Perseguitato dalle baby gang perché gay: "Ho denunciato"
La storia di Antonio, 41 anni, di Monza che ha deciso di dire basta ai soprusi e di chiedere aiuto ai Carabinieri
Si può oggi, anno di grazia 2024, in una città del mondo occidentale, essere adulti ed essere bullizzati da una baby gang prevalentemente composta da minorenni, per motivi di orientamento sessuale? Si può. Succede a Monza. E da tempo. Ma ora c’è chi dice basta, e ha deciso di metterci nome, cognome e la faccia. Nella speranza di suscitare una maggiore attenzione da parte di tutti sui temi della convivenza civile.
La storia di Antonio
Antonio , 41 anni, un lavoro stabile, omosessuale, abita a Monza da 24 anni. Indole mite, «mi sono sempre trovato bene nel quartiere». Da qualche anno però è preso di mira da un gruppo di ragazzini di San Fruttuoso, che con l’appoggio di qualche maggiorenne ha cominciato a dargli fastidio e a minacciarlo.
Lo scorso dicembre uno dei ragazzi appartenente al gruppo, dopo averlo schernito, lo ha preso a schiaffi rubandogli poi la bicicletta. Torre non ha sporto denuncia. A gennaio minacce di botte se non avesse acconsentito alle richieste dei ragazzi, e lui per timore non ha detto di «no» («ho voluto proteggere il mio compagno»). Ma ancora niente denuncia.
La baby gang
Un paio di settimane fa l’episodio che ha segnato la svolta, e che ha portato Torre a sporgere denuncia ai carabinieri.
«Ero nei pressi di una pizzeria di San Fruttuoso, attorno alle 21 - racconta - quando questo gruppo di ragazzi ha cominciato a offendermi. Per paura mi sono rifugiato all’interno della pizzeria per una decina di minuti, ma loro erano fuori, come mi aspettassero». Il branco che aspetta la preda.
«Appena sono uscito hanno ricominciato a offendermi. Ho cominciato ad allontanarmi e nel frattempo ho chiamato il numero di emergenza. Vedendo che chiamavo, si sono dispersi. Io ho cominciato ad inseguire uno di loro per cercare di farlo identificare, cosa che è avvenuta all’arrivo dei carabinieri, che si son messi poi a parlare anche col padre del ragazzino, arrivato nel frattempo. I carabinieri hanno cercato di calmare la situazione».
Il giorno dopo Torre era dai carabinieri a sporgere denuncia: «Sono un gruppo di una ventina di ragazzi che conosco di vista. Stazionano sempre nell’area tra il McDonald’s e l’Esselunga di San Fruttuoso. Se uno di loro è da solo e mi incontra per strada, non succede niente, anzi magari mi saluta. Ma quando sono in branco...».
La scelta di denunciare
«Tutto è nato anni fa - continua Torre - quando ho aiutato una signora anziana carica di borse ad attraversare viale Romagna. Alcuni di questi ragazzini erano li che davano fastidio alla signora. Li ho allontanati, chiedendo che la smettessero. Da allora mi hanno preso di mira sempre più insistentemente».
Ma adesso Torre ha ritenuto che la misura fosse colma. Tramite i referenti del Controllo di vicinato ha deciso di uscire dal guscio: «Non voglio reagire perché ho anche paura che un giorno o l’altro possa magari spuntare fuori un coltello o altro. Perchè i ragazzini poi diventano adulti e non si sa mai... Ma voglio denunciare pubblicamente la cosa perché le persone, tutte le persone, non devono avere paura di uscire di casa, non devono essere costrette a scappare davanti alla prepotenza di chi non sa a cosa attaccarsi per affermarsi».
La polemica politica
Ricordiamo che solo un paio di settimane fa era scoppiata in Consiglio comunale una polemica tra opposizione e maggioranza sulla sicurezza in città e in particolare in centro. Dall’opposizione Stefano Galbiati (Noi con Allevi) aveva rimarcato che la gente ha paura a uscire la sera. L’assessore alla Sicurezza Ambrogio Moccia aveva sottolineato l’impegno delle Forze dell’ordine, ma ammesso una insoddisfazione sulla sensazione di sicurezza percepita mentre il sindaco Paolo Pilotto aveva assicurato il costante impegno dell’amministrazione e snocciolato i dati sugli arresti negli ultimi mesi.