Monza e Concorezzo

Asfalti Brianza, il Comitato di Sant'Albino chiede al sindaco Capitanio un'ordinanza per bonificare l'area

Stamattina, sabato 20 luglio, il comitato di quartiere di Sant'Albino ha convocato una conferenza stampa davanti ai cancelli dell'azienda per fare il punto della situazione

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Parola fine sulla vicenda Asfalti Brianza: l'azienda concorezzese chiude definitivamente i battenti. A darne notizia è stata direttamente la civica "La Rondine", il gruppo consigliare di Concorezzo che per anni, insieme al Comitato di Sant’Albino di Monza, si è battuto contro il bitumificio.

Proprio stamattina, sabato 20 luglio, Micaela Martinengo e Lorenzo Citterio del Comitato di quartiere Sant'Albino, insieme al consigliere comunale di Concorezzo del gruppo "La Rondine" Francesco Facciuto, hanno organizzato una conferenza stampa proprio davanti ai cancelli dell'azienda che si trova in via Rancate, al confine tra Monza e Concorezzo.

"Una montagna di fresato da smaltire"

"Siamo ovviamente contenti che si sia chiusa una battaglia durata cinque anni, in difesa della salute di migliaia di cittadini - hanno dichiarato i membri del Comitato -  Ora occorrerà fare in modo che lo stabilimento non possa più nuocere e che vengano approntati tutti i necessari interventi di ripulitura dell'area. Ricordiamo che accanto a questa montagna di fresato abbandonato e da smaltire, di cui non sappiamo la provenienza,  c'è un pozzo di Brianzacque. La nostra preoccupazione è che queste sostanze possano, per captazione, raggiungere la falda acquifera. Il sindaco ha dichiarato che siamo stati da stimolo per l'attività amministrativa. A questo punto chiediamo al primo cittadino Mauro Capitanio che emetta in fretta un'ordinanza di smaltimento del fresato nei confronti della proprietà e che i costi di questa operazione non ricadano sulla collettività. Certo rimane l'amaro in bocca per il fatto che, forse, l'Amministrazione comunale di Concorezzo, quando diede l'ok all'apertura di questa attività, avrebbe potuto controllare meglio chi erano i proponenti e cosa c'era alle spalle di questa attività. Insomma si dovevano chiedere maggiori garanzie piuttosto che lasciare all'azienda la possibilità di lavorare fino a quando un gruppo di cittadini, dopo molte vessazioni, sono riusciti a stoppare questa attività".

Le indagini della Procura di Monza

"Al momento sono due i filoni che vengono seguiti dalla Procura di Monza: il primo relativo ai rifiuti - ha continuato Michela Martinengo -  A breve partirà anche quello riguardante le emissioni in atmosfera. Si tratta di un argomento per noi molto rilevante perchè proprio per quello ci siamo battuti in questi anni. Ricordo che abbiamo passato ben due estati a non poter aprire le finestre delle nostre case. Ancora oggi siamo consapevoli che in quel periodo abbiamo respirato elementi cancerogeni pericolosi per la salute poichè derivati dal petrolio. Continueremo a monitorare la situazione e ci teniamo a ringraziare il gruppo consigliare della "Rondine", "Legambiente", le "Iene", il sindaco di Agrate Brianza Simone Sironi, l'ex sindaco di Brugherio Marco Troiano, l'attuale assessore monzese Egidio Riva e tutti coloro che si sono battuti al nostro fianco".

"Mai più un'altra Asfalti Brianza sul nostro territorio"

Facciuto ha puntato il dito sul fatto che vicende come quella di Asfalti Brianza non accadano più.

"Questo sito produttivo si è dimostrato incompatibile con l'abitato circostante - ha dichiarato Facciuto - Dobbiamo fare in modo che non vengano più rilasciati titoli autorizzativi con la leggerezza avvenuta in passato. Questo vale sia per l'Amministrazione comunale, sia per la Provincia di Monza, sia per gli enti predisposti al controllo".

Il comitato ha voluto anche fare il punto sul rapporto tra gli agenti inquinanti respirati in questi anni e la salute dei cittadini che abitano nelle vicinanze del sito produttivo.

"Per capire che aria abbiamo respirato in questi anni e le eventuali ricadute sulla popolazione dal punto di vista medico abbiamo chiesto ad Ats se era possibile avere un report su eventuali casi emersi in questi anni ma questa documentazione non ci è mai stato concessa - ha aggiunto Martinengo - Alcuni medici ci hanno detto che le ricadute sulla salute per questo dipo di inquinamento si vedranno in decine di anni. Sarebbe utile, però, che tutte quante le persone coinvolte potessero fare degli screening periodici per capire lo stato di salute. Stiamo parlando di agenti inquinanti simili agli starichi delle auto. Sicuramente possiamo dire che da quando l'azienda ha chiuso noi possiamo finalmente aprire le finestre delle nostre case".

 

 

 

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