Seregno

«Anch’io “gabbato” dal campione paralimpico»

Dopo il caso segnalato da Serena Leva, la denuncia di Salvatore Carcea, seregnese 61enne, titolare del negozio di ciclismo di via Petrarca

«Anch’io “gabbato” dal campione paralimpico»
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A Seregno un altro caso della presunta truffa attribuita a Fabio Anobile, 31enne campione paralimpico di ciclismo finito al centro di un’inchiesta giudiziaria rimbalzata sulle cronache nazionali.

«Anch’io “gabbato” dal campione paralimpico»

Secondo quanto è emerso finora, il paratleta di Misinto avrebbe promesso prodotti di valore a prezzi scontati, intascando gli acconti ma senza consegnare nulla agli acquirenti. Nei giorni scorsi abbiamo raccolto la testimonianza della 34enne Serena Leva, a cui adesso si aggiunge quella di Salvatore Carcea, 61enne seregnese, titolare dal 2009 del negozio di vendita e riparazione di biciclette in via Petrarca, all’angolo con corso Matteotti.

Nel 2022, secondo quanto riferito al nostro Giornale, aveva pagato ad Anobile un paio di acconti pari a circa 2.500 euro per l’acquisto di una prestigiosa ebike. Ma già pochi giorni dopo il bonifico dal conto del negozio, il venditore «si comportava male e poi non rispondeva – spiega il ciclista - Ho chiesto informazioni all’associazione sportiva a cui si riferiva e mi hanno risposto che non ne faceva più parte: così ho formalizzato una denuncia alla Guardia di finanza».

Fabio Anobile

Carcea spiega che per l’acquisto delle ebike direttamente dal produttore sarebbe stato necessario un ordine di almeno dieci pezzi, «ma non me li potevo permettere. Così per avere in negozio una bicicletta di prestigio mi sono rivolto a lui: era normale che un atleta della sua notorietà potesse disporre di diversi prodotti, anche in prova, con la possibilità di rivenderli a prezzi scontati».
La scoperta del raggiro, se verrà confermato in sede giudiziaria, lo ha lasciato «incredulo per il personaggio che rappresentava e i valori che trasmetteva. Lo avevo conosciuto per caso all’ospedale di Sesto San Giovanni, mentre accompagnavo un’amica alla camera mortuaria dove si trovava la madre di Anobile. Ha lavorato sull’amicizia e sulla fiducia, poi è sparito e non risponde più neppure ai messaggi, nei quali gli ho mandato alcuni articoli di giornale sulla vicenda. E pensare che non avevo bisogno di uno sconto particolare, perché sono biciclette da 5-6mila euro: mi serviva soltanto un canale per acquistarne una o due da tenere in negozio».

Oltre all’ammanco, rimane una grande delusione: «Queste persone fanno leva sulla notorietà e sul valore dell’attività sportiva che hanno svolto. Diventano spavaldi e sicuri di sé, guadagnando la fiducia degli interlocutori con un fare che ti convince». Poi l’epilogo, ben diverso dalle aspettative...

(nella foto di copertina Salvatore Carcea)

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