Centro Mamma Rita in difficoltà economica, l'appello
Sessant’anni fa l’inaugurazione della struttura. Oggi serve aiuto per le bollette
Il centro Mamma Rita di Monza da sessant’anni si impegna per far sentire a casa anche i bambini e le famiglie con condizioni più fragili. Ora però l'operato delle Minime oblate svolto con una dedizione straordinaria è minacciato dalla crisi economica.
Centro Mamma Rita in crisi
Quello del Mamma Rita è un ruolo fondamentale che oggi rischia di venir minacciato da una crisi economica (ed energetica) che non lascia scampo nemmeno alle istituzioni di così lungo corso. Perché da pagare ci sono le bollette, quelle per i pasti dei bambini, ma soprattutto quelle del gas che oggi costa sempre di più e non ultimo c’è da saldare l’acquisto di una vettura elettrica per portare i più piccoli alle varie incombenze quotidiane.
La situazione del Centro di via Lario è però oggi piuttosto grave perché i bisogni di quanti vengono ospitati sono maggiori di quanto le sorelle riescono a fare entrare nelle casse dell’ente. Ora devono trovare il modo di risanare i bilanci, tagliando probabilmente attività assolutamente necessarie e da salvaguardare, visto che sono rivolte ai più deboli, agli ultimi. Ma oltre a questa operazione più complessa, vi sono oggi delle esigenze più immediate ed urgenti.
Cosa serve adesso
Più che cibo o vestiti, ora servono proprio i soldi per pagare le fatture ed evitare che restino al freddo o senza poter dare da mangiare ai loro ospiti. Al momento non serve direttamente il cibo perché il servizio mensa è appaltato, sta funzionando ma va pagato. In seguito potrebbe servire anche qualche benefattore che offra prodotti alimentari che sono fuori dal contratto di mensa (come per la colazione e la merenda). Il grido di aiuto è risuonato forte in una città che da sempre ha dimostrato generosità nei confronti del Mamma Rita, che è considerato un’istituzione di un’importanza fondamentale come il Villa Eva che è una sua diretta emanazione e che svolge una funzione importantissima nel sostenere i bambini di famiglie più disagiate. Ma oggi non basta più portare panettoni e regali a Natale. Quello che hanno bisogno sorella Patrizia Pirioni e le altre suore è un sostegno concreto. E Monza si sta già mobilitando.
La mobilitazione per aiutarli
Il tam tam sta rimbalzando tra le varie associazioni di volontariato (in primis i Lions da sempre vicini a questa realtà) per evitare che il Centro Mamma Rita debba ridurre le sue attività o, peggio, chiudere.
C’è un problema anche di anzianità perché la maggior parte delle consorelle hanno raggiunto un’età media di 82 anni e solo due sono al di sotto dei 70 anni.
Proprio quest’anno, a maggio, ricorrono i 60 anni dall’edificazione del Mamma Rita, anche se l’istituzione di cui fa parte, la «Piccola opera per la salvezza del fanciullo» che si preoccupa di dare una famiglia a chi non l’ha, mediante progetti di adozione, affido, ospitalità in case-famiglia ha già festeggiato il secolo.
«Per noi il Sessantesimo è un’occasione per dire che le difficoltà ci sono, ma che vanno affrontate - ha assicurato sorella Patrizia - Il nostro obiettivo è quello di continuare a rispondere alle esigenze sociali del territorio. Ci siamo e desideriamo continuare a esserci, ma abbiamo bisogno di sostegno. Sicuramente dovremo affrontare dei sacrifici, ma non vogliamo venir meno a un impegno col territorio che per noi è una mission».
La storia del centro
Le Minime oblate giunsero in via Lario nel 1949, ma solo l’11 febbraio 1962 con la posa della prima pietra si diede inizio al grande villaggio desiderato da Rita Tonoli, inaugurato poi il 31 maggio 1964. Il «Mamma Rita» era stato costituito da 12 piccole comunità che riunivano 5-6 minori ciascuna, dislocate in appartamenti indipendenti e guidate per lo più dalle religiose.
Nei 60 anni di presenza sul territorio il Centro Mamma Rita ha sviluppato una collaborazione con gli enti locali e con le istituzioni che operano nell’ambito socio educativo, impegnandosi nel tempo per la ricerca di soluzioni operative diverse, adeguate al mutamento dei bisogni, fornendo nel tempo un sostegno anche ai minori stranieri non accompagnati e alle mamme coi bambini in condizioni di precarietà.
Questo ha comportato un ripensamento dei progetti educativi e un grande investimento.