«Così aiuto chi si sente insicuro in strada»
Daniela Orsi: «Ho ricevuto una chiamata di 58 minuti da parte di una ragazza che temeva di essere in pericolo»
L’app Viola, creata dall’associazione «DonnexStrada», ha anche una volontaria medese: Daniela Orsi, titolare della lavanderia in via Grandi a Cabiate.
Che cos'è l'app Viola
A spiegare in che cosa consiste il progetto è Simona Mancino, una delle volontarie e responsabili dell’app: «E’ un servizio per le persone che si sentono insicure in strada, attivo 24 ore al giorno e coperto da volontari suddivisi a turni». Un’idea nata su Instagram e che ben presto si è diffusa su tutto il territorio nazionale. Dopo l’esperienza sui social, è nata l’app che adesso si può scaricare ed è disponibile in tre lingue.
Ma come funziona esattamente? Risponde sempre Mancino: «Ci si registra e si contatta il volontario per una videochiamata di accompagnamento. All’interno dell’app, la persona sente il volontario e gli spiega dove si trova e dove è diretta. Con il suo consenso la si può raggiungere e si possono chiamare le Forze dell’ordine».
L’app Viola si fonda sul lavoro di 60 volontari e può contare sull’appoggio di «DonnexStrada», che estende il suo raggio d’azione alla consulenza legale e psicologica per aiutare le persone che ne fanno richiesta.
Parallelamente alle videochiamate, si sviluppa l’iniziativa «Punti Viola». Negozi e attività commerciali che si mettono a disposizione per fungere da rifugio per le persone che si sentono in pericolo.
«Così aiuto chi si sente insicuro in strada»
La volontaria Orsi, attiva a Cabiate con la sua lavanderia, spiega com’è entrata in contatto con l’associazione: «L’ho conosciuta tramite un’amica infermiera che seguiva “DonneXStrada”. Ho provato a fare domanda una prima volta ma stavano ancora ingranando. Ci ho riprovato a gennaio 2022 e, dopo un colloquio, ho accettato ben volentieri di fare i turni notturni».
Un’esperienza che l’ha arricchita notevolmente: «Si è sviluppato un rapporto umano con gli altri volontari, ci aiutiamo anche privatamente e ho conosciuto tutti i membri dell’associazione», conferma.
Orsi evidenzia proprio questo particolare:
«Ho instaurato, oltre che con Simona, un rapporto di amicizia che va oltre il volontariato. Cerchiamo di aiutarci e sostenerci, anche in caso di dubbi». Anche per Mancino, il vero punto di forza di questo volontariato è il rapporto con le altre persone coinvolte nel progetto.
Tuttavia, non sempre tutto è rose e fiori: «Un momento di difficoltà l’ho avuto durante i primi tempi dell’app, quando ancora si utilizzava Instagram. Mi sentivo inerme, quindi ho fatto richiesta per dare una mano anche sul social».
Orsi racconta un episodio che le è capitato: «Ho ricevuto una chiamata di 58 minuti da parte di una giovane che si trovava in una zona isolata. La ragazza si sentiva sicura al telefono con noi e, alla fine, è arrivata tranquillamente a casa».
Conclude: «C’è tutta una serie di eventi per diffondere il progetto dalle grandi città ai piccoli centri. E’ anche uscito un libro. Di solito, i maggiori centri urbani fanno da ponte per i piccoli Comuni».