Monza

Il riscatto sfornando panini, il McDonald’s scommette sui detenuti

Il ristorante guidato da Antonio Scanferlato ha aderito a «Seconda chance»

Il riscatto sfornando panini, il McDonald’s scommette sui detenuti
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Quattro ragazzi giovani, tre nordafricani dai 25 ai 35 anni e uno italiano di appena 22, che hanno avuto guai con la giustizia e stanno finendo di scontare la loro pena al carcere monzese ora potranno iniziare un percorso di riscatto preparando panini.

Il riscatto sfornando panini

Un’opportunità che non era scontato che qualcuno gli offrisse e che invece l’imprenditore monzese Antonio Scanferlato ha voluto dare loro, aderendo al progetto dell’associazione Seconda Chance per offrire opportunità di lavoro ai detenuti a fine pena.
Oggi Scanferlato, con l’acquisizione del punto vendita di Vimercate Torri Bianche, gestisce cinque McDonald’s in Brianza: i due di Monza, quello di Concorezzo e quello di Biassono. E proprio a Vimercate oggi, martedì, entreranno in servizio i primi due detenuti a fine pena, mentre un altro percorso analogo sarà avviato anche nel locale di viale Lombardia di Monza e a Concorezzo tra circa un mese o due. «Questo è il tempo che occorre per l’iter autorizzativo - spiega l’imprenditore monzese - La pratica va al magistrato che deve dare il via libera all’uscita dal carcere Sanquirico di questi ragazzi dopo che noi abbiamo avuto un colloquio con loro e abbiamo deciso se erano idonei per l’inserimento in azienda».

Il McDonald’s scommette sui detenuti

Una scelta non facile e con un carico emotivo da sostenere non scontato. «Hai davanti questo ragazzo che ti racconta la sua vita e che ha tutta l’aspettativa del mondo perché sa che se tu lo scegli lui può uscire dal carcere, per noi non è semplice. Mia moglie che gestiva con me le selezioni, ad esempio, si è commossa», spiega.
In questo percorso fondamentale è stato il ruolo delle educatrici, di Flavia Filippi, la giornalista che ha creato il progetto e presiede l’associazione «Seconda Chance», e Gloria Faraci, che la rappresenta in Lombardia.
«Ci hanno seguito in questa nuova avventura: non conosciamo le storie dei ragazzi e nemmeno i reati che hanno commesso se non il fatto che si tratta di reati minori, ma l’idea di poter aiutare delle persone che un giorno usciranno dal carcere a un futuro inserimento lavorativo ci riempie di orgoglio».

Opportunità anche ai rifugiati

Se questa è la prima esperienza con detenuti a fine pena, McDonald’s a Monza è noto per lo slancio nel dare opportunità a chi di solito ne ha meno nel mondo del lavoro, ad iniziare dai richiedenti asilo e dai portatori di handicap, come avevamo già raccontato sulle pagine del Giornale di Monza quando Scanferlato fu premiato dall’Unhcr come «Azienda Onu per i rifugiati» proprio per l’impegno in tal senso.
«Fin da subito abbiamo scelto di concentrare le risorse sostenendo progetti che mettono al centro la persona e l’inclusione; dal 2016 contiamo: 85 inserimenti lavorativi per richiedenti asilo, 16 dei quali sono tutt’ora in forza; 62 progetti di tirocinio in accoglienza che hanno coinvolto 50 persone fragili, e hanno portato ad un livello di assunzione delle categorie protette quasi doppio rispetto la norma di legge. Da anni partecipiamo al Progetto Tikitaka, collaborando con il tavolo “il lavoro abilita l’uomo” per aiutare a creare strumenti che favoriscano l’inserimento lavorativo in aziende per le persone fragili», aggiunge Scanferlato.

Il percorso formativo

L’azienda non beneficerà in questo caso di nessun contributo statale, mentre i detenuti avranno un compenso da tirocinio, ossia 700 euro al mese per un part-time da 30 ore settimanali, solo che non vedranno il denaro fino a quando non usciranno dal carcere. «Tutto finisce in un fondo per una questione di sicurezza a cui i ragazzi avranno accesso solo quando finiranno di scontare la loro pena e che potrà essere importante per ricominciare una volta fuori dal Sanquirico - ha spiegato - Per avere il contributo avrei dovuto dare al detenuto solo 20 giorni di prova, con tutti i rischi. L’idea invece è attuare un percorso formativo graduale: prima un tirocinio di sei mesi, con un altro periodo e alla fine l’assunzione in apprendistato o a tempo determinato o indeterminato, in base alle casistiche». Insomma, l’opportunità è offerta, ma è ovvio che poi uno deve anche farla fruttare perché non c’è posto per chi non ha voglia di lavorare o comportarsi bene, questo Scanferlato lo mette in chiaro con tutti e da anni.

"Che gioia vedere che superano le fragilità"

E a chi gli chiede perché lo faccia se non è per un contributo economico, l’imprenditore monzese non ha dubbi a rispondere: «Sono tutte persone che hanno diritto ad avere una possibilità di crescita, ai miei colleghi imprenditori posso dire che l’inserimento in azienda di queste ragazze e ragazzi è un investimento che ha solo ricadute positive. Credo sia importante avere squadre che sappiano essere gruppo nel vero senso della parola, integrarsi e aiutarsi l’un l’altro, da noi sta funzionando - ha chiosato - Poi ci sono le soddisfazioni e la gioia personale di vedere i nostri crew che ieri, in paesi lontani hanno vissuto esperienze durissime ed oggi sono formatori per le new entry, o vedere chi ha superato le proprie fragilità diventando protagonista del suo lavoro». E non è un caso che uno dei ragazzi che sarà inserito sia il fratello di una dipendente di McDonald’s. «Siamo ormai una grande famiglia con 290 dipendenti, di cui il 52% donne, di età media di 25 anni (30 per i manager e direttori), il 35% stranieri di 34 diverse nazionalità provenienti dai 5 continenti».

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