapporti con la Curia di Milano) erano a disposizione di Vimercate e delle persone con cui aveva rapporti costanti, in funzione delle necessità esistenti o emergenti. La sua attenzione personale, delicata, non mancò mai. Ricordo le sue visite a casa per la nascita dei figli, per una preghiera prima del loro battesimo, un libro di riflessioni per Natale o un libro di preghiere lasciatomi sul comodino dell’ospedale durante il mio ricovero post infarto. O le sue preghiere accanto al mio letto prima e dopo l’intervento per il tumore. Una guida discreta, attenta, pronta, autorevole, amorevole. Anche quando fu messo a riposo ebbe un suo ruolo ancora forte nella comunità, grazie anche alla acuta, attenta, fraterna guida (occhi di gufo) di don Mirko, del quale don Giuseppe mi ha sempre dichiarato una grande stima. A Vimercate siamo stati fortunati con i Pastori che ci sono stati inviati a guidare la nostra comunità. E don Giuseppe lo è stato davvero con saggezza e disponibilità. Sono contento di averlo conosciuto, di aver vissuto con lui momenti importanti della mia vita singola e famigliare, comunitaria e sociale. Lo ricordo così. Amorevole e paterno. Come era nel suo cuore".
L'ex vicesindaco ed ex parlamentare Roberto Rampi
"Delle tante qualità di monsignor Ponzini a me ha sempre colpito l’intelligenza, là profondità, l’apertura e il sorriso. Nei tanti scambi insieme ho apprezzato il desiderio di portare sempre un passo avanti la riflessione sulla comunità. La sua attenzione per la storia e per il patrimonio culturale è stata grandiosa. Senza di lui molte delle scelte durante la nascita del Must non sarebbero state possibili. E grazie a lui oggi alcuni tesori dell’arte sono al sicuro, recuperati, e fruibili da tutti".