giorno della memoria

Deportato per aver fatto sciopero, Bovisio ricorda Francesco Ghianda

Questa mattina, lunedì, posata la pietra d'inciampo alla presenza di studenti, Amministrazione comunale e Anpi

Deportato per aver fatto sciopero, Bovisio ricorda Francesco Ghianda
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Deportato per aver fatto sciopero, Bovisio ricorda Francesco Ghianda. Questa mattina, lunedì, posata la pietra d'inciampo alla presenza di studenti, Amministrazione e Anpi

La posa nel cortile del Municipio

La sua adesione agli scioperi della Breda gli costarono la deportazione e la morte in un lager a soli 36 anni. Questa mattina, lunedì 27 gennaio, il cortile del Municipio di Bovisio Masciago ha accolto la quarta pietra d’inciampo, quella dedicata a Francesco Ghianda.

La cerimonia

Alla cerimonia hanno partecipato anche alcuni studenti di terza della secondaria Cairoli che hanno letto pensieri e riflessioni sulle pietre d’inciampo e la tragedia della deportazione.

«Abbiamo scelto di collocare davanti al Municipio tutte le pietre bovisiane - ha ricordato il sindaco Giovanni Sartori - la speranza è che superando questo cancello, chiunque possa notare questo ottone con il nome dei nostri concittadini. Con l’inciampo deve cadere l’occhio anche nella nostra frenesia quotidiana».

Chi era Francesco Ghianda

Francesco Ghianda, classe 1909, abitava in corso Italia 25. Lavorava alla Breda 2 di Sesto San Giovanni come operaio aiuto fucinatore e proprio all'interno della grande fabbrica fu arrestato l'1 marzo 1944, primo giorno del grande sciopero che interessò tutto il nord-Italia. Condotto a San Vittore, il 4 marzo fu deportato a Mauthausen dove giunse il 13 marzo. Fu immatricolato con il 57585 e finì nel campo di Hinterbrühl-Mödling. Qui, sfinito e incapace di camminare, fu ucciso il 31 marzo 1945 da una Ss, il giorno antecedente l’evacuazione del campo. Per non lasciare testimoni, i prigionieri incapaci di marciare venivano soppressi in vari modi.

Gli scioperi del 1944

Luciano Bacchin, presidente dell’Anpi Bovisio Masciago, ha ricordato l’importanza degli scioperi del 1944:

«Gli scioperanti di allora chiedevano pace, la fine della guerra, cibo. I lavoratori sfidarono a viso aperto l’esercito nazifascista per offrire alle proprie famiglie qualcosa di più della miseria, per la possibilità di un mondo migliore per i propri figli. E’ stato proprio grazie al contributo di centinaia di migliaia di lavoratori come Ghianda se l’Assemblea costituente pose proprio il lavoro come fondamento della Repubblica democratica nella Costituzione del 1948».

L'importanza delle pietre d'inciampo

Alla cerimonia è intervenuto anche Pietro Arienti, autore di libri sulla Resistenza in Brianza.

«Voglio credere che le pietre d’inciampo siano una testimonianza proprio per le loro caratteristiche di essere durature, in modo tale da posticipare sempre più in là la dimenticanza di queste vicende - ha detto - ma ricordare è anche il nostro compito di genitori, nonni, istituzioni e comitato Pietre d’inciampo».

La prossima pietra

La prossima pietra d’inciampo è dedicata a Mario Biga. Il Comune l’ha già ritirata e verrà posata nel 2026. Classe 1894, abitava in via Roma, di mestiere faceva il veterinario ed era padre di 2 figli, Setta e Giovanni. Biga era un componente del Cln locale per la parte Liberale e fu arrestato durante il rastrellamento del novembre 1944. Fu deportato a Mauthausen, dove morì il 22 maggio 1945 nonostante le cure prestate dopo la Liberazione.

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