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Per colpa di Milano le case costano troppo, ceto medio in difficoltà

Dell’emergenza abitativa s’è parlato al Binario 7 al convegno «Un nuovo habitat a Monza e in Brianza» organizzato dal Consorzio Cooperative Lavoratori

Per colpa di Milano le case costano troppo, ceto medio in difficoltà
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Milano «spinge» i valori immobiliari anche della Brianza, dove il 16 per cento degli occupati fa il pendolare sul capoluogo regionale (valore che sale al 23 per cento a Monza città). E anche sul nostro territorio ora le case costano "troppo" per il ceto medio.

Problemi e soluzioni

Dal 2015 (Expo) al 2021 i valori immobiliari a Milano sono cresciuti tre volte di più degli stipendi. Milano, da esclusiva, sta diventando escludente. Sempre più a rischio, anche in Brianza, è dunque quella zona grigia delle famiglie a reddito medio, troppo ricche per accedere all’edilizia pubblica ma per le quali le case sul mercato libero sono troppo costose.
Una soluzione potrebbe essere l’affitto ma i proprietari, soprattutto quelli piccoli (chi, tipicamente, ha comperato un appartamento, oltre a quello dove risiede, pensando ai figli), hanno paura a dare in locazione alloggi di cui potrebbero avere difficoltà a rientrare in possesso.

Un’altra soluzione potrebbe essere quella cooperativistica, ma qui servono accordi con le Amministrazioni pubbliche.
Di tutto questo s’è parlato la settimana scorsa  al Binario 7 al convegno «Un nuovo habitat a Monza e in Brianza» organizzato dal Consorzio Cooperative Lavoratori per i suoi cinquant’anni di attività. Attorno a un tavolo il sindaco Paolo Pilotto, il presidente della Provincia Luca Santambrogio, il vicario episcopale di Monza monsignor Michele Elli, il professor Arturo Lanzani del Dastu e Martina Melotto, responsabile dell'Area Abitare del Consorzio Comunità Brianza. A fare gli onori di  casa il consigliere delegato del Ccl per la Brianza, Lorenzo Carenzi, e il direttore generale del Consorzio Claudio Palmerini.

La domanda di casa

In 50 anni il Consorzio ha attuato 74 interventi che hanno permesso fino a oggi di offrire una risposta alla domanda di casa di oltre 1800 famiglie in 28 città della Provincia di Monza e Brianza. A Monza gli alloggi realizzati sono 121, l’ultimo dei quali in via della Birona dove proprio in questi giorni si stanno svolgendo le preconsegne ed entro l'anno le consegne definitive di 28 alloggi. Un progetto che ha affrontato e superato il periodo del Covid e che, nonostante l'aumento dei prezzi del settore delle costruzioni e quello dei tassi, ha mantenuto il valore originario di assegnazione: 2.350 euro al mq, a fronte di una media di 2.900/3.000 in città.
«Il nostro stile -ha sottolineato Palmerini- è quello che non si fa alcun intervento se prima non c’è una compagine sociale; nessun intervento su aree verdi, solo rigenerazione. La logica è quindi invertita: in genere prima si compera un’area, poi si trova chi è interessato all’affare. Vogliamo creare incubatori: si entra in cooperativa perché si ha interesse, ad esempio, ad abitare in una certa zona, a prescindere se ci sia già una iniziativa concreta. Quindi non facciamo speculazione ma partiamo dai bisogni del territorio».

Le case costano troppo

«Le scelte edilizie degli ultimi 7-8 anni -ha  rimarcato Pilotto- rischiano di far scappare i nostri figli, per i costi eccessivi delle case. Una scelta forte può essere fatta sull’edilizia convenzionata, che può portare ad abbassamenti di costi (e quindi di prezzi) anche di 350-500 euro al metro quadrato. Stiamo gestendo una quindicina di convenzioni, la prima la firmeremo tra un mese. Abbiamo modificato i criteri di accesso: c’era un requisito di 90mila euro di reddito, ora c’è un Isee di 30mila in prelazione, poi di 45mila».
Altro fronte, l’edilizia pubblica: «Spendiamo 15 milioni per manutenere 180 alloggi. Abbiamo vinto un bando da 2,5 milioni per rifare un alloggio Erp in via Manara, vogliamo accelerare le manutenzioni in modo da assegnare anche più di 30-40 alloggi l’anno come avvenuto finora».

Più edilizia convenzionata

In prospettiva programmatoria, «apriamo una variante del Pgt non talebana: prevederà soglie oltre le quali si deve fare edilizia convenzionata in una certa percentuale, con misure premiali in termini di volumetria per gli operatori». Traduzione: puoi edificare di più se fai anche alloggi convenzionati. Per l’assessore Marco Lamperti le fasce grigie a Monza (giovani, padri separati, lavoratori rimasti disoccupati) sono stimabili in 2-3000 persone: «Abbiamo già deliberato sconti del 60% degli oneri di urbanizzazione per l’edilizia convenzionata e dell’80% per l’edilizia tematica (ad esempio studentati)».

E gli affitti?

Michele Quitadamo (Associazione inquilini abitanti) sostiene che «a Monza ci sono 5000 alloggi privati sfitti, oltre ai 200 alloggi Erp sfitti da riqualificare. Vanno coinvolti i proprietari con sgravi fiscali per chi dà in affitto».
Per Arturo Lanzani «i privati offrono affitti ma non a prezzi calmierati o concordati, solo in regime di libero mercato o affitti brevi. Servono allora meccanismi assicurativi per il privato che offre case in affitto, in caso di morosità dell’inquilino. Le amministrazioni pubbliche possono agevolare gli affitti offrendo aree gratuite alle cooperative o abbassando gli oneri di urbanizzazione. Oggi è la prossimità con Milano e determinare la crescita del mercato. Il pendolarismo aumenta. Prezzi abbordabili nell’acquisto di case si possono trovare nel mercato dell’usato. Purtroppo però questo non vale a Monza e nei centri abitati confinanti con il Parco (Vedano al lambro, Lesmo). La nostra provincia attrae per il welfare e la rete dei trasporti collettivi, ma resta la più urbanizzata d’Italia».
La realtà dei centri storici fantasma, pieni di alloggi vuoti, non è solo di Monza: «A Seregno ci sono 4000 alloggi vuoti, a Meda, di cui sono sindaco, 1500 -riferisce il presidente della provincia Luca Samtambrogio-. Il caro affitti (quando un’offerta di affitti c’è) e il costo al metro quadrato del nuovo incidono sulle nostre realtà. La nostra forza potrebbe essere la rigenerazione delle aree dismesse, anche piccole, di cui i nostri paesi sono pieni. Anche nei Comuni piccoli va verificato se sono possibili operazioni di recupero di aree dismesse con interventi di soli 10-15 appartamenti».

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