Desio

Caso Farfalle, Basta e Corradini chiedono di riaprire le indagini

Le due ex ginnaste si sono rivolte alla giustizia sportiva e chiedono di rivalutare la posizione delle allenatrici Emanuela Maccarani e Olga Tishina, accusate di abusi psicologici.

Caso Farfalle, Basta e Corradini chiedono di riaprire le indagini
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Riaprire le indagini sulle allenatrici Emanuela Maccarani – anche direttrice tecnica dell’Accademia di Desio – e la sua assistente Olga Tishina, accusate di abusi psicologici. Lo chiedono le ex Farfalle Anna Basta e Nina Corradini, insieme all’Associazione ChangeTheGame, dopo aver presentato una segnalazione alla Procura Generale del Coni, alla Commissione Federale di Garanzia della Federginnastica e alla Procura Federale della Federginnastica.

Caso Farfalle, le ex ginnaste si rivolgono alla giustizia sportiva

Le ex atlete della ritmica, che si sono già opposte all’archiviazione delle indagini avanzata dalla Procura di Monza (se ne discuterà davanti al gip di piazza Garibaldi il 13 dicembre), vogliono tornare anche davanti alla giustizia sportiva, che aveva concluso il procedimento con una semplice ammonizione nei confronti di Maccarani.

"La Procura federale cercava solo testimonianze favorevoli, ci sono difformità tra quanto riferito in sede federale e quanto confessato ai magistrati di Monza", ha spiegato Evelina Troglia, legale di Corradini. Ma come conferma la stessa Daniela Simonetti, "l’atteggiamento e le parole usate nei dialoghi tra gli intercettati provocano stupore e profonda vergogna in tutti noi che li abbiamo letti".

"Un sistema che ha ignorato centinaia di voci"

"La giustizia ci è stata rubata fin dall’inizio - ha detto Anna Basta, l’ex Farfalla bolognese di 23 anni, difesa dall’avvocato Giovanni Battista Frisoli - Parliamo di un sistema che ha ignorato centinaia di voci, dandoci delle imbroglione, quando bastava semplicemente prestare attenzione". Sul piano della giustizia ordinaria, nell’atto di richiesta di archiviazione degli inquirenti monzesi la procuratrice aggiunta Manuela Massenz non aveva risparmiato dure critiche, facendo riferimento ad "atlete periodicamente prese di mira, controllate nell’alimentazione, offese e umiliate".

Le indagini

Sono quattro le ginnaste individuate come parti offese, due di loro, Anna Basta e Nina Corradini, hanno presentato denuncia sfociata in una lunga indagine fatta di testimonianze e analisi del contenuto dei telefoni delle sportive. Pur in presenza, secondo gli inquirenti, di "un contesto gravemente carente sotto il profilo formativo, valoriale e dei controlli", fatto di "mancanza di empatia e comprensione", non sono stati ravvisati "comportamenti penalmente rilevanti".
Per quanto riguarda la situazione delle ginnaste, la ricostruzione degli episodi "potenzialmente maltrattanti" è risultata "frammentaria". Circostanza, quest’ultima, che avrebbe impedito di dimostrare "l’abitualità delle condotte", ossia "un elemento fondante del reato". In riferimento a Basta e Corradini, in particolare, la tesi è che il loro malessere, che le ha portate ad abbandonare l’attività agonistica, non è solo da attribuire ai comportamenti dell’allenatrice.

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