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Tre generazioni di «barbé» premiate dalla Regione

«Colombo Barbiere», ha ricevuto dal Pirellone il riconoscimento di «storica attività artigiana»

Tre generazioni di «barbé» premiate dalla  Regione
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«Da quanto faccio questo lavoro? Non ho contato esattamente gli anni». Indica le poltrone in pelle che ogni giorno accolgono i suoi clienti. «Diciamo che quando sono diventato alto come lo schienale ho iniziato a mettere le mani a barba e capelli...». E da quel momento non ha più smesso.
Alessandro Colombo porta oggi avanti l’attività nata con il nonno Angelo Giovanni - «è stato lui il primo a cui ho tagliato i capelli e sempre lui mi ha insegnato a usare il rasoio per la barba», racconta - e cresciuta con il padre Vincenzo: «Colombo Barbiere», salone di via Vittorio Veneto a Veduggio che nei giorni scorsi ha ricevuto da Regione Lombardia il riconoscimento di «storica attività artigiana». Le premiazioni ufficiali sono attese tra settembre e ottobre.
«Ringrazio il sindaco Luigi Dittonghi e la responsabile del Servizio demografico Monica Nespoli che, aiutandomi a trovare dei vecchi documenti, mi hanno permesso di completare quelli già in mio possesso e di presentare così la domanda in Regione», ha tenuto a dire il parrucchiere.

Tre generazioni di «barbé»

Tre generazioni di «barbé». La prima licenza è datata marzo 1966, ottenuta da nonno Angelo Giovanni dal sindaco dell’epoca, Luigi Fumagalli. La sede è rimasta la stessa, nel cuore del paese, con un «trasloco» di qualche anno ad una manciata di metri di distanza, vicino al Municipio. Frequentata per un taglio a regola d’arte e pure per qualche chiacchiera da generazioni di veduggesi di ogni età: dai piccolissimi ai quali è riservato il muro vicino all’ingresso, utilizzato a mo’ di lavagna, fino agli anziani, passando per i ragazzi («devo ammettere di essere abbastanza “classico”, consiglio loro di scegliere un taglio che faccia emergere il carisma piuttosto che imitare il personaggio famoso del momento») e i professionisti «sempre con il tempo contato». Tra gli habitué anche una lunga lista di volti simbolo della comunità. Uno su tutti: il compianto parroco don Naborre Nava.
«Fare il parrucchiere ti porta ad essere un po’ il confidente dei clienti. Ed è proprio il contatto con le persone uno degli aspetti che più mi piace della mia professione, perché il continuo confronto mi arricchisce come persona», ci ha spiegato Colombo accogliendoci giovedì in negozio, in un momento di pausa tra un appuntamento e l’altro. Appuntamento divenuto una regola con il Covid, mantenuta anche una volta finita l’emergenza.
«Mi permette di lavorare meglio anche se devo ammettere che a tratti sento la mancanza del “salotto” che si creava tra i clienti che attendevano il loro turno».

Il luogo del cuore

Alessandro, dopo un paio di esperienze sotto «padrone» per farsi le ossa e una decina buona di anni trascorsi collaborando con il papà, nel 2016 ha preso le redini del salone dopo la morte improvvisa di Vincenzo, con l’aiuto di mamma Giusy. Mai pensato di lasciare Veduggio per una «piazza» più grande?
«Si ma poi sono rimasto, anche perché restando qui mi sembra di rispettare il ricordo di mio nonno e di mio papà», ci ha risposto, citando con il sorriso un’indimenticabile passaggio della pellicola «Radio Freccia».
«Credo che la voglia di scappare da un paese con ventimila abitanti vuol dire che hai voglia di scappare da te stesso, e credo che da te non ci scappi neanche se sei Eddy Merckx...»

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