Il San Gerardo e l'approccio multidisciplinare nella cura del tumore alla prostata
Nell'ospedale monzese un gruppo di lavoro garantisce al paziente un percorso diagnostico e terapeutico condiviso e basato sulle più nuove evidenze scientifiche
E' la neoplasia più frequente nell'uomo, ma se diagnosticata precocemente e poi opportunamente curata non modifica la sopravvivenza dei pazienti. Parliamo del tumore della prostata.
Il San Gerardo e l'approccio multidisciplinare nella cura del tumore alla prostata
Presso la Fondazione IRCCS San Gerardo di Monza, l’approccio nella cura di questa patologia è oggi multidisciplinare come sottolinea il dottor Salvatore Blanco, Direttore facente funzione di Urologia:
“Esiste un affiatato gruppo di lavoro, che coordino personalmente, costituito da urologi, oncologi, radioterapisti, radiologi, medici nucleari, laboratoristi, patologi, infermieri, che riunendosi periodicamente, garantisce sempre al paziente un percorso diagnostico e terapeutico condiviso e basato sulle più nuove evidenze scientifiche”.
“L’introduzione nelle nostre sale operatorie della piattaforma robotica - prosegue il dottor Blanco - i cui vantaggi sono ormai noti a tutti, ha permesso al reparto di Urologia di poter offrire al paziente anche la possibilità di un intervento di asportazione della prostata con tecnica minimamente invasiva: i risultati raggiunti sono ottimi, tali da averci dato la soddisfazione per aver richiamato pazienti da fuori regione”.
Le novità per la diagnosi
Anche per la diagnosi ci sono importanti novità con l’introduzione dell’esecuzione ambulatoriale delle biopsie prostatiche con tecnica Fusion, che vengono effettuate da un team composto da urologi e radiologi.
“La tecnica Fusion - spiega il dott. Rocco Corso, Direttore della Radiologia Diagnostica per immagini e interventistica - permette di eseguire la biopsia prostatica in modo mirato sulla lesione sospetta sovrapponendo e fondendo le immagini acquisite con la risonanza magnetica, visibili in tempo reale con l’ecografia, raggiungendo con questa modalità una maggior precisione del prelievo bioptico con conseguente elevatissima accuratezza diagnostica”.
“Per le terapie del tumore della prostata - aggiunge il professor Stefano Arcangeli, Direttore della Radioterapia - abbiamo messo a punto trattamenti di avanguardia che, grazie all’utilizzo di tecniche di imaging (Image guided radiotherapy o IGRT) e di tracking, ossia di monitoraggio in tempo reale del bersaglio neoplastico, permettono di somministrare con estrema precisione e non invasivamente dosi di radiazioni molto elevate con risparmio dei tessuti sani”.
Le terapie per il tumore alla prostata
“Per quanto riguarda le terapie mediche - conferma il professor Diego Cortinovis, Direttore dell’Oncologia - oggi sono disponibili terapie anti ormonali di nuova generazione che, se introdotte precocemente nel decorso della malattia, possono impattare in maniera evidente sulla prognosi di questi pazienti. L’introduzione, inoltre, di trattamenti di combinazione che si affiancano alla chemioterapia possono rendere più efficace la cura anche in malattie più invasive e infine l’impiego della valutazione biomolecolare permette oggi di utilizzare terapie specifiche non chemioterapiche in una quota di questi pazienti comportando, ancora una volta, un beneficio in termini di spettanza di vita”.
“Presso la Medicina Nucleare del nostro istituto - ricorda il Direttore, professor Luca Guerra - è possibile eseguire la PET (tomografia a emissione di positroni) con PSMA (Prostatic Specific Membrane Antigene), metodica diagnostica di riferimento per la diagnosi di malattia nei pazienti con recidiva biochimica e in caso di malattia all’esordio in pazienti ad alto rischio di metastasi. Oltre a ciò, tra i futuri obiettivi, vi è l’utilizzo di nuovi radiofarmaci a scopo terapeutico che consentiranno di ampliare le opzioni di cura disponibili per questo tipo di malattia”.
Gli studi
Conclude il dottor Blanco: “L’aggiornamento e la ricerca in campo medico non si devono mai fermare, i programmi di sviluppo futuro su cui stiamo già lavorando al San Gerardo, prevedono studi sui tumori con caratteristiche eredo-familiari, ovvero la ricerca delle mutazioni genetiche che possono predisporre gli uomini alla formazione del tumore della prostata al fine di personalizzare le terapie”.