Pena di morte: la provocazione dell'ex candidato sindaco dei Verdi
Fabrizio Cortesi, ex frontman di Europa Verde: "Parole volutamente provocatorie, serve una maggiore certezza della pena"
Pena di morte, la provocazione - seppur forte - dell'ex candidato sindaco per Europa Verde a Lissone.
Pena di morte: la provocazione
Una provocazione forte che ha voluto accedere i riflettori sul tema della certezza della pena. E’ l’ex candidato sindaco di Europa Verde Fabrizio Cortesi che, attraverso i suoi canali social, ha voluto dare uno scossone alle coscienze.
Vogliamo riaprire il dibattito, e poi andare al voto, sulla pena di morte?.
Queste le parole, scritte nero su bianco, utilizzate da Cortesi - che nel frattempo è in procinto anche di abbandonare il partito ecologista - per commentare la vicenda legata al femminicidio di Sofia Castelli (qui la vicenda raccontata dai colleghi della Gazzetta della Martesana) la 20enne uccisa sabato 29 luglio 2023 dall'ex fidanzato.
Ho utilizzato volutamente parole molto forti come provocazione, il mio obiettivo è stato sostanzialmente quello di smuovere le coscienze sullo stato della giustizia nel nostro paese. Il tema della certezza della pena non deve essere ne di Destra ne di Sinistra, soprattutto quando ci troviamo di fronte a casi di cronaca come quello drammatico di Cologno Monzese.
Ha commentato contattato dalla redazione del Giornale di Monza.
Un tema delicato e dibattuto
L’obiettivo, tra l’altro raggiunto, è stato proprio quello di creare dibattito intorno a un tema delicato e dibattuto.
Il vero nodo è quello legato alla gestione delle pene in caso di crimini così efferati come quello che ha portato alla morte di una giovanissima ragazza. In questo caso c’è anche la premeditazione di un omicidio, a livello etico come è possibile conciliare certezza della pena e rieducazione? Non sono assolutamente un forcaiolo, sono contro la pena di morte, ma un dibattito serio sul tema della giustizia è doveroso. Sarebbe utile aprire un tavolo sulla vicenda.
Cortesi ha così anche rispedito al mittente tutte le critiche e le accuse.
Il precedente a Brugherio
Solo l’altra settimana il presidente del Consiglio comunale di Brugherio Michele Bulzomì aveva invocato la pena di morte per gli autori un fatto di cronaca avvenuto proprio in Brianza.
Il commento aveva suscitato l’indignazione di Amnesty international Lombardia.
Ci dispiace doverle fare presente che da persona che ricopre un ruolo istituzionale poco si addice un linguaggio simile che fomenta l'odio piuttosto che promuovere la fiducia nella giustizia e nelle istituzioni - aveva commentato la nota ong impegnata nella tutela dei diritti umani - In quelle stesse istituzioni italiane che promuovono ai più alti livelli una moratoria per il superamento della pena capitale che è violazione del diritto alla vita.
Questa era stata la piccata replica che Amnesty aveva indirizzata direttamente al brugherese.
Cosa prevede la normativa?
La pena di morte, tra l’altro, in Italia era già stata abolita con il Codice Zanardelli nel 1899 e con l’amnistia generale di re Umberto I.
Reintrodotta durante il ventennio fascista, la pena capitale venne abolita definitivamente nel 1948 con l’introduzione della Costituzione repubblicana e con la ratifica - nel 2002 - del protocollo della Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
L’articolo 27 della Carta costituzionale, infatti, recita che «le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato».
Ed è proprio sul concetto di rieducazione che Cortesi è intervenuto a gamba tesa nel dibattito politico.
In molti Paesi del mondo la pena di morte è ancora prevista dagli ordinamenti giudiziari ed è prevista per reati particolarmente gravi ed efferati - ha concluso - Il problema è la giustizia italiana. Spesso dopo pochi anni di carcere molti delinquenti che si sono macchiati di crimini gravi tornano in libertà.
Ha chiosato il lissonese Fabrizio Cortesi.
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