L'intervista

Carate Brianza, a riposo la "regina" della Sala Parto

La brioschese Piera Giussani, 61 anni, capo ostetrica in ospedale, in pensione da domani, venerdì, dopo 39 anni di servizio

Carate Brianza, a riposo la "regina" della Sala Parto
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«Da piccola? Sognavo di diventare hostess perché adoro viaggiare e invece...». E, invece, Piera Giussani ha dedicato una vita a far nascere bambini. Quanti? Impossibile dirlo in trentanove anni di servizio come ostetrica, 37 dei quali trascorsi nella sala Parto dell’ospedale di Carate Brianza.

Ostetrica a Carate Brianza da 37 anni

Un’istituzione, considerata da tutti come la «regina» del reparto che, dal 2019, è stata incaricata di coordinare dopo avere frequentato un master e aver partecipato ad un apposito concorso.
Oggi, giovedì 30 novembre sarà per lei, 61 anni compiuti, l’ultimo giorno di lavoro. Niente ferie: «Ho voluto essere qui perché questa professione mi ha regalato tantissime soddisfazioni e lasciare mi spiace davvero profondamente...», racconta con gli occhi lucidi.

«Ho iniziato come ostetrica nel 1984 per due anni a Seregno e poi sono arrivata a Carate Brianza. Per anni sono stata turnista in sala Parto: Natale, Capodanno, Pasqua, Ferragosto, domeniche trascorsi a fianco delle mamme e ad accogliere i loro bimbi - ci ha confidato la brioschese - Ci sono momenti impegnativi e di sacrificio, ma pieni di gioia, giornate e nottate tra vagiti che ho condiviso con colleghe e medici confrontandoci e confidandoci come fossimo in una grande famiglia...».

Era la coordinatrice del reparto

Classe 1962, moglie del fisioterapista Mario Viganò, ex collaboratore della Caratese, la «Giussi», come la chiamano le ventisette ostetriche che coordina, era arrivata al presidio di via Mosé Bianchi quando era primario l’indimenticato dottor Carlo Croce; poi ha lavorato a fianco di Angelo Fiorilli, di Anna Locatelli e, da ultimo, del dottor Marco Manni, direttore facente funzione della struttura di Ostetricia e Ginecologia.

«Ad un certo punto - racconta la capo ostetrica - ho voluto mettermi in gioco... Così dopo un master sono diventata la coordinatrice di quel gruppo che conoscevo e con il quale ho condiviso tante esperienze. Non ero proprio tranquilla e l'inizio non è stato certo in discesa con il Covid in un periodo difficilissimo e con sette ostetriche in gravidanza. A un certo punto mi sono detta: Ma chi me lo ha fatto fare? Invece i medici, il gruppo, le colleghe mi hanno supportata, aiutata, incitata e incoraggiata a non mollare e dal 2019 sono diventata coordinatrice della sala Parto, fiera di esserlo stata con alle spalle colleghe meravigliose, determinate e insostituibili. Mi sono ritrovata in un ruolo, oltre che lavorativo, umano impagabile punto di riferimento tra la vecchia e nuova generazione di medici, ostetriche e colleghe che mi hanno sempre dato la motivazione per andare avanti e mi hanno ripagato di tutti gli sforzi e i sacrifici fatti negli anni. Il nuovo ruolo mi ha appagato in ogni senso, l'unione, il valore umano, il credo comune in quella che è una missione incredibile mi hanno dato la forza anche di andare avanti quando non sembrava possibile...».

E adesso che è in pensione?

«Mi dedicherò a quello che mi piace fare: dal viaggiare al gioco del burraco che mi ha letteralmente contagiato».

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