Monza

Lite legale sulla Principessa di Leonardo: il Consorzio vince

Il Tribunale ha messo la parola fine sulla vicenda cominciata nel 2015

Lite legale sulla Principessa di Leonardo: il Consorzio vince
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La lite per la “Pricipessa” la vince il Consorzio Parco di Monza, chiamato in causa da una società editrice di Bologna, che ha organizzato l’esposizione del quadro “La Bella Principessa”, avvenuta nel 2015 nella Sala del trono della Villa Reale, con presentazione di Vittorio Sgarbi.

Lite legale sulla Principessa di Leonardo

Si tratta del dipinto attribuito a Leonardo da Vinci, che, a seguito di studi e dispute tra esperti d’arte, ritrae Bianca Sforza, giovane sposa di Galeazzo Sanseverino, mecenate del Genio toscano.

La decisione del giudice

In base a una decisione dei giorni scorsi del giudice Chiara Binetti, del tribunale civile monzese, il Consorzio, rappresentato dall’avvocato Umberto Grella, non dovrà sborsare i 41mila euro di “mancati pagamenti arretrati” lamentati dalla società editrice nei confronti dell’ente pubblico.

In dubbio autenticità della lettera

Questa aveva addotto, a pretesa delle sue ragioni, una presunta lettera firmata del proprietario del dipinto, il collezionista d’arte Peter Silverman, nella quale sarebbero stati sottoscritti i costi per il “prestito” dell’opera. Documentazione fortemente contestata dal Consorzio, che ne ha messo in dubbio la stessa autenticità dell’atto.

Dubbi condivisi dal Tribunale

Riserva accolta dal tribunale, secondo cui “appare per lo meno singolare che il noleggio di un’opera di grande pregio e valore come quella in questione sia stata regolamentata attraverso un contratto di poche righe su carta libera, e privo di data certo”, e senza che via sia neanche “certezza in ordine all’entità della controprestazione economica, indicata dapprima in 50mila euro e successivamente in 70mila”.

L'attribuzione a Leonardo Da Vinci

Il collezionista, nel 2007, si aggiudica il ritratto per 19mila dollari, dopo averlo notato in una casa d’aste di New York. Alcuni autorevoli esperti, successivamente “identificano” la donna raffigurata in Bianca Sforza, attribuendo la paternità dell’opera (33 centimetri per 23, gesso e inchiostro su pergamena) al Genio toscano. In particolare è Martin Kemp, professore emerito a Oxford, assieme l’ingegnere francese Pascal Cotte, basandosi sull’analisi dei fori di legatura, a individuare il codice da cui la pergamena sarebbe stata strappata: si tratta di una copia di un incunabolo stampato a Milano nel 1490, la Sforziade.

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