Vittime degli espropri: "I nostri terreni agricoli usati per la metro"
Ci sono anche campi coltivati tra i terreni che dovranno subire asservimento temporaneo o definitivo per realizzare la Lilla a Monza
Là dove c’era l’erba (e i loro terreni coltivati) ci sarà la metropolitana (e in qualche caso pure lo svincolo della A52).
Ci sono anche dei campi agricoli tra le proprietà di Monza che dovranno subire asservimenti temporanei o veri e propri espropri per la M5 e chi oggi li coltiva non è la prima volta che fa i conti con l’arrivo di infrastrutture che riducono sempre di più gli spazi verdi a disposizione.
Gli espropri degli agricoltori
«Già è difficile per la siccità, i nubifragi e i rincari sulle materie prime, ora dobbiamo affrontare anche questo», spiegano sconsolati Silvia Ventura, 37 anni e Ulisse Confalonieri, 40 anni.
I due monzesi ormai da un decennio hanno preso le redini delle aziende agricole di famiglia che prima erano mandate avanti dai loro padri e ancora oggi collaborano in un mestiere rimasto sempre meno usuale sul nostro territorio. L’amore per quello che fanno non manca e nemmeno la grinta, ma le difficoltà sono oggettive. «Sono ormai dieci anni che ho rilevato l’azienda agricola di papà quando si è ammalato ed è venuto a mancare e conduco i miei terreni agricoli di 90 ettari tra Monza, Brugherio, Agrate, Vimercate e Trezzo e lavoro anche conto terzi - racconta Silvia Ventura - Oggi i prezzi delle materie prime rapportate al prezzo finale non sono sostenibili. Per fortuna abbiamo ancora il gasolio agricolo agevolato, ma non basta, ci vuole un pagamento più equo». Aggiunge Ulisse (che lavora nell’ambito agricolo da quando aveva 22 anni: «Quello che ricavavi con un 10 ettari ora lo raggiungi con almeno 100, le cose sono peggiorate negli ultimi dieci anni». In una situazione già complicata, ci si sono messi anche gli espropri.
Gli espropri dei campi agricoli
«Alcuni dei terreni che coltivo sono soggetti a procedimento di esproprio, dicono che alcuni sono temporanei ed è vero, ma comunque per noi è un danno. Ci siamo già passati quando ci hanno chiesto l’asservimento per Monza Bettola».
La situazione degli espropri anche Ulisse la conosce bene: «Ci capitò l’asservimento anni fa per un’opera e i terreni non vengono mai ripristinati come dovrebbero. Ci si trovano dentro discariche di materiali».
Il timore poi per Silvia è che si ripeta proprio quanto accaduto con la M1, la linea rossa che da ormai 11 anni dovrebbe arrivare a Monza, con continui ritardi e lungaggini che hanno reso inagibile per moltissimo i suoi terreni. «A un certo punto abbiamo visto che avevano tirato via i picchetti, non c’era più nessuno che lavorava e abbiamo pensato avessero finalmente finito - spiega Silvia - Siamo entrati nei nostri terreni per vedere la situazione, abbiamo iniziato a smuovere la terra e abbiamo visto in che condizione erano i campi: dentro c’erano pezzi di calcinacci, materiali da costruzione, abbiamo trovato di tutto. Il mio timore è che anche con la M5 si ripeta la stessa cosa e staremo in ballo tantissimo senza poter coltivare i nostri terreni».
La storia di Silvia Ventura
Ventura, che è una delle poche donne a mandare avanti un’azienda agricola (e non ha nemmeno timore a manovrare un trattore) oggi segue le coltivazioni di frumento, orzo, mais, soia, colza, occupandosi sia della conduzione che della gestione dei terreni, portando poi prodotti in filiera.
E pensare che Ventura lavorava in una multinazionale medicale quando il papà Giovanni si è ammalato e ha deciso di lasciare tutto per dedicarsi all’azienda di famiglia che era stata avviata dal nonno Angelo (primo contadino). «C’era bisogno di qualcuno che stesse dietro alla burocrazia e ho fatto questa scommessa e oggi posso dire che nonostante le difficoltà lo rifarei. Concilio il lavoro con l’essere mamma di due bambine, mi impegno tanto, ma non ho un cartellino da timbrare e sono orgogliosa del mio lavoro, certo sarei più contenta se il risvolto economico fosse più favorevole».
Sempre più spesso, oltretutto i loro terreni sono «minacciati» dall’incombere delle infrastrutture. «Da una parte c’è il nuovo svincolo della A52, poi la Pedemontana dall’altro lato, ora la metropolitana, ma ho colleghi che hanno vissuto gli espropri con la Tem e la Brebemi. Conosco un collega che aveva avviato la sua attività, aveva un terreno, ci ha costruito anche un maneggio e ora il passaggio di Pedemontana rischia di far sfumare tutti i suoi sogni. Oggi come oggi la situazione è sempre più difficile per noi agricoltori brianzoli». E poi c’è l’incertezza. «Il progetto dello svincolo della A52 a Monza è già cambiato tre volte e viviamo nell’incertezza di sapere quali terreni “si salveranno” e quali no», chiosa Ulisse.