Elezioni regionali, l'intervista alla candidata Letizia Moratti "Medici, Trenord e Turismo la mia nuova Lombardia"
«La mia è una proposta di governo molto concreta, che vuole dare risposte, al di là degli schemi, alle priorità dei lombardi»
Intervista di Sergio Nicastro (uscita sul Giornale di Monza il 24 gennaio)
L’appuntamento è alle 14, nella splendida cornice del Parco di Monza, che può sfoggiare anche quel tocco malinconico che solo l’inverno sa regalare. Letizia Moratti è reduce da un pranzo di lavoro con alcuni rappresentanti di Confimi («oggi siamo al terzo evento», confidano alcuni membri del suo staff), ennesima tappa di una campagna elettorale che sta per entrare nel vivo, ma che l’ha già portata a macinare centinaia di chilometri.
La sfida di Letizia Moratti
Sono passate meno di ventiquattr’ore dalla presentazione ufficiale della lista civica «Letizia Moratti Presidente» e di quei candidati che hanno deciso di correre con lei questa corsa apparentemente folle, ma che con il passare dei giorni pare acquistare sempre più solidità: «Siamo a un passo dal 30%, in poche settimane abbiamo raddoppiato i consensi: abbiamo ancora un mese di campagna elettorale, la partita è apertissima», aveva dichiarato sul palco. Solo il tempo potrà dire se si è trattata di verità o di un modo per caricare i suoi sostenitori, ma di certo lei è carica, pronta a giocarsi fino in fondo le sue carte. E lo si capisce anche dal piglio con cui la 73enne ex vice presidente e assessore al Welfare di Regione Lombardia affronta l’intervista.
Dottoressa, con lei non si può non partire dal discorso sanità e in particolare dalla questione medici di base, una emergenza per varie zone della Lombardia.
I medici di medicina generale sono liberi professionisti con un contratto nazionale e dipendono dallo Stato e non dalla Regione. Io ho lavorato più di un anno con il Governo Draghi per arrivare a un accordo, anche con la principale sigla sindacale dei medici, che prevedeva, in aggiunta alle ore che i medici svolgono come attività di liberi professionisti, un ulteriore numero di ore da dare alle Regioni in modo che queste potessero indirizzare i medici dove necessario. Mi auguro che il Ministro tolga dal cassetto questo progetto che era già stato vistato dalla Ragioneria dello Stato e dal Ministero di Economia e Finanza per poterlo rendere effettivo.
Dietrologie a parte, l’impressione è che nella partita il ruolo delle Regioni non sia da protagonista. O sbaglio?
Si, è così. Ma io credo che una Regione importante come la Lombardia debba avere la forza contrattuale di farsi sentire sui tavoli di governo, nazionali e internazionali.
Altro tema importante è il trasporto pubblico. A fronte di linee sicuramente efficienti, ce ne sono altre che denotano gravi carenze e una marcata arretratezza con quotidiane ripercussioni sui pendolari. Che ruolo può e deve svolgere la Regione? Lei è soddisfatta della gestione di Trenord?
La governance del trasporto pubblico in Regione è sbagliata perché dà il 50% a Trenord e il 50% a Ferrovie Nord: quando si ha questa situazione si fa fatica a decidere. Ho sentito che il presidente uscente Fontana dà la responsabilità a Ferrovie, ma un presidente di Regione, soprattutto quando ha una società di cui è proprietario al 50%, non può addebitare tutte le responsabilità agli altri. Se responsabilità ci sono si deve far carico di cercare di risolverle. Trenord non è efficiente, ci sono cancellazioni di treni e ritardi quindi è un tema che riguarda anche la gestione. La mia proposta è di mettere a gara Trenord e il servizio ferroviario regionale. Prima di fare questa proposta ho verificato cosa hanno fatto altri Paesi, ho studiato i casi in Germania e Francia ed è emerso che laddove i trasporti pubblici regionali sono stati messi a gara è migliorata la qualità del servizio e mediamente si sono abbassati i prezzi del 30%. Facciamo una gara, che non è una privatizzazione, ma un bando internazionale che può avere partecipazioni pubbliche e private, nazionali e internazionali, con l’obiettivo di rendere più efficiente ed efficace un trasporto che oggi non funziona. E questo incide sulla qualità della vita degli studenti e dei lavoratori e incide anche sulla competitività delle imprese: quando non ci si riesce a spostare facilmente per lavoro anche le imprese ne soffrono. E’ una questione di competitività del sistema.
A proposito di trasporti siamo reduci dall’approvazione del progetto da 131 milioni di euro della metrotranvia da Milano a Seregno. Cosa ne pensa? E’ uno strumento valido?
C’è un problema di analisi dei flussi e capacità di leggere il futuro per dare le risposte che servono nel presente. E’ evidente che certi progetti se hanno dei tempi troppo lunghi di realizzazione poi perdono efficacia. Bisogna avere un metodo previsionale, analizzare i dati in chiave prospettica e vale per sanità, formazione, trasporto, infrastrutture. In questo momento questo metodo non c’è, salvo che sulla sanità dove l’ho portato io.
In Brianza, soprattutto nel Vimercatese, il tema Pedemontana è tornato di strettissima attualità. Che visione ha della famigerata tratta D?
Pedemontana va sicuramente ultimata sia per gli investimenti che per lo stato dei lavori, ma è importante ragionare con gli Enti locali sulle opere compensative, coinvolgere davvero i Comuni. La Regione deve fare sintesi con i sindaci e non pensare solo alla lingua d’asfalto.
Parliamo di Pmi, che misure dovrebbe adottare una Regione per sostenere quello che è riconosciuta come la spina dorsale dell’economia lombarda e non solo?
Innanzitutto una semplificazione burocratica che permetta alle Pmi di accedere, per esempio, facilmente ai bandi, ora quasi una impresa. Poi la piena digitalizzazione della Pubblica Amministrazione facilita anche la Pmi. Poi il tema della formazione e dell’incontro tra domanda e offerta: bisogna mettere in atto dei percorsi di orientamento in ingresso e in uscita che facilitino un maggiore collegamento tra imprese, mondo di formazione e università perchè lo scollamento è dovuto anche a un mancato raccordo. La Regione deve fare da regia.
Da anni si discute del futuro della Villa Reale di Monza e recentemente sono emersi i contenuti del Masterplan definito da Regione. Che ne pensa?
Sicuramente ci sono investimenti previsti che vanno messi a terra e ora sono solo progetti. E’ ovvio che la Villa Reale di Monza deve diventare come Venaria, come Caserta e deve essere aperta tutta la settimana e non solo due giorni la settimana. Nel mio programma di governo della Regione c’è il raddoppio dei fondi per la cultura e in questo è chiaro che una perla come la Villa Reale di Monza dovrà entrare a pieno titolo. A differenza di Venaria, Villa Reale è al centro di un dedalo di Ville gentilizie: questo è un patrimonio che va messo in rete, come in Veneto le Ville palladiane. Dovrebbe diventare un percorso turistico. Noi dobbiamo lavorare molto sul turismo. Uno dei motivi di fondo che mi ha convinto a candidarmi è che la nostra Regione non cresce da dieci anni. Abbiamo un indice di competitività sotto la media europea, stessa cosa per l’indice Desi. Occorre far crescere questa Regione e per farlo bisogna essere capaci di attrarre anche investimenti internazionali. Io so di poterlo fare, ho già iniziato, sono stata a Londra e ho già avuto la disponibilità a investire un miliardo di euro in aree da rigenerare. In Alta Brianza ho visto aree che sarebbero già pronte a ospitare insediamenti produttivi innovativi. Monza è vicino a Milano e potrebbe essere sede di residenze universitarie e di giovani coppie che alleggerirebbe questione di costo della vita a Milano e intorno a questo si potrebbero creare servizi. Ci sono opportunità che vanno messe a terra.
Si aspettava la reazione dei suoi ex alleati di Centrodestra dopo la sua decisione di correre da sola, in un mix di attacchi e indifferenza?
Direi anche un po’ di paura. Io guardo al futuro, ai miei concittadini e concittadine, sono portatrice di una proposta politica innovativa, molto civica. Tutta la Lombardia è nella mia civica: imprenditori, commercianti, manager, educatori, personale medico, sportivi, rappresentanti del Terzo settore e dell’Amministrazione. E’ una lista con forte professionalità e competenze. E mette insieme anche anime politiche diverse che si sono ritrovate intorno a un obiettivo comune: una proposta di governo molto concreta, che vuole dare risposte al di là degli schemi alle priorità dei lombardi. E risposte a chi non si ritrova nell’attuale offerta politica dal momento che c’è un 37% di elettori che non votato alle Politiche.
Una Regione affamata di infrastrutture «Sosterremo sia la Lecco-Bergamo sia la Treviglio-Bergamo: sono necessità»
Pedemontana, linee ferroviarie, ma non solo. Perché la «sete» di infrastrutture in Lombardia è forte, fortissima e non sempre è facile coniugare il necessario rispetto con il territorio con le esigenze imprenditoriali di una terra che vuole e può stare al livello delle aree più sviluppate d’Europa e del Mondo.
Un tema caldo riguarda l’autostrada Treviglio-Bergamo per la quale la Regione ha stanziato 130 milioni e aperto una gara, finora andata deserta
«Sono temi annosi che i sindaci del territorio mi hanno evidenziato proprio qualche giorno fa nella mia visita in provincia di Bergamo. In un mondo dove le connessioni sono fondamentali, è impensabile rimanere isolati o affrontare odissee quotidiane per gli spostamenti. Si tratta di criticità che penalizzano le imprese, i lavoratori, gli studenti e che rischiano di incidere in maniera determinante sullo spopolamento di alcune zone. Sono criticità che condizionano le scelte anche per chi vorrebbe continuare a vivere in zone “decentrate” o oggettivamente più tranquille. Si tratta di opere strategiche, di fondamentale importanza e sulle quali stiamo già concentrando la nostra attenzione. In questi ultimi anni gli investimenti si sono indirizzati molto su Milano: il nostro obiettivo è invertire questa tendenza, avere più attenzione verso tutte le nostre Province. Sulle opere già finanziate l’obiettivo è dare un’accelerata per rispondere finalmente alle esigenze dei territori. La Bergamo-Treviglio è senza dubbio una di queste opere e sarà anche un importante “sfogo” in caso di traffico o incidenti sulle arterie già esistenti. Più in generale provvederemo ad un’analisi dei bisogni in chiave infrastrutturale».
Anche sulla Lecco-Bergamo è in corso una discussione dai toni a dir poco accesi...
«La Bergamo-Lecco è un'altra connessione su cui intervenire. Ci sono stati degli stanziamenti del Governo centrale e, dove di nostra competenza, ci muoveremo con una rinnovata attenzione, ma l’obiettivo è anche essere molto più presenti nei tavoli del Governo in modo da fare leva sulle decisioni che vengono prese a Roma».
Il realismo sulla decennale questione del casello di Agrate della Tangenziale Est
Non sarà uguale al balzello della guerra in Abissina che per decenni ha pesato sul prezzo della benzina (ora formalmente non lo fa più solo perché è stata resa strutturale), ma ci siamo quasi. Perché il casello di Agrate sulla Tangenziale Est è uno di quegli esempi concreti di inconcludenza politica: creato nel 1975, sarabbe dovuto restare in funzione «solo» dieci anni per ripagare l’investimento sostenuto. Di anni ne sono passati 48, il casello è ancora lì e l’unica cosa cambiata è il prezzo. Aumentato.
Dottoressa Moratti, togliamoci il pensiero, ma quel casello sarà mai eliminato?
«Un confronto con i tecnici e gli ingegneri del Ministero dei Trasporti potrebbe senz’altro essere avviato. Non è però il momento delle promesse di circostanza. Tanto è vero che quello che ho presentato è un programma di Governo, di legislatura, non un programma elettorale. Del resto, si tratta di una questione non di competenza regionale e la constatazione oggettiva è che le barriere di ingresso e il relativo pedaggio ci sono perché le autostrade hanno costi di gestione e di manutenzione».
Guida al voto
Intanto di seguito proponiamo una piccola ma esaustiva guida al voto per le prossime elezioni regionali: