Salute e benessere

Tiroide, cosa fare quando compare il gozzo?

Intervista al dottor Matteo Annoni, dell’Unità Operativa Clinicizzata di Chirurgia Generale dell’Università di Milano-Bicocca agli Istituti Clinici Zucchi di Monza, un’equipe specializzata in Chirurgia tiroidea

Tiroide, cosa fare quando compare il gozzo?
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Sul nostro collo si trova la tiroide, una ghiandola piccola ma molto importante per numerose funzioni vitali del nostro organismo.
Spesso, però, può non funzionare bene e a volte ingrossarsi. Quando le terapie farmacologiche non sono sufficienti diventa necessario asportarla. Si può infatti vivere benissimo senza, grazie ai farmaci a disposizione che sopperiscono alle sue funzioni. E l’operazione chirurgica oggi, grazie alle nuove tecnologie, viene praticata in modo sicuro ed efficace.

Tiroide, cosa fare quando compare il gozzo?

Ne parliamo con il dottor Matteo Annoni, chirurgo esperto in chirurgia endocrina, dell'Unità Operativa Clinicizzata di Chirurgia Generale dell’Università di Milano Bicocca agli Istituti Clinici Zucchi di Monza.

Dottor Annoni, iniziamo spiegando cos’è la tiroide e a cosa serve?

"La tiroide è una ghiandola endocrina situata nella regione anteriore del collo. Ha piccole dimensioni e quando è sana non è palpabile. E’ molto importante in quanto produce ormoni vitali per molte funzioni quali: la regolazione dei processi di crescita e del metabolismo, la regolazione del ritmo sonno-veglia, le funzioni dell'apparato cardiovascolare, la sfera psichica. È quindi importante che la tiroide funzioni bene in quanto una sua alterazione può provocare un deficit delle funzioni citate in precedenza. Alcuni sintomi, che in una prima fase possono non essere riconducibili alla tiroide possono essere la comparsa improvvisa di palpitazioni o di insonnia o di turbe anche caratteriali. possono riguardare un errato funzionamento della tiroide. Diventa quindi necessario approfondire con esami specifici".

Il dottor Matteo Annoni

Quali sono i problemi che può avere la tiroide?

"Le patologie della tiroide sono di tre categorie: malattie da funzionamento, sta ad indicare che la ghiandola funziona troppo o troppo poco, quindi ipertiroidismo o ipotiroidismo; malattie nodulari: noduli benigni, maligni o intermedi; malattia mista: in cui sono contemporaneamente presenti questi due quadri, ossia una patologia nodulare associata ad ipertiroidismo o ipotiroidismo. Tra le malattie da funzionamento la più conosciuta è la tiroidite di Hashimoto, una delle malattie infiammatorie, autoimmunitaria che colpisce maggiormente il sesso femminile e ha un’altissima incidenza nella popolazione. Essa si manifesta con un quadro di ipertiroidismo che di solito passa inizialmente inosservato in quanto i suoi sintomi vengono spesso imputati allo stress. Successivamente però, quando il quadro infiammatorio si è risolto, rimane un ipotiroidismo perché la tiroide guarisce ma non riesce più a produrre la quantità corretta di ormoni. I sintomi da ipo o ipertiroidismo a volte sono quasi sovrapponibili, quindi serve un’interpretazione corretta. Ad esempio, se una donna ha già avuto casi in famiglia di tiroidite di Hashimoto, la probabilità di insorgenza di questa patologia è per lei molto alta. La causa principale è la carenza di iodio: quando la tiroide percepisce questa mancanza, aumenta la sua attività, si ingrandisce e dà origine al cosiddetto gozzo. Tra le malattie di funzionamento possiamo invece ricordare il morbo di Basedow, caratterizzato dall’esoftalmo, per intenderci le persone con gli occhi sporgenti".

E invece le malattie nodulari quali sono?

"Tra le malattie nodulari riconosciamo noduli benigni, spesso iperfunzionanti, cistici e maligni. In queste situazioni si sente la tiroide al tatto e proprio per questo molto spesso la diagnosi può essere fatta autonomamente. In questo caso possono verificarsi sintomi da compressione: la tiroide occupa un piccolo spazio del collo e gonfiandosi andando a comprimere le strutture circostanti, ad esempio la trachea e l’esofago, con comparsa di sintomi respiratori e difficoltà nella deglutizione. Il nodulo maligno, può nascere anche su una tiroide che funziona normalmente. E’ molto importante chiarire che nella maggior parte dei tumori tiroidei non si muore, perché sono a bassa malignità e invasività e, con il trattamento chirurgico, la tiroidectomia, si cura e risolve la malattia. Secondo le attuali linee guida, sui tumori molto piccoli si tende addirittura ad aspettare perché i rischi sono minimi, e con l’atto chirurgico si tende ad asportare solo la parte malata – lobo destro o sinistro – della ghiandola interessata e non tutta la tiroide".

E una volta tolta la tiroide cosa succede?

"Niente, oggi abbiamo la possibilità di somministrare gli ormoni tiroidei per bocca, con una semplice pastiglia al giorno. Questo permette una vita regolare, come se si avesse la ghiandola".

Quindi, come si arriva alla diagnosi del gozzo tiroideo?

"Dopo aver riscontrato al tatto un nodulo o dei sintomi particolari di malfunzionamento, si effettuano degli esami del sangue per verificare l’effettiva funzionalità della ghiandola. Successivamente è utile una ecografia tiroidea, un esame semplice che studia la dimensione della tiroide e la presenza di noduli. Sarà poi l’endocrinologo a valutare ulteriori esami e decidere la cura. Nei casi incerti serviranno invece esami di approfondimento, uno tra tutti l’agoaspirato: con la guida ecografica si prelevano cellule dal nodulo sospetto per verificare se è benigno o maligno. Infine, se il gozzo diventa grande da creare problemi oppure se la tiroide funziona ancora male nonostante la terapia farmacologica, si passa alla chirurgia, per risolvere definitivamente il problema".

E come funziona la chirurgia tiroidea?

"L’asportazione della tiroide può essere totale o parziale e cioè solo destra o sinistra. In questo caso potrebbe anche essere che la parte rimanete sia sufficiente per la produzione di ormoni. L’intervento, in un Centro di riferimento come il nostro, dura 40-60 minuti e viene eseguito in anestesia generale. E’ importante affidarsi a un Centro specializzato, attrezzato con le innovative strumentazioni e l’esperienza necessarie per un intervento sicuro. Con l’introduzione delle nuove tecnologie possiamo superare infatti i due problemi più importanti di questo intervento: il controllo del sanguinamento e la preservazione dell’integrità del nervo laringeo ricorrente. La tiroide è appoggiata sul nervo che comanda le corde vocali, quindi la complicanza più temuta è la lesione di questo nervo, che va quindi separato dalla tiroide senza lesionarlo. Se il nervo viene lesionato, infatti, la corda vocale non funziona più, con conseguenze sulla fonazione (voce rauca) e sulla respirazione".

Quali sono le nuove tecnologie che evitano questi rischi?

"Uno strumento all’avanguardia è il Neuromonitoring che permette durante l’intervento di tiroidectomia, il neuro monitoraggio del nervo ricorrente: vengono inseriti degli elettrodi a cavallo delle corde vocali, con uno elettrostimolatore, si stimola il nervo laringeo ricorrente mediante un impulso elettrico. In questo modo il movimento delle corde vocali conferma la certezza della sede del nervo e della sua buona funzionalità. Senza questo strumento bisognerebbe procedere secondo esperienza ma senza la sicura certezza di non aver lesionato il nervo. Questa strumentazione, di cui il nostro Centro è ben attrezzato, ha radicalmente cambiato la chirurgia tiroidea, riducendo le complicanze da lesione nervosa monolaterale o, più grave, di quella bilaterale".

In che modo si riducono le complicanze?

"Nel caso di tiroidectomia totale asportiamo prima un lobo e facciamo la stimolazione del nervo: se questo funziona bene, proseguiamo; se non dovesse funzionare ci fermiamo per ottenere un suo recupero mediante la riabilitazione e i farmaci. Solo dopo aver recuperato la sua funzionalità si procederà con l’asportazione dell’altra parte della tiroide. Facciamo due interventi, di mezz’ora circa ognuno e in due tempi diversi ma così facendo, riduciamo a zero il rischio di esiti da lesione nervosa. La tecnologia applicata alla chirurgia serve per dare sicurezza, e quindi maggiore efficacia. Ovviamente bisogna saperla usare quindi è fondamentale andare in un Centro specializzato. Un altro strumento essenziale che abbiamo è il bisturi a radiofrequenza: una pinza che taglia e coagula allo stesso tempo, così da avere un controllo del sanguinamento in modo più efficace. La nostra scelta è quella di garantire la performance chirurgica migliore in tutti i casi".

Come funziona poi la fase post operatoria?

"A tutti i pazienti effettuiamo una laringoscopia pre e postoperatoria per verificare la motilità delle corde vocali. Quando necessario, mettiamo in atto tutte le azioni adeguate per recuperare la funzionalità completa. Le dimissioni avvengono in seconda giornata postoperatoria, già con la prescrizione della terapia farmacologica sostitutiva, quando necessaria. Successivamente vengono programmati i controlli con l’endocrinologo. Una visita di controllo viene effettuata dopo circa 7 giorni, anche se la maggior parte delle nostre suture sono intradermiche riassorbibili e non necessitano della rimozione di punti. Le nostre incisioni sono minime e guariscono rapidamente. Le piccole cicatrici che ne conseguono rimangono spesso sulle pieghe del collo, quindi per nulla visibili".

Istituti Clinici Zucchi: professionalità, esperienza e innovazione

Agli Istituti Clinici Zucchi l’Unità Operativa Clinicizzata dell’Università di Milano-Bicocca, diretta dal professor Angelo Guttadauro, vanta un’equipe di medici esperti in Chirurgia Tiroidea. Tra questi, il dottor Matteo Annoni, il dottor Giovanni Colombo e il dottor Claudio Marradi che operano con attrezzature all'avanguardia, garantendo interventi mininvasivi e sicuri. Oltre alla Chirurgia della Tiroide, l’Unità Clinicizzata effettua più di 1.400 interventi annui e circa 4.600 prestazioni ambulatoriali annue nell’ambito della Chirurgia Generale, della Chirurgia delle Ernie e Laparoceli, della Chirurgia Proctologica e del Pavimento Pelvico, e della Chirurgia Oncologica.

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