Seregno

Celebrato il Giorno del ricordo delle vittime delle foibe

Il sindaco, Alberto Rossi: "Siamo qui per provare a rendere giustizia alla memoria del passato per guardare al futuro con spirito nuovo".

Celebrato il Giorno del ricordo delle vittime delle foibe
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A Seregno celebrato il Giorno del ricordo delle vittime delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata presso la stele in memoria di Norma Cossetto nel parco Fratelli Elia e Antonio Longoni, alla presenza delle massime autorità civili e militari oltre alle associazioni combattentistiche e d'arma.

Celebrato il Giorno del ricordo

Nella mattinata odierna, sabato 10 febbraio, la celebrazione del Giorno del ricordo nel parco Longoni, a cui ha partecipato l'Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, che rappresenta gli italiani fuggiti dall'Istria, da Fiume e dalla Dalmazia al termine della Seconda guerra mondiale sotto la spinta della pulizia etnica delle milizie jugoslave e lo spettro delle foibe. L'associazione era rappresentata dal vicepresidente del Comitato di Monza e Brianza, Diego Formenti, che ha sottolineato l'importanza della memoria contro il rischio del revisionismo di fronte a quei fatti tragici della nostra storia.

Il carteggio del gennaio 1947

Nel suo intervento il primo cittadino, Alberto Rossi, ha citato un carteggio del gennaio 1947 nel quale l'allora prefetto di Milano chiedeva al sindaco dell'epoca, Giovanni Colombo, di alloggiare i profughi che sarebbero arrivati a breve da Pola, là dove era iniziato l'esodo degli italiani. Ma il sindaco aveva risposto che il Comune non aveva locali disponibili perché le scuole erano occupate dagli sfollati di Milano.

Quando Seregno disse no ai profughi

"Non sappiamo quanto, in questo diniego, vi sia stato di fatica umana e quanto, invece, vi fosse di volontà di allontanare quel senso di fastidio che la storia degli esuli istriani, giuliani e dalmati ha portato con sé fin dalle origini, un fastidio che per decenni ha decretato un profondo oblio di tutta la vicenda storica del confine orientale dell’Italia - le parole di Rossi - Seregno, quella volta, aveva detto no. E questo un po’ mi pare strano e mi fa pensare, soprattutto per la generosità con cui, invece, Seregno aveva detto si all’accoglienza degli sfollati. La stessa generosità che ho visto e sperimentato, decenni dopo, per l’accoglienza dei profughi ucraini".

Rendere giustizia alla memoria del passato

Rossi ha aggiunto che "ci sono voluti molti anni per iniziare a porre rimedio a quel distacco, a quel girarsi dall’altra parte con fastidio. E’ il senso del nostro essere qui oggi: provare a riannodare i fili del passato con il presente, provare a rendere giustizia alla memoria del passato per guardare al futuro con spirito nuovo".

 

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