«Curt di l’urtulan», i nuovi proprietari firmano l'atto di compravendita
Cinque famiglie veranesi si sono aggiudicate l'immobile per 420mila euro
E' stato firmato a Verano l’atto di compravendita della vecchia Corte Maggioni: la società "Curt di urtulan srl" creata il 2 agosto si è aggiudicata il comparto per 420mila euro.
C'è il compromesso di vendita
Da oltre un anno si parla della vendita della Corte dei Maggioni, la vecchia «Curt di urtulan» in via Umberto I e venerdì, la nuova società creata il 2 agosto dal ragionier Alberto Ratti, capofila della cordata di acquirenti, ha firmato il compromesso di vendita davanti al notaio.
Ecco chi sono i nuovi proprietari
I nuovi proprietari, tutti veranesi si sono trovati il 20 ottobre alle 16 davanti al notaio Eleonora Di Renzo, con studio in via alla Chiesa a Verano, per sottoscrivere l’atto.
Qualche mese prima, il 2 agosto, nell’ufficio del ragionier Ratti, era stata invece costituita la società «Curt di urtunal srl», composta oltre che dal capogruppo di minoranza Ratti, da Aurora Palmieri, titolare del negozio di bomboniere in centro, con il marito Roberto Castiglioni, commerciante di moto, la sorella Simona Palmieri (consigliere di minoranza) e suo marito Stefano Borgonovo, direttore amministrativo della residenza Il Parco, Mauro Roda e Ferruccio Farina, titolari di una società a Giussano, Marco Viganò che insieme al papà gestisce una società di impianti elettrici a Verano, e all’imprenditore Adelio Radaelli.
Le quote societarie
Radaelli è stato insieme a Ratti, l’ideatore di questa cordata ed è il socio di maggioranza della «Curt di urtulan», con il 28% delle quote.. I soci hanno quote singole che vanno dal 7%, al 14,28% fino ad arrivare al 28%. Tutti i proprietari sono clienti dello studio del ragionier Ratti e rappresentano cinque famiglie veranesi che sin dall’inizio di questa operazione si sono impegnate per raggiungere l’obiettivo, alla quale si sono poi aggiunte i due imprenditori di Giussano.
Immobile venduto a 420.000 euro
Il preliminare di acquisto è stato firmato per 420.000 euro, di fatto la stessa cifra che era stata offerta dall’Amministrazione, a luglio. Lo stabile di proprietà della parrocchia, «faceva gola» infatti anche all’Amministrazione comunale. A luglio dell’anno scorso il sindaco insieme alla sua Giunta aveva espresso la volontà di acquistarlo con l’intenzione di realizzare dei mini alloggi per anziani.
Qualche mese dopo, a novembre, il don aveva sottolineato l’importanza di questa vendita, necessaria - dopo che era sfumato l ‘affare per l’ex oratorio maschile - per ripianare parte dei debiti della parrocchia. A dicembre l’Amministrazione aveva quindi disposto uno spostamento in bilancio di mezzo milione di euro, da usare per l’acquisto dell’immobile di via Umberto I.
L'affare Corte Maggioni
L’affare «Corte Maggioni» però comincia a prendere forma tra febbraio e marzo di quest’anno: il Comune aveva fatto fare una valutazione interna che aveva stimato il valore dell’immobile in 350.000 euro. Qualcun altro però ci aveva messo gli occhi addosso, il gruppo di privati, interessati ad acquistare tutto il comparto per riqualificarlo che hanno messo sul piatto 400.000 euro, offerta rimasta in fase di valutazione dalla Curia. A maggio, però, c’era stato il colpo di scena, con una nuova proposta da parte del Comune, 420.000 euro. Di risposta il gruppo di imprenditori guidati dal ragionier Ratti, si erano detti anche pronti a rilanciare, fino ad arrivare a settembre quando la Curia ha dato l’ok definitivo alla vendita, accettando l’offerta della cordata di imprenditori.
Il ragionier Ratti
«Siamo contenti di essere riusciti a dare una mano alla parrocchia - precisa Ratti - ma anche di essere riusciti a chiudere una trattativa durata diversi mesi, piuttosto delicata e complessa che ha coinvolto anche il Comune. La nostra volontà di acquistare è stata chiara sin dall’inizio con una proposta concreta e ufficializzata. Quando noi abbiamo presentato l’offerta, don Luca è andato dal sindaco per informarlo, ma il Comune si è tirato indietro. Non erano interessati, questo è stato messo a verbale nel consiglio pastorale. Da qui in poi siamo andati avanti e chiuso la trattativa».