Scrittrice

Monza protagonista nel libro di Salvioni «La Malacarne»

L'intervista alla 29enne che ha presentato il sequel della «Malnata» di cui sono già stati venduti i diritti Tv

Monza  protagonista nel  libro di Salvioni «La Malacarne»
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Monza è stata lo sfondo e l’anima del romanzo rivelazione del 2023, «La Malnata» che una giovane scrittrice monzese agli esordi, Beatrice Salvioni, ha dato alle stampe forse ignara del successo che ne sarebbe derivato e lo è anche con «La Malacarne».

Il successo di Salvioni

Tradotto in 32 lingue, la storia dell’amicizia tra due ragazzine 12enni molto diverse da loro sulle rive del nostro Lambro potrebbe anche diventare una serie Tv.
Ci spera la sua autrice, che ai personaggi di Francesca e Maddalena è rimasta così legata da aver appena presentato anche il sequel, la «Malacarne» che ritorna su quella vicenda che ha appassionato i lettori fino al finale rimasto aperto.
Salvioni arriva a trovarci in redazione nella settimana in cui sta girando la Brianza e l’Italia per presentare il nuovo libro. Taglio corto, sorriso sbarazzino, ha la freschezza della sua giovane età (appena 29 anni) e la consapevolezza di chi ha studiato e si è documentata tantissimo per questo libro, passando serate sui volumi della vecchia Monza. A sostenerla ci sono anche i monzesi (lei è cresciuta a Regina Pacis, anche se oggi vive tra Monza e Torino). Nella libreria «Virginia &Co» di San Biagio dove ha organizzato l’ultima presentazione monzese della «Malacarne», il primo romanzo continua ad andare esaurito. Ora la speranza della sua autrice è che anche il sequel convinca nello stesso modo i lettori che si chiedevano cosa sarebbe successo a quelle due ragazzine sole contro un mondo di adulti in un’Italia che stava per entrare in guerra, in cui le donne dovevano ancora fare i conti con la discriminazione.

C’è qualcosa di te nei personaggi?

Credo ci sia sempre qualcosa di sé quando si scrive anche quando non si parla di sé. La scrittura ti cambia, perché scavi dentro di te e cambi anche tu. In effetti in qualche modo in Francesca c’è tanto di me, in quella ragazzina che vuole scrollarsi di dosso regole e divieti e trovare il suo posto nel mondo.La Malacarne è speculare alla Malnata, che era dedicata soprattutto a Maddalena, la ragazzina un po’ strega che con le sue parole poteva fare accadere tragedie, invece il secondo romanzo è per Francesca che scappa di notte così rabbiosa da non avere nemmeno le scarpe, tenendo strette le lettere che suo padre ha impedito arrivassero all’amica. Rifugiandosi da un uomo, diviene lei la ragazza da allontanare, la Malacarne come la definisce sua madre. La storia riparte da lì, da quando le due ragazzine devono pagare le conseguenze del loro gesto intorno alla morte di Tiziano Colombo. Sono passati quattro anni e dopo non essersi più viste, riusciranno a ritrovarsi.

Siamo sempre nell’Italia del fascismo?

C’è ancora la Storia sullo sfondo, quella che con la S maiuscola, anche se a me piacciono le storie con la s minuscola perché sono le persone normali affrontando la vita quotidiana a cambiare la storia con la S maiuscola.
C’è ancora Monza, stavolta dagli anni Quaranta al 1945, durante la Seconda Guerra mondiale. C’è il conflitto, c’è il fascismo e la resistenza monzese e studiando per questo libro ho riscoperto anche le storie che mia nonna mi raccontava da bambina, quando mi faceva leggere le targhe sulle strade con le storie di Gianni Citterio. Tutte queste vicende mi hanno ispirato.

Quanto incide il lavoro di documentazione?

Dietro la stesura di un volume come la «Malacarne» il lavoro di documentazione è importante e ho letto diversi saggi sulla quotidianità durante il ventennio, utilizzando anche archivi digitali.

Come è nato il seguito della Malnata?

Dopo la Malnata ho scritto altre cose, ma c’era questo filone aperto e le persone alle presentazioni me lo chiedevano, io effettivamente non ci avevo pensato. Mi ero detta che erano due ragazzine contro un sistema più grande di loro e dentro di me mi dicevo che Maddalena sarebbe di sicuro finita in manicomio perché c’era qualcuno da incolpare.

Com’è la vita di una scrittrice?

Ho sempre sperato di fare la scrittrice ed è un po’ anche la rivincita nelle tavolate coi parenti a Natale, quando tutti si aspettano che poi ti dedichi ad altro. Io però ho sempre scritto e sono a mio agio quando lo faccio. La Malnata è iniziata mentre frequentavo la scuola Holden a Torino e devo ringraziare la mia agente che ha creduto in me e ha avuto ragione.

Ti aspettavi questo successo?

Posso dire che mi piace tantissimo quando vado nelle scuole e incontro i ragazzi e che l’emozione più grande è quando mi mostrano disegni dei miei personaggi. Ecco vedere che qualcuno fa arte su dei personaggi che prima erano solo nella mia testa è davvero una sensazione bellissima.

Quanto sei social?

Pochissimo. Mi piace scrivere al Pc, in tranquillità, amo la montagna e gli animali e il mio fedele compagno è il mio cane Dylan. I social invece so che dovrei usarli di più per fare promozione, ma non sono proprio il mio forte.

Intanto della Malnata sono stati acquistati i diritti per farne una serie Tv.

I tempi sono lunghi di solito e siamo in attesa, ma io e mia mamma già scherziamo su quale attore potrebbero scegliere. Io lo spero, sarebbe bellissimo.

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